IL SACCO DI COSTANTINOPOLI
a Quarta Crociata ebbe un effetto devastante sulla Chiesa ortodossa e sull’impero d’oriente e apri la strada della sua definitiva capitolazione sotto i turchi.
Papa
Innocenzo III convocò la Quarta Crociata nel 1196.
Enrico Dandolo, doge di Venezia, persuase i crociati a muovere su Costantinopoli
invece che verso l'Egitto offrendo un anticipo di 85.000 monete d'argento
per le navi. Tutte le conquiste e i bottini sarebbero stati divisi equamente.
I francesi accettarono. Qui la Crociata sfuggì al controllo del Papa,
e fini nelle mani di faccendieri, politici e avventurieri. Gli stessi greci
non erano dei tutto innocenti nell’intrigo contro la loro città.
L'imperatore Isacco deposto da suo fratello, Alessio, si accordò con
Enrico Dandolo e i crociati, facendo loro un'offerta: avrebbe pagato 200.000
monete d'argento, costituito un esercito per combattere contro l'islam, assegnato
500 cavalieri come guardia perenne della Terra Santa, e offerto la sottomissione
della Chiesa d'Oriente in cambio dell'aiuto per riprendere il trono. In seguito,
venuto il momento di pagare, Alessio non riuscì a raccogliere il denaro.
I crociati si infuriarono, e usarono questa come un'altra scusa per attaccare
la città. In ogni caso, l'intento originale della Crociata fu dimenticato,
e l'esercito si schierò di fronte a Costantinopoli. Entro le mura,
la maggior parte della popolazione, era cristiana ortodossa. Al di fuori delle
mura gli uomini portavano croci sui mantelli e si dichiaravano cristiani.
Era la Settimana Santa dell'anno 1204.
Costantinopoli allora era la città più grande del mondo, centro del mondo civilizzato. Qui si trovavano più ricchezze che nel resto dell'Europa messo insieme. Era una città di chiese, monasteri, palazzi, torri, fori, arene, biblioteche e monumenti. Qui si trovava Hagia Sofia (la cattedrale della Santa Sapienza), gloria della città, meraviglia del mondo, costruita da Giustiniano sei secoli prima. Dato che la Theotokos era la patrona e protettrice della città, più di cento chiese erano dedicate al suo nome. Il Suo velo che per due volte aveva salvato la città, prima dagli Avari e poi dagli Slavi, era custodito nella chiesa delle Blacherne, insieme alla sua icona miracolosa. La cintura (zoni) della Theotokos era conservata nella chiesa di Chalkopratia. Nel centro della città si innalzava la Chiesa dei Santi Apostoli, costruita come santuario di San Luca, che custodiva anche le reliquie dei Santi Timoteo e Andrea, oltre al capo di San Giovanni il Precursore. Il corpo di San Giovanni Crisostomo fu traslato in questa chiesa dalla lontana Armenia otto secoli prima. Altrove vi erano le reliquie del Santo Stefano e San Giacomo, come pure il legno della Vera Croce trovato da Santa Elena. Il Monastero del Pantocratore conservava l'Icona "Nicopeia" della Theotokos, che precedeva l'imperatore in battaglia. In tutta la città numerose altre chiese e monasteri custodivano le molte reliquie d’apostoli, martiri e padri della Chiesa.
Dopo aver ricevuto l'assoluzione, i crociati attaccarono. Costantinopoli cadde dopo tre giorni . Una volta entrati nelle mura, i crociati diedero inizio a un' orgia di strage, bestialità e vandalismo quale non si era vista in Europa fin dalle invasioni barbariche di sette secoli prima. Nessuno fu risparmiato, vescovo, prete, monaca, uomo, donna o bambino. Fu appiccato il fuoco in tutte le parti della città. Ebbe quindi inizio un saccheggio e profanazione senza paragoni nella storia. Un'orda si riversò in Santa Sofia. Sotto all'immagine del Pantocratore, essi fecero a pezzi l'altare per prenderne l'oro, spaccarono le icone, gettarono i Santi Doni sul pavimento, presero i vasi sacri per estrarne i gioielli, e strapparono mosaici e arazzi dai muri. Cavali e muli furono portati nella chiesa per trasportare vasi sacri, oro, argento e quanto altro si poté raccogliere. Una prostituta fu messa per derisione sul trono del patriarca. Questo schema di razzia e dissacrazione fu ripetuto in chiese, monasteri e palazzi di tutta la città. Le tombe degli imperatori furono scoperchiate, e tutte le statue e i monumenti classici che erano sopravvissuti dall' antica Grecia e dalla Roma imperiale furono distrutti. Ciò che non fu portato via fu bruciato, spaccato, fuso per ricavarne metalli preziosi e spogliato da gemme e gioielli.
Dopo il massacro, e dopo che la città fu sottomessa, ebbe inizio una lenta e metodica rimozione di tesori dai templi ortodossi nelle cattedrali, chiese, monasteri. Alcuni di questi oggetti erano stati venerati, custoditi e protetti per secoli, altri per un millennio. Ora erano portati via da oltre centocinquanta chiese: altari, iconostasi, tabernacoli, antimensi, icone, croci, pettorali e d'altare, catene d'oro e d'argento, medaglioni, mitre, bastoni pastorali, calici e patene, asterischi e lancette, evangeliari, epistolari, coppe e piatti, incensieri, lampade votive, reliquie, candelabri, epitaffi, ventagli, reliquiari, paramenti, stendardi, manoscritti, miniature, avori, incisioni, mosaici, troni, arazzi e mobilio. Le grandi quantità d’oro e argento da Santa Sofia finirono nel tesoro vaticano.
Le ricchezze erano così tante che il saccheggio durò per sessanta anni. Un secolo prima, dopo la Prima Crociata, Gerusalemme, Antiochia ed Edessa erano state spogliate nello stesso modo . Ora questo capitava alla città imperiale. Ebbe inizio un vergognoso commercio di reliquie. Il capo di San Giovanni Battista fu portato ad Amiens. La città italiana di Amalfi prese la testa di Sant' Andrea , assieme a una serie di pesanti portali di bronzo. Il vescovo di Soissons spedì a casa il capo di Santo Stefano e una reliquia di San Giovanni. I resti di San Clemente, razziati dalla Chiesa di Santa Teodosia, furono portati a Cluny. Halbstadt pretese le reliquie di San Giacomo. La Vera Croce fu divisa tra i baroni, una parte fu inviata al papa, e un pezzetto portato a Parigi. Un reliquiario di valore inestimabile in oro smaltato incastonato di gioielli, contenente un frammento del Legno andò a finire in un convento a Steuben. Re Luigi IX di Francia pagò 10.000 monete d'argento per la "vera" Corona di Spine e per custodirla costruì la Sainte Chapelle a Parigi.
Fu
perduto il velo della Theotokos, così come la sua cintura e la sua
icona miracolosa. Perdute, o distrutte, le reliquie dei Santi Luca e Timoteo;
nessuna traccia delle reliquie di San Giovanni Crisostomo, scomparvero anche
le reliquie di San Paolo.
I Veneziani si mostrarono i più attenti. Dal Monastero del Pantocratore
si appropriarono di un gruppo di squisiti cammei smaltati e incastonati di
gemme, e di un'ampia collezione di medaglioni episcopali, ,per decorare la
Pala D'Oro, un elaborato schermo bizantino in oro, ingioiellato, che e stato
usato nella Cattedrale di Venezia per ricoprire le reliquie di San. Marco.
Si presero anche l'Icona Nicopeia della Theotokos, così come una reliquia
di Santo Stefano. Il tabernacolo d'oro della Chiesa dei Santi Apostoli, una
replica della chiesa stessa, fu aggiunto al loro bottino. L’orgoglio
di Venezia sono i quattro magnifici cavalli di bronzo placcati d'oro, risalenti
ai tempi di Costantino, depredati dall’ippodromo. Oggi si trovano in
cima alla galleria della basilica di San Marco.
Il tesoro di San Marco contiene la più accurata collezione d’artigianato
bizantino nel mondo, e comprende 32 calici bizantini, oltre a varie reliquie,
reliquiari, parti di altari, Vangeli, gioielli, paramenti, manoscritti e vasi
sacri. La collezione include il sarcofago Veroli, il più bel pezzo
al mondo d’avorio bizantino intagliato, e il Salterio dell'Imperatore
Basilio.
A Venezia arivarono navi cariche di mosaici, pannelli, pietre scolpite, pilastri,
manoscritti preziosi, pietre rare e parti d’edifici che hanno contribuito
a creare il tessuto della città che oggi è Venezia.
Papa Innocenzo fu molto turbato quando seppe del sacco di Costantinopoli. Accusò e punì duramente i responsabili, e ne scomunicò la maggior parte. Il papa non era informato che, prima dell'attacco, il suo rappresentante aveva assolto i crociati dai loro voti originari. In seguito, quando gli fu presentata la possibilità di avere una chiesa unificata nelle proprie mani, Innocenzo si adattò, accettando ciò che si era compiuto.
Sul trono dell’ex impero d’oriente fu messo Baldovino di Fiandra e un prelato veneziano rimpiazzò il patriarca. I vescovi ortodossi furono deposti e sostituiti da prelati romani. Fu fatta pressione sul clero ortodosso perché si sottomettesse al papato, ma senza risultato. Non vi fu nessuna unione delle due chiese.