|
STORIA DELLO SCISMA
È opinione comune che lo
scisma fra la chiesa d’oriente e quella d’occidente è
da definirsi la mattina del 15 Luglio 1054 quando, durante la Liturgia
celebrata in presenza del patriarca Michele Cerulario, il cardinale Umberto,
delegato del Papa Leone IX, entrò nella chiesa di Santa Sofia,
l’attraversò e pose sull’altare uno scritto in cui
accusava gli orientali di aver tolto il Filioque dal Credo. Accusava inoltre
il Patriarca Michele di essere nemico dello Spirito Santo e nemico di
Dio. Dopo che fu uscito dalla porta ovest il cardinale scrollando la polvere
disse: “Dio veda e giudichi”. Questo era l’ultimo atto
di una disputa cominciata con un ordine dei Latini che aveva costretto
i Bizantini risiedenti in occidente a conformarsi alle usanze della chiesa
Latina. Pochi anni dopo il patriarca Cerulario aprì il problema
teologico sull’uso del pane azimo da parte dei Latini e sul digiuno
del sabato di Quaresima fino ad arrivare all’ordine patriarcale
di chiudere tutte le chiese latine che non avessero adottato le usanze
della chiesa d’Oriente a Costantinopoli. C’è da precisare
che questa non era la prima volta che la chiesa d’oriente e la chiesa
d’occidente si trovavano in forte contrasto dogmatico senza però
arrivare mai a uno scisma vero e proprio. Infatti, anche questa volta,
gli altri patriarcati non avevano tolto la comunione con Roma fino alle
crociate.
Il definitivo scisma avviene durante le crociate quando i latini rimpiazzano
i Vescovi Ortodossi delle sedi orientali con dei Vescovi latini, come
ad Antiochia nel 1098 e a Gerusalemme nel 1099. La successiva conquista
di Costantinopoli nel 1204 da parte dei Franchi durante la IV crociata
e lo scempio che seguì ha scosso le coscienze dei popoli cristiani
d’oriente provocando la definitiva spaccatura ed è in quel
periodo storico che bisogna determinare lo scisma fra oriente e occidente.
Una volta entrati nelle mura, infatti, i crociati diedero inizio a un'orgia
di strage e vandalismo quale non si era vista in Europa fin dalle invasioni
barbariche. Nessuno fu risparmiato e il fuoco fu appiccato in tutte le
parti della città. Ebbe quindi inizio un saccheggio e profanazione
senza uguali nella storia. Un'orda di soldati entrò in Santa Sofia
e, sotto l'immagine del Pantocratore, fece a pezzi l'altare per prenderne
l'oro, spaccò le icone, gettò i Santi Doni sul pavimento,
prese i vasi sacri per estrarne i gioielli, e strappò mosaici e
arazzi dai muri, portò cavalli, carri e muli nella chiesa per trasportare
vasi sacri, oro, argento e quanto altro si poté raccogliere. Una
prostituta fu messa per derisione sul trono del patriarca. Questo comportamento
di razzia e dissacrazione fu ripetuto in chiese, monasteri e palazzi di
tutta la città. Le tombe degli imperatori furono violate e tutte
le statue e i monumenti classici che erano sopravvissuti dall' antica
Grecia e dalla Roma imperiale furono distrutti. Ciò che non fu
portato via fu bruciato, spaccato, fuso per ricavarne metalli preziosi
e spogliato da gemme e gioielli.
Dopo il massacro, e dopo che la città fu sottomessa, ebbe inizio
una metodica rimozione di tesori dagli edifici sacri ortodossi: cattedrali,
chiese e monasteri. Oggetti che erano stati venerati, custoditi e protetti
per secoli, erano portati via da chiese e monasteri: altari, iconostasi,
tabernacoli, antimensi, icone, croci, pettorali e d'altare, catene d'oro
e d'argento, medaglioni, mitre, bastoni pastorali, calici, asterischi
e lancette, coppe e piatti, incensieri, reliquie, candelabri, epitaffi,
reliquiari, paramenti, manoscritti, miniature, avori, incisioni, mosaici,
troni e arazzi.
Dopo la conquista di Costantinopoli, come era già successo ad Antiochia
e a Gerusalemme, cominciò l'imposizione, da parte del conquistatore,
della gerarchia latina nei territori occupati. I vescovi ortodossi che
non accettarono il primato del papa furono cacciati e sostituiti da vescovi
latini, il cui compito era imporre la tradizione latina. Queste comunità
nominalmente ortodosse non si potevano chiamare cattoliche, poiché
i loro fedeli non accettarono di cambiare le loro credenze e tradizioni
per seguire estranee dottrine e questo diede origine ad un nuovo fenomeno,
chiamato “uniatismo”, che caratterizza quella parte del clero
della chiesa latina che è rimasta di tradizione orientale pur riconoscendo
il primato del papa. L’uniatismo costituisce fino ai giorni nostri
un problema ulteriore nei rapporti fra chiesa ortodossa e latina. I cristiani
d’Oriente non dimenticarono mai la tragedia della IV crociata. Niceta
Coniate disse: anche i Saraceni sono più degni di compassione e
benevolenza rispetto a questi uomini che portano sulle loro spalle la
Croce di Cristo.
Per riuscire a comprendere come si è arrivati alla spaccatura definitiva
bisogna analizzare ogni fatto sia secondo l’aspetto teologico-ecclesiastico
sia secondo quello storico. Allo scisma si è arrivati sia per motivi
culturali e politici sia per motivi di divergenza dogmatica.
Descriveremo ora in breve le grandi tappe che hanno portato allo "scisma".
“Scisma” è una parola di provenienza greca che significa
taglio, separazione. Un azione dolorosa sia dal punto di vista spirituale
ed ecclesiastico, sia storico e sociale
Gli apostoli e i primi cristiani vivevano in un grande impero dove la
cultura greco-romana era diffusa in ogni angolo. Il greco e il latino
erano le lingue che ogni suddito dell’impero capiva e parlava e
questo è stato uno dei fattori che ha favorito la diffusione del
cristianesimo e l’unità dei cristiani.
Con le invasioni barbariche e la caduta dell’impero romano d’occidente,
diviso in piccoli stati barbari, la rappresentanza legale e civile, così
come l’autorità morale sul popolo Romano, si trasferisce
dall’ impero alla Chiesa. In questo tormentato periodo il vescovo
di Roma assume la funzione di rappresentanza e tutela del popolo Romano,
cercando di colmare il vuoto lasciato dalla caduta dell’impero.
Il contatto fra l’occidente e l’oriente si indebolisce ulteriormente
con l’affacciarsi nella regione del mediterraneo dell’Islam.
I contatti ecclesiastici e culturali fra Roma e Costantinopoli, nonostante
le avversità, non cessarono mai. La chiesa di Roma non ebbe mai
da preoccuparsi seriamente di una sua perdita di autonomia e autorità,
grazie alle divisioni interne dei barbari, anche se c’erano stati
diversi tentativi di controllarla, falliti anche per le difficoltà
che incontravano i barbari per entrare allo stato ecclesiastico nella
chiesa di Roma.
I Franchi, che cercavano di ottenere dal papa di Roma un ulteriore riconoscimento
della loro autorità, avevano compreso che finché esisteva
un legame fra oriente e occidente, chiamato chiesa unita, questo riconoscimento
non sarebbe mai avvenuto. Carlo Magno intensificò gli sforzi in
tal senso scatenando una vera offensiva da parte dei Franchi con obiettivo
il controllo e la conquista della chiesa Romana anche se gli esiti di
questo processo non divennero completamente visibili prima della metà
dell’undicesimo secolo.
Il sogno e gli sforzi di Carlo Magno si realizzarono il giorno di Natale
dell’ottocento d.c. quando papa Leone III, sebbene fosse riuscito
a resistere sulla fede, pose la corona sul capo di Carlo Magno, re dei
Franchi, proclamandolo imperatore dei Romani. La versione franca dell’incoronazione
di Carlo Magno raccontata da un certo Eginardo è un vero stravolgimento
storico, poiché afferma che sarebbe stato Leone III ad aver voluto
di sua iniziativa incoronare un Carlo Magno piuttosto riluttante. Carlo
Magno aspirò ad essere riconosciuto imperatore anche da Costantinopoli
ma senza successo, dal momento che l’imperatore di Bisanzio lo riteneva
un usurpatore.
La risposta di Carlo Magno fu l’introduzione del Filioque, accusando
l'impero d'oriente di eresia, rifiutando di accettare le risoluzioni del
settimo Concilio Ecumenico e cercando di introdurre una nuova teologia
in contrasto con quella fin allora riconosciuta. Per Carlo Magno il contenuto
dogmatico non era basilare, ma il Filioque era per lui un mezzo per affermare
la sua legittimità e la superiorità culturale dei Franchi.
Il Filioque non ha un’origine antica, non risalirebbe al III Concilio
di Toledo come generalmente si afferma ma risale invece alla fine del
VII secolo o all’inizio dell’VIII. Il Concilio di Aix la Chapelle
mette in evidenza che il Filioque è teologicamente recente. I membri
del Concilio di Aix informarono il Papa che il Simbolo della fede aveva
cominciato ad essere cantato con l’introduzione del Filioque nel
palazzo di Carlo Magno e che si trattava di un dogma nuovo. Il Concilio
di Aix non potè concludere nulla e si divise in due fazioni contrarie.
Carlo Magno non poté imporre il dogma del Filioque e il Concilio
si sciolse prima di poter arrivare ad una conclusione. Adam Zernicaw scrive:
"Gli incontri sullo Spirito Santo furono numerosi fra gli uni che
dicevano che lo Spirito santo procedeva anche dal Figlio e gli altri che
li contraddicevano".
Ognuna delle due fazioni fece appello al Papa Leone III che non solo si
oppose all’aggiunta del Filioque, ma ordinò che il Credo
di Nicea – Costantinopoli fosse inciso su due piastre d’argento,
in greco ed in latino, poste all’interno della chiesa di San Pietro.
Questa sconfitta di Carlo Magno dimostra che il potere dei Franchi su
questioni dottrinali cadeva di fronte all’autorità del Papa
Ortodosso dell’Antica Roma.
Dopo la morte di Leone III, nell’ 858 d.c. il popolo di Roma elesse
sul trono vescovile Benedetto III, nonostante l’opposizione dell’imperatore
germanico. L’elezione di Benedetto III fu interrotta dai Franchi
che cercarono di imporre il proprio candidato, Anastasio, ma la folla
assediò le porte della basilica di Costantino dove si teneva il
sinodo incaricato di eleggere il nuovo papa e bloccò il tentativo
dei Franchi. Alla morte di Benedetto fu eletto Nicola I. L’imperatore
germanico Ludwig arrivò a Roma e l’elezione si svolse in
sua presenza. Nicola I non osò mai imporre il Filioque però
aprì una disputa con il patriarca Fozio arrivando molto vicino
alla rottura. Dopo un papa di transizione, Adriano, si ha il ritorno all’ortodossia
quando l’arcidiacono Giovanni, divenuto Giovanni VIII, salì
al trono di Roma. Dopo la morte dell’imperatore Ludwig II nell’875,
il papa depose, scomunicò e anatematizzò i vescovi seguaci
di Nicola I che avevano aggiunto il Filioque in Bulgaria. Appoggiò
come candidato all’impero d’occidente Carlo il Calvo che era
il più moderato e il più lontano dall’Italia e riuscì
ad imporre una donazione che liberava le elezioni dei papi dalla presenza
dei legati imperiali. Giovanni VIII mandò i suoi legati a Costantinopoli
all’ultimo concilio ecumenico dove erano presenti tutti i patriarchi,
riconoscendo le decisioni del Concilio dell’879 presieduto da San
Fozio. A questo concilio tutti i patriarchi vennero rappresentati e San
Fozio fu riconosciuto da tutti quale Patriarca della Nuova Roma. Così
affondava tutta l’opera di Nicola I. L’immutabilità
del Simbolo della fede e la condanna di ogni aggiunta furono proclamate
solennemente. I legati della Chiesa di Roma chiamarono l’aggiunta
del Filioque un insulto inqualificabile ai Padri, Giovanni VIII scrisse
una lettera a San Fozio nella quale condannava in termini fermi l’aggiunta
del Filioque: "Noi li mettiamo dalla parte di Giuda, poiché
essi hanno lacerato le membra del Cristo". Questo concilio dell’879
la chiesa Ortodossa lo riconosce ormai come l’VIII Ecumenico.
Dopo la disfatta e la morte di Carlo il Calvo, il re Carlo il Grosso invase
Roma e fece avvelenare Giovanni VIII che fu poi finito a colpi di scure.
Il periodo che va dalla morte di Giovanni VIII all’inizio del secolo
IX è presentato come un periodo particolarmente turbolento perché
i romani dell’antica Roma conservavano un controllo relativo sulla
loro Chiesa. Fino all’inizio del secolo XI il Filioque non fu aggiunto
al Credo e, fino a quando Roma riconobbe il VII e l’VIII Concilio
Ecumenico, la comunione non fu rotta fra le sedi orientali e l’antica
Roma. A Roma il Filioque fu ufficialmente aggiunto dal papa Benedetto
VIII che era nipote dell’Imperatore tedesco. Il riconoscimento ufficiale
del Filioque avvenne nel 1014, quando il papa Benedetto VIII, incoronando
l'imperatore Enrico II, professò il Filioque nella lettera di intronizzazione
e sanzionò l'uso del Credo con la sua aggiunta per tutti i cristiani
d'Occidente.
Oltre alle questioni dottrinali e politiche le due Chiese percorrevano
due strade differenti anche su altri argomenti. In oriente esistevano
molte chiese la cui fondazione risaliva agli Apostoli. Inoltre il senso
di uguaglianza di tutti i vescovi e il carattere sinodale e collegiale
era molto forte. In occidente c’era solo una grande sede apostolica,
quella di Roma, e la Chiesa era considerata più come monarchia
che come corpo di Cristo. Ad accentuare l’allontanamento fu l’introduzione
nell’Eucarestia del pane azimo, le divergenze sul digiuno e l’insistenza
dei Latini nell’ imporre il celibato ai sacerdoti.