SOLA
SCRIPTURA
"Nella vanità delle loro menti"
di John Whiteford
John Whiteford un Pastore aderente della Chiesa Evangelica del Nazareno poco
tempo dopo il suo baccalaureato in scienze religiose, alla Southern Nazarene
University di Bethany, Oklahoma, si convertì alla Fede ortodossa.
Il suo primo incontro con l'Ortodossia fu un risultato del suo coinvolgimento
con il locale Movimento per la Vita, che includeva anche Padre Anthony Nelson
e diversi dei suoi parrocchiani. Dopo oltre un anno di ricerche nelle Sacre
Scritture e negli scritti della Chiesa primitiva, e attraverso l'amore, le
preghiere e la pazienza di Padre Anthony e dei parrocchiani di San Benedetto,
John Whiteford fu ricevuto nella Santa Chiesa Ortodossa. Quando scrisse questo
articolo era in servizio come Lettore alla Parrocchia di San Vladimir a Houston,
Texas, e stava continuando i suoi studi. Da allora è stato ordinato
diacono.
UN ESAME ORTODOSSO DELL'INSEGNAMENTO PROTESTANTE
Introduzione: I protestanti sono al di là di ogni
speranza?
Dopo la mia conversione, dal protestantesimo evangelico alla Fede ortodossa,
ho notato uno stupore diffuso, di molti tra quelli che erano cresciuti da
ortodossi, che un protestante potesse convertirsi all’ortodossia. Questo
non perché essi siano incerti della propria fede, ma sono soltanto
stupiti che qualcosa possa fare breccia nell'ostinata insistenza di un protestante
a essere nel torto!
Sono giunto alla conclusione che la maggioranza degli ortodossi hanno una
conoscenza confusa e limitata di ciò che è il protestantesimo
e da dove provengono i suoi aderenti. Così quando i fedeli ortodossi
"di diverse comunità etniche" hanno incontri con protestanti,
anche se, spesso, usano le stesse parole, generalmente non comunicano, perché
non parlano lo stesso linguaggio teologico. Questo perché non hanno
basi teologiche comuni per discutere delle loro differenze. Naturalmente,
quando si considerano i circa ventimila o più differenti gruppi di
protestanti oggi esistenti nel mondo (con la sola e unica costante che ogni
gruppo sostiene di comprendere rettamente la Bibbia), uno può sentirsi
certamente solidale con coloro che ne sono un po' confusi.
Nonostante tutti gli ostacoli sul loro cammino, c'è decisamente speranza
per i protestanti. I protestanti in cerca di sanità teologica, di vero
culto, e dell'antica Fede cristiana stanno praticamente bussando alla porta
della nostra Chiesa (naturalmente questa può sembrare una strana affermazione
a quelli che non vi prestano attenzione). Non sono più soddisfatti
delle contraddizioni e della mutevolezza dell'America protestante contemporanea,
ma quando apriamo le porte a questi ricercatori dobbiamo essere preparati.
Questa gente ha domande da fare! Molti tra questi ricercatori sono ministri
protestanti, o sono tra i laici meglio preparati; sono sinceri cercatori della
Verità, ma hanno molto da disimparare, e ci vogliono cristiani ortodossi
preparati per aiutarli a districarsi in tali questioni; cristiani ortodossi
che sanno da dove vengono i protestanti, ma, cosa anche più importante,
che sanno ciò in cui credono essi stessi!
Ironicamente (o provvidenzialmente) questa crescita di interesse per l'Ortodossia
tra gli americani di ceppo protestante è arrivata allo stesso tempo
in cui l'apertura delle porte dell’ex-blocco comunista ha portato sui
suoi popoli ortodossi una invasione senza precedenti da parte di ogni setta
o gruppo religioso. All'avanguardia, gli evangelici e pentecostali americani
sono entrati inciampando gli uni sugli altri e su ciascuno dei propri scismi,
cercando di vantare la prestigiosa pretesa di essersi attestati anch'essi
tra i russi senza Dio! Così a noi ortodossi si presenta una doppia
urgenza: da un lato, c'è l'impegno missionario di presentare la nostra
fede ai protestanti qui in Occidente; ma dall'altro lato, dobbiamo combattere
con zelo la diffusione delle eresie tra gli ortodossi, sia qui che nei paesi
tradizionalmente ortodossi. In entrambi i casi, il primo compito è
di equipaggiarsi con una sufficiente conoscenza e comprensione delle questioni
che ci confrontano.
Forse l'aspetto più scoraggiante del protestantesimo - quello che gli
ha dato una reputazione di ostinata elasticità - sono le sue numerose
differenze e contraddizioni. Come la mitica idra, le sue teste non fanno che
moltiplicarsi, e benché sia un degno compito quello di cercare di comprendere
e di confrontare individualmente tali eresie, questa non è la chiave
alla loro sconfitta. Per comprendere le credenze particolari di ogni singolo
gruppo, ci vuole una conoscenza della storia e dello sviluppo del protestantesimo
in generale, un grande sforzo di ricerca in ciascun filone principale della
teologia protestante, del culto, e via dicendo, oltre a molte letture di attualità
per comprendere alcune delle più importanti tendenze oggi all'opera
(quali il liberalismo, o l'emozionalismo). E anche nonostante tutto, non si
può sperare di restare al corrente dei nuovi gruppi che nascono quasi
quotidianamente. Eppure, per tutte le loro differenze, c'è un solo
assunto di base che unisce la massa amorfa di queste migliaia di gruppi disparati
nella categoria generale dei "protestanti." Tutti i gruppi protestanti
(con qualche qualificazione minore) ritengono che il proprio gruppo abbia
rettamente compreso la Bibbia, e anche se nessuno è d'accordo su quanto
la Bibbia dice, sono generalmente d'accordo su come uno debba interpretare
la Bibbia: da sé, e non tramite la Tradizione della Chiesa. Se si può
arrivare a capire questa credenza, il perché è sbagliata, e
come sia un corretto approccio alle Scritture, allora si può chiamare
alla comprensione ogni protestante, di qualsiasi sfumatura. Anche gruppi tanto
differenti tra loro come i battisti e i testimoni di Geova non sono in realtà
tanto diversi quanto appaiono esteriormente, una volta che si sia compreso
questo punto essenziale, e per la verità se avrete mai un'opportunità
di vedere un battista e un testimone di Geova argomentare sulla Bibbia, noterete
in ultima analisi che finiscono per citare passi differenti delle Scritture
avanti e indietro l'uno all'altro. Se sono di pari calibro intellettuale,
nessuno dei due otterrà risultati dalla discussione; poiché
entrambi concordano essenzialmente sul loro approccio alla Bibbia, e poiché
nessuno dei due mette in questione questa assunzione comune di base, nessuno
può vedere che il vero problema è il loro approccio mutuamente
erroneo alle Scritture. Qui sta il cuore dell'idra delle eresie: colpite il
suo cuore, e le sue molte teste cadranno subito senza vita al suolo.
Perché la Scrittura da sola?
Se dobbiamo comprendere ciò che pensano i protestanti, dobbiamo prima
sapere perché credono quello che credono. Di fatto dobbiamo metterci
al posto di quei primi riformatori, come Martin Lutero, e dobbiamo certamente
avere un certo apprezzamento per le loro ragioni di sostenere la dottrina
della Sola Scriptura. Quando si considera la corruzione nella chiesa romana
del tempo, gli insegnamenti degenerati da questa promossi, e la comprensione
distorta della tradizione che usava per difendere se stessa - oltre al fatto
che l'Occidente era da diversi secoli rimosso da qualunque contatto significativo
con il proprio retaggio ortodosso - è difficile immaginare come uno
quale Lutero avesse potuto rispondere, entro tali limitazioni, con risultati
significativamente migliori. Come avrebbe potuto Lutero appellarsi alla tradizione
per combattere questi abusi, quando la tradizione (come tutti nell'Occidente
romano erano indotti a pensare) era personificata da quello stesso papato
che era responsabile di tali abusi? Per Lutero, era la tradizione che aveva
sbagliato, e dovendo riformare la Chiesa avrebbe dovuto farlo con il sostegno
sicuro delle Scritture. E tuttavia, Lutero non cercò mai veramente
di eliminare del tutto la tradizione, né mai usò le Scritture
realmente "da sole"; ciò che cercò davvero di fare
fu di usare la Scrittura per sbarazzarsi delle parti corrotte della tradizione
romana. Sfortunatamente la sua retorica superò di gran lunga la sua
pratica, e riformatori più radicali portarono l'idea della Sola Scriptura
alle sue logiche conclusioni.
PROBLEMI CON LA DOTTRINA DELLA SOLA SCRIPTURA
A. E' UNA DOTTRINA BASATA SU DI UN NUMERO DI
FALSI ASSUNTI
Un assunto è qualcosa che diamo per scontato fin dall'inizio, di solito
in modo piuttosto inconsapevole. Fintanto che un assunto è valido,
tutto va bene; ma un falso assunto inevitabilmente conduce a false conclusioni.
Si potrebbe sperare che, quando uno è partito da un falso assunto inconscio,
al momento in cui le sue conclusioni vengono provate false, si chieda a quel
punto dove fosse il suo errore di partenza. I protestanti che hanno voglia
di valutare onestamente lo stato attuale del mondo protestante, devono chiedersi
il perché, se il protestantesimo e il suo insegnamento basilare della
Sola Scriptura vengono da Dio, ciò ha dato per risultato oltre ventimila
gruppi differenti che non riescono a essere d'accordo su aspetti di base di
quanto la Bibbia dice, o persino su che cosa mai significhi essere cristiano.
Perché (se la Bibbia è sufficiente, e distinta dalla Santa Tradizione)
un battista, un testimone di Geova, un pentecostale e un metodista possono
tutti sostenere di credere a quello che la Bibbia dice, eppure non riuscire
a essere d'accordo tra loro su che cosa sia quello che la Bibbia dice? Ovviamente,
questa situazione in cui i protestanti si sono trovati è sbagliata
sotto ogni punto di vista. Sfortunatamente, la maggior parte dei protestanti
è disposta a dare la colpa di questo triste stato di cose a pressoché
qualsiasi causa, tranne il problema di fondo. L'idea della Sola Scriptura
è tanto basilare per il protestantesimo, che per loro metterla in discussione
è pari a negare Dio, ma come disse il nostro Signore, "ogni albero
buono produce frutti buoni; ma l'albero cattivo produce frutti cattivi."
(Matteo 7:17). Se giudichiamo la Sola Scriptura dal suo frutto, non ci resta
altra conclusione che questo albero deve essere "tagliato, e gettato
nel fuoco." (Matteo 7:19).
FALSO ASSUNTO # 1:
La Bibbia doveva essere l'ultima parola su fede, pietà e culto.
a) La Scrittura insegna che essa stessa è "sufficiente in tutto?"
L'assunto più ovvio alla base della dottrina della Sola Scrittura è
che la Bibbia abbia in sé tutto quanto è necessario per tutto
quanto concerne la vita del cristiano, e tutto quanto sarebbe necessario per
la vera fede, pratica, pietà e culto. Il passo scritturale più
usualmente citato per sostenere questa nozione è:
"...sin da bambino hai conosciuto le sacre Scritture, le quali ti possono
rendere savio a salvezza, per mezzo della fede che è in Cristo Gesù.
Tutta la Scrittura è divinamente ispirata e utile a insegnare, a convincere,
a correggere e a istruire nella giustizia, affinché l'uomo di Dio sia
completo, pienamente fornito per ogni buona opera.». (II Timoteo 3:15-17).
Coloro che vorrebbero usare questo passo per suffragare la Sola Scriptura
argomentano che il passo insegna la "totale sufficienza" della Scrittura
- poiché, "se, in verità, le Sacre Scritture sono in grado
di rendere perfetto l'uomo pio... allora, invero per ottenere completezza
e perfezione, non c'è bisogno di tradizione." [2] Ma che cosa
si può dire di reale su questo passo?
Per iniziare, dovremmo chiederci di che cosa stia parlando Paolo quando parla
delle Scritture che Timoteo ha conosciuto sin da bambino. Possiamo essere
sicuri che Paolo non si riferisca al Nuovo Testamento, poiché il Nuovo
Testamento non era ancora stato scritto quando Timoteo era un bambino - di
fatto non era neppure stato completato mentre Paolo scriveva questa epistola
a Timoteo, né tanto meno raccolto assieme nel Canone del Nuovo Testamento
così come lo conosciamo. Ovviamente qui, e nella maggior parte dei
riferimenti alle "Scritture" che troviamo nel Nuovo Testamento,
Paolo sta parlando dell'Antico Testamento; così, se il passo deve essere
usato per fissare i limiti dell'autorità ispirata, non ne verrebbe
esclusa solo la Tradizione, ma questo passo stesso e l'intero Nuovo Testamento.
In secondo luogo, se Paolo intendeva escludere la tradizione come una cosa
non profittevole, allora dovremmo chiederci perché Paolo usa tradizione
orale non-biblica in questo stesso capitolo. I nomi Ianne e Iambre non si
trovano nell'Antico Testamento, eppure in II Timoteo 3:8 Paolo riferisce che
si opposero a Mosè. Paolo sta traendo dalla tradizione orale che i
nomi dei due più prominenti maghi egiziani del racconto dell'Esodo
(cap. 7-8) fossero "Ianne" e "Iambre." [2] E questa non
è in alcun modo l'unica volta in cui una fonte non-biblica è
usata nel Nuovo Testamento: l'istanza più nota è nell'Epistola
di San Giuda, che cita dal Libro di Enoch (Giuda 14,15 cf. Enoch 1:9).
Quando la Chiesa canonizzò ufficialmente i libri della Scrittura, il
proposito principale per stabilire una lista autorevole di libri da ricevere
come Sacra Scrittura era quello di proteggere la Chiesa da libri spuri che
vantavano un'autorità apostolica, ma che erano di fatto opera di eretici
(per esempio, il Vangelo di Tommaso). I gruppi eretici non potevano basare
i loro insegnamenti sulla Santa Tradizione, poiché i loro insegnamenti
avevano origine dal di fuori della Chiesa, cosicché l'unico modo di
vantare una base di autorità per le loro eresie era di distorcere il
significato delle scritture e di fabbricare nuovi libri a nome di apostoli
o di santi dell'Antico Testamento. La Chiesa si difese contro gli insegnamenti
eretici appellandosi alle origini apostoliche della Santa Tradizione (provata
dalla Successione Apostolica, ovvero il fatto che i vescovi e i dottori della
Chiesa possono dimostrare storicamente la loro discendenza diretta dagli Apostoli),
e appellandosi all’universalità della Fede ortodossa (e cioè
che la fede ortodossa sia la stessa fede che i cristiani ortodossi hanno sempre
accettato attraverso tutta la storia e in tutto il mondo). La Chiesa si difese
da libri spurii ed eretici stabilendo una lista autorevole di libri sacri,
che furono ricevuti dalla Chiesa come divinamente ispirati e di genuina provenienza
dall'Antico Testamento o dagli apostoli.
Stabilendo la lista canonica delle Sacre Scritture, la Chiesa non intendeva
implicare che tutta la Fede cristiana e tutte le informazioni necessarie al
culto e al buon ordine nella Chiesa vi fossero contenute. [3] Un dato al di
là di seri dubbi è che al tempo in cui la Chiesa stabilì
il Canone delle Scritture, essa era essenzialmente nella propria fede e culto
indistinguibile dalla Chiesa dei periodi successivi: questa è una certezza
storica. Per quanto riguarda la struttura dell'autorità della Chiesa,
la questione del Canone fu risolta da vescovi ortodossi, riuniti in vari concili
- e questo è fino a oggi il modo in cui nella Chiesa ortodossa si risolve
qualsiasi questione di dottrina o disciplina.
b) Qual'era il proposito degli scritti del Nuovo Testamento?
Negli studi biblici protestanti si insegna (e in questo caso penso che sia
un insegnamento corretto) che quando studi la Bibbia, tra molte altre considerazioni,
devi considerare il genere (o tipo letterario) della letteratura che stai
leggendo in un passo particolare, poiché generi differenti hanno usi
differenti. Un’altra considerazione, naturalmente, è il soggetto
e proposito del libro o passo di cui stai trattando. Nel Nuovo Testamento
abbiamo quattro ampie categorie di generi letterari: vangelo, narrazione storica
(Atti), epistola, e il libro apocalittico/profetico, la Rivelazione. I Vangeli
furono scritti per testimoniare la vita, morte e risurrezione di Cristo. Le
narrazioni storiche bibliche raccontano la storia del popolo di Dio e anche
le vite di figure significative in tale storia, mostrando la provvidenza di
Dio in mezzo a tutto ciò. Le Epistole furono scritte soprattutto per
rispondere a problemi specifici sorti in varie Chiese; pertanto, le cose che
erano date per scontate e capite da tutti, e non erano considerate problemi,
non venivano generalmente trattate in dettaglio. Le questioni dottrinali che
venivano trattate erano di solito dottrine discusse o mal comprese. [4] Le
questioni di culto venivano trattate solo quando c’erano problemi ad
esse legati (per esempio, I Corinzi 11-14). Gli scritti apocalittici (come
la Rivelazione) furono scritti per mostrare il trionfo ultimo di Dio nella
storia.
Prima di tutto, notiamo che nessuno di questi generi letterari presenti nel
Nuovo Testamento hanno il culto come oggetto principale, e che essi non avevano
lo scopo di offrire dettagli sul culto nella Chiesa. Nell’Antico Testamento
vi sono trattati dettagliati (anche se non del tutto esaustivi) sul culto
del popolo di Israele (e.g. Levitico, Salmi) e nel Nuovo Testamento vi sono
solo magri cenni al culto dei primi cristiani. E perché? Certamente
non perché mancassero di una regola nei propri servizi: gli storici
della liturgia hanno accertato che i primi cristiani continuavano a compiere
atti di culto rigidamente basati sullo schema del culto ebraico ereditato
dagli Apostoli. [5] Tuttavia, anche i pochi riferimenti al culto della Chiesa
primitiva nel Nuovo Testamento mostrano che, lungi dall’essere un gruppo
selvaggio di "pentecostali" di libero spirito, i cristiani nel Nuovo
Testamento avevano lo stesso culto liturgico dei loro antenati: osservavano
le ore di preghiera (Atti 3:1); partecipavano al culto del tempio (Atti 2:46,
3:1, 21:26); e nelle sinagoghe (Atti 18:4).
Dobbiamo anche notare che nessuno dei tipi di letteratura presenti nel Nuovo
Testamento ha come proprio scopo l’istruzione dottrinale completa, e
che non vi si trovano un catechismo o una teologia sistematica. Se tutto ciò
di cui abbiamo bisogno come cristiani è la Bibbia da sola, perché
non vi si trova qualche dichiarazione dottrinale completa? Immaginate quanto
facilmente tutte le varie controversie si sarebbero risolte se la Bibbia avesse
dato una risposta chiara alle domande dottrinali. Ma per convenienti che fossero,
queste cose non si trovano tra i libri della Bibbia.
Che nessuno fraintenda il ragionamento che stiamo facendo: niente di quanto
diciamo è inteso a minimizzare l’importanza delle Sacre Scritture:
che Dio ce ne scampi! Nella Chiesa Ortodossa le Scritture sono ritenute pienamente
ispirate, inerranti e autorevoli; ma il fatto è che la Bibbia non contiene
in sé un insegnamento su ogni punto di importanza per la Chiesa. Come
già detto, il Nuovo Testamento dà pochi dettagli sul culto:
ma questa non è certo una questione minore. Inoltre, la Chiesa che
ci ha tramandato le Sacre Scritture, e le ha conservate, è la stessa
Chiesa dalla quale abbiamo ricevuto i nostri modelli di culto. Se mettiamo
in discussione questa fedeltà della Chiesa nel conservare il culto
apostolico, allora dobbiamo mettere anche in discussione la sua fedeltà
nel conservare le Scritture. [6]
c) La Bibbia, in pratica, è davvero "sufficiente a tutto"
per i protestanti?
I protestanti sostengono spesso di credere "soltanto alla Bibbia",
ma quando uno esamina il loro uso di fatto della Bibbia sorgono un numero
di domande. Per esempio, perché i protestanti scrivono tanti libri
di dottrina e di vita cristiana in generale, se in verità tutto ciò
che è necessario è la Bibbia? Se Bibbia è da sola sufficiente
allora perché i protestanti non si limitano a distribuire Bibbie? E
se è "sufficiente a tutto", perché non produce risultati
coerenti, vale a dire, perché i protestanti non credono tutti le stesse
cose? A che scopo le tante Bibbie di studio annotate dei protestanti, se tutto
quanto è necessario è la Bibbia stessa? Perché distribuiscono
trattati e altro materiale? Perché, in fin dei conti, insegnano o predicano,
e non si limitano a leggere la Bibbia alla gente? La risposta è questa:
anche se di solito non sono disposti ad ammetterlo, i protestanti sanno istintivamente
che la Bibbia non può essere compresa da sola. E di fatto ogni denominazione
protestante ha il suo corpo di tradizioni, anche se di solito non verranno
chiamate così. Non è un caso fortuito che tutti i testimoni
di Geova credono le stesse cose, e che i battisti del Sud generalmente credono
le stesse cose, ma decisamente i testimoni di Geova non credono le stesse
cose dei battisti del Sud. Né i testimoni di Geova né i battisti
del Sud pervengono individualmente alle loro conclusioni partendo da uno studio
indipendente della Bibbia; piuttosto, a tutti i membri di ciascun gruppo viene
insegnato a credere in un certo modo e partendo da una tradizione comune.
Così la questione non è realmente se crediamo solo alla Bibbia
o se usiamo anche la tradizione. La vera questione è: quale tradizione
usiamo per interpretare la Bibbia? A quale tradizione possiamo dare fiducia:
alla tradizione apostolica della chiesa ortodossa, o alle tradizioni confuse,
e moderne, del protestantesimo, che non hanno radici al di là dell’avvento
della riforma protestante?
FALSO ASSUNTO # 2:
Le Scritture erano la base della Chiesa antica, mentre la Tradizione è
semplicemente una "corruzione umana" che venne molto dopo.
Soprattutto tra evangelici e pentecostali troverete che la parola "tradizione"
è un termine negativo, ed etichettare qualcosa come una "tradizione"
è più o meno equivalente a dire che è "carnale,"
"spiritualmente morta," "distruttiva," e/o "legalistica."
Così come i protestanti leggono il Nuovo Testamento, sembra loro chiaro
che la Bibbia condanna decisamente la tradizione come qualcosa di opposto
alla Scrittura. La loro tipica immagine dei primi cristiani è essenzialmente
che i primi cristiani fossero molto simili agli evangelici o pentecostali
del ventesimo secolo! Il fatto che i cristiani del primo secolo avessero un
culto liturgico, o che aderissero a qualche tradizione, è inconcepibile:
solo più tardi, "quando la Chiesa divenne corrotta", ci si
immagina che tali cose siano entrate nella Chiesa. E’ un brutto colpo
per tali protestanti (come lo fu per me) mettersi a studiare la Chiesa primitiva
e gli scritti dei primi Padri, e iniziare a vedere un quadro nettamente distinto
da quello che si è sempre stati portati a considerare. Si trova, per
esempio, che i primi cristiani non portavano con sé le proprie Bibbie
ogni domenica per uno studio biblico: di fatto, era tanto difficile acquisire
una copia o persino una porzione della Scrittura, a causa del tempo e delle
risorse che ci volevano per farne delle copie, che ben pochi individui ne
possedevano una copia personale. Invece, le copie delle Scritture erano custodite
da membri designati della Chiesa, o tenute nel luogo in cui la Chiesa si riuniva
per il culto. Per di più, molte chiese non avevano copie complete di
tutti i libri dell’Antico Testamento, e tanto meno del Nuovo Testamento
(che non fu completato prima della fine del primo secolo, e non trovò
la sua forma canonica finale prima del quarto secolo). Ciò non significa
che i primi cristiani non studiassero le Scritture: lo facevano con zelo,
ma come gruppo, non individualmente. E per la maggior parte del primo secolo,
i cristiani erano limitati allo studio dell’Antico Testamento. E così,
com'è che conoscevano il Vangelo, la vita e gli insegnamenti di Cristo,
la vita di culto, che cosa credere sulla natura di cristo, e così via?
Avevano solo la Tradizione orale tramandata dagli Apostoli. Di sicuro, molti
nella Chiesa primitiva udirono queste cose direttamente dagli Apostoli stessi,
ma molti di più erano quelli che non lo avevano fatto, soprattutto
con il passare del primo secolo e la morte degli Apostoli. Le generazioni
successive avevano accesso agli scritti degli Apostoli attraverso il Nuovo
Testamento, ma la Chiesa primitiva dipendeva quasi interamente per la propria
conoscenza della fede cristiana dalla Tradizione orale.
Questa dipendenza dalla tradizione è evidente negli scritti stessi
del Nuovo Testamento. per esempio, San Paolo esorta i tessalonicesi:
Perciò, fratelli, state saldi e ritenete le tradizioni che avete imparato
tramite la parola [i.e. tradizione orale] o la nostra epistola (II Tessalonicesi
2:15).
La parola qui tradotta con "tradizione" è la parola greca
paradosis: anche se viene tradotta in modo differente in certe versioni protestanti,
è la stessa parola che gli ortodossi greci usano quando parlano della
Tradizione, e pochi studiosi biblici competenti metterebbero in discussione
questo significato. La parola stessa significa letteralmente "ciò
che è trasmesso." E' la stessa parola usata quando ci si riferisce
in negativo ai falsi insegnamenti dei farisei (Marco 7:3, 5, 8), e anche quando
ci si riferisce all’insegnamento cristiano autorevole (I Corinzi 11:2,
II Tessalonicesi 2:15). E così che cos'è che rende falsa la
tradizione dei farisei, e vera quella della Chiesa? La fonte! Cristo disse
chiaramente qual'era la fonte delle tradizioni dei farisei quando le chiamò
"tradizione degli uomini" (Marco 7:8). San Paolo, d'altra parte,
riferendosi alla Tradizione cristiana dichiara, "vi lodo, fratelli, perché
vi ricordate di tutte le cose che provengono da me, e perché ritenete
le tradizioni (paradoseis) come ve le ho trasmesse (paredoka, una forma verbale
di paradosis") (I Corinzi 11:2): ma dove ricevette queste tradizioni
in primo luogo? "Ho ricevuto dal Signore ciò che vi ho anche trasmesso
[paredoka]" (I Corinzi 11:23). È a questo che si riferisce la
Chiesa ortodossa quando parla della Tradizione Apostolica: "La fede che
è stata trasmessa [paradotheise] una volta per sempre ai santi"
(Giuda 3). La sua fonte è Cristo, e fu consegnata personalmente da
lui agli Apostoli attraverso tutto quanto Egli disse e fece, cosa che se fosse
scritta tutta, "non basterebbe il mondo intero a contenere tutti i libri
che si potrebbero scrivere" (Giovanni 21:25). Gli Apostoli consegnarono
questa conoscenza alla Chiesa intera, e la Chiesa, essendo il ricettacolo
di questo tesoro, divenne così "colonna e sostegno della verità"
(I Timoteo 3:15).
La testimonianza del Nuovo Testamento è chiara su questo punto: i primi
cristiani avevano tradizioni sia orali che scritte, che avevano ricevuto da
Cristo attraverso gli Apostoli.
Per tradizione scritta essi avevano all'inizio solo dei frammenti: una chiesa
locale aveva un’epistola, un’altra forse un vangelo. Gradualmente
questi scritti furono messi assieme in raccolte, e alla fine divennero il
Nuovo Testamento. E com’è che questi primi cristiani sapevano
quali libri erano autentici e quali non lo erano - dato che (come si è
già notato) c’erano numerose epistole e vangeli spurii che gli
eretici sostenevano essere stati scritti dagli Apostoli? Fu la Tradizione
apostolica orale che aiutò la Chiesa a compiere questa determinazione.
I protestanti reagiscono violentemente all’idea della Santa Tradizione
semplicemente perché l’unica forma che hanno generalmente incontrato
è il concetto di Tradizione che si trova nel cattolicesimo romano.
Al contrario della visione romana della Tradizione, che è personificata
dal papato, e che sviluppa nuovi dogmi prima sconosciuti alla Chiesa (come
l’infallibilità papale, per citare solo uno degli esempi più
odiosi) gli ortodossi non credono che la Tradizione cresca o cambi. Certamente
la Chiesa, quando si trova di fronte a un’eresia, è forzata a
definire con maggior precisione la differenza tra la verità e l’errore,
ma la Verità non cambia. Si può dire che la Tradizione si espande
nel senso in cui, muovendosi attraverso la storia, la Chiesa non dimentica
le proprie esperienze, ricorda i santi che sono sorti nel suo grembo, e custodisce
gli scritti di quanti hanno accuratamente dichiarato la sua fede; ma la Fede
in sé fu "trasmessa ai santi una volta per sempre". (Giuda
3).
Ma noi come possiamo sapere che la Chiesa ha conservato la Tradizione apostolica
nella sua purezza? La risposta breve è che Dio ha conservato la Tradizione
nella Chiesa perché aveva promesso di farlo. Cristo disse che avrebbe
costruito la sua Chiesa e che le porte degli inferi non avrebbero prevalso
su di essa (Matteo 16:18). Cristo stesso è il capo della Chiesa (Efesini
4:16), e la Chiesa è il suo Corpo (Efesini 1:22-23). Se la Chiesa avesse
perso la pura Tradizione Apostolica, allora la Verità avrebbe dovuto
cessare di essere la Verità: la Chiesa è infatti la colonna
e sostegno della verità (I Timoteo 3:15). La concezione comune che
hanno i protestanti della storia della Chiesa, e cioè che la Chiesa
sia caduta nell’apostasia dal tempo di Costantino fino alla Riforma,
certamente rende privi di significato questi e molti altri passi delle Scritture.
Se la Chiesa ha cessato di essere, anche per un solo giorno, allora le porte
degli inferi hanno prevalso in quel giorno su di essa. E se così fosse,
quando Cristo ha descritto la crescita della Chiesa nella sua parabola del
seme di senapa (Matteo 13:31-32), avrebbe parlato di una pianta che dopo una
crescita iniziale veniva calpestata, e di un nuovo seme germogliato al suo
posto: al contrario, usò l’immagine di un seme di senapa che
all’inizio è piccolo, ma cresce fino a diventare il più
grande degli alberi.
Quanto a coloro che suppongono che vi sia stato qualche gruppo di veri credenti
protestanti vissuto in qualche caverna per un migliaio di anni, dove sono
le prove? I Valdesi, che ogni setta dai pentecostali ai testimoni di Geova
vanta come propri progenitori, non esistevano prima del XII secolo. [7] Per
dire il meno, è un po’ azzardato ritenere che questi veri credenti
abbiano sofferto coraggiosamente sotto le feroci persecuzioni dei romani,
e che se ne siano fuggiti sui colli appena il cristianesimo divenne una religione
legale. Eppure anche questo sembra plausibile, a paragone della nozione che
tele gruppo sia potuto sopravvivere per mille anni senza lasciare una singola
traccia di prova storica della sua stessa esistenza.
A questo punto si può obiettare che vi furono, di fatto, esempi di
persone nella storia della Chiesa che insegnarono cose diverse da quelle insegnate
da altri, e così chi può dire quale sia la Tradizione Apostolica?
E per di più, che succede qualora sia sorta una pratica corrotta: come
avrebbe potuto in seguito essere distinta dalla Tradizione Apostolica? I protestanti
fanno queste domande, dato nella Chiesa cattolica romana sorsero per davvero
"tradizioni" nuove e corrotte, ma ciò avvenne perché
l’Occidente latino aveva già corrotto la sua comprensione della
Tradizione. La comprensione ortodossa, dapprima prevalente in Occidente e
mantenuta nella Chiesa ortodossa, è basata sul fatto che la Tradizione
è in essenza immutabile, ed è nota per la propria universalità
o cattolicità. La vera Tradizione Apostolica si trova nel consenso
storico dell’insegnamento della Chiesa. Trova ciò che la Chiesa
ha sempre creduto, attraverso tutta la storia, e ovunque nella Chiesa, e avrai
trovato la Verità. Se si può dimostrare che qualche credenza
non è stata ricevuta dalla Chiesa nella sua storia, allora questa è
eresia. Attenzione, però, stiamo parlando della Chiesa, non di gruppi
scismatici. Vi furono scismatici ed eretici che si staccarono dalla Chiesa
nel periodo del Nuovo Testamento, e ve ne è stata fin da allora una
continua scorta, poiché come dice l’Apostolo, "è
necessario che ci siano tra voi anche delle eresie, perché quelli che
sono approvati siano riconosciuti tali in mezzo a voi." (I Corinzi 11:19)
FALSO ASSUNTO # 3:
Chiunque può interpretare da sé le Scritture senza l'aiuto della
Chiesa.
Anche se molti protestanti obietterebbero al modo in cui è formulato
questo assunto, questa è essenzialmente l’opinione che prevaleva
quando i riformatori sostennero per la prima volta la dottrina della Sola
Scriptura. La linea di ragionamento era essenzialmente che il significato
della Scrittura è abbastanza chiaro perché chiunque possa capirlo
semplicemente leggendola da sé; in tal modo rigettarono l’idea
che il processo avesse bisogno dell’aiuto della Chiesa. Questa posizione
è affermata con chiarezza dagli studiosi luterani di Tubinga nel loro
scambio di lettere con il Patriarca Geremia II di Costantinopoli circa trent’anni
dopo la morte di Lutero:
"Forse qualcuno dirà che da una parte le Scritture sono assolutamente
prive di errore; ma d’altra parte, esse sono state nascoste da molta
oscurità, così che senza l’interpretazione dei Padri portatori
di Spirito esse non possono essere comprese con chiarezza... Ma allo stesso
tempo è verissimo che ciò che è stato detto in modo scarsamente
percettibile in alcuni punti delle Scritture, in altri punti è stato
dichiarato in modo quanto mai esplicito e chiaro, così che anche la
persona più semplice può comprenderle." [8]
Benché questi studiosi luterani si vantassero di usare gli scritti
dei Santi Padri, sostenevano che questi non erano necessari, e che, laddove
essi ritenevano che le Scritture e i Santi Padri fossero in conflitto, i Padri
dovevano essere scartati. Ciò che, di fatto, sostenevano, tuttavia,
era che quando gli scritti dei Santi Padri erano in conflitto con le loro
opinioni private delle Scritture, le loro opinioni private dovevano essere
considerate più autorevoli dei Padri della Chiesa. Piuttosto che ascoltare
i Padri, che si erano dimostrati retti e santi, la priorità doveva
essere accordata ai ragionamenti umani di un individuo. La stessa ragione
umana che ha condotto la maggioranza degli studiosi luterani moderni a respingere
quasi tutti gli insegnamenti della Scrittura (inclusa la divinità di
Cristo, la Risurrezione, etc.), e persino a respingere l’ispirazione
delle stesse Scritture, è la ragione sulla quale i primi luterani sostenevano
di basare tutta la loro fede. Nella sua risposta, il Patriarca Geremia II
mise chiaramente in mostra il vero carattere degli insegnamenti luterani:
Accettiamo, pertanto, le tradizioni della Chiesa con un cuore sincero, e non
con una moltitudine di razionalizzazioni. Dio infatti ha creato l’uomo
per la rettitudine; questi invece ha cercato molti sotterfugi (Ecclesiaste
7:29). Non permettiamoci di imparare un nuovo tipo di fede condannato dalla
tradizione dei Santi Padri. Il divino apostolo infatti dice, "Se qualcuno
vi annunzia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema "
(Galati 1:9). [9]
B. LA DOTTRINA DELLA SOLA SCRIPTURA NON INCONTRA
I PROPRI STESSI CRITERI
Potete immaginarvi che un sistema di fede come il protestantesimo, che ha
come cardine la dottrina che la sola Scrittura è autorevole in questioni
di fede, voglia prima cercare di provare che questa dottrina cardinale incontri
i propri stessi criteri. Ci si aspetta probabilmente che i protestanti possano
brandire centinaia di testi-prova dalle Scritture per sostenere questa dottrina,
sulla quale essi ritengono che sia basato tutto il resto. Quanto meno si spera
di trovare due o tre testi solidi che insegnino chiaramente questa dottrina,
dato che le stesse Scritture dicono, "Ogni parola sarà confermata
dalla bocca di due o tre testimoni" (II Corinzi 13:1). Eppure, come il
bambino della fiaba che dovette far notare che l’imperatore non aveva
vestiti addosso, devo far notare che non esiste in tutta la Sacra Scrittura
un singolo verso che insegni la dottrina della Sola Scriptura. Non ce n’è
neppure uno che vi vada vicino. Oh sì, vi sono innumerevoli passi nella
Bibbia che parlano della sua ispirazione, della sua autorità e della
sua utilità: ma non esiste un passo nella Bibbia che insegni che sono
la Scrittura abbia autorità per i fedeli. Se un tale insegnamento fosse
anche solo implicito, allora di sicuro i primi Padri della Chiesa avrebbero
insegnato anche questa dottrina, ma quale tra i Santi Padri ha mai insegnato
una cosa simile? Così il più basilare insegnamento del Protestantesimo
si autodistrugge, in quanto contrario a se stesso. Ma non solo la dottrina
protestante della Sola Scriptura non è insegnata nelle Scritture: di
fatto, è specificamente contraddetta dalle Scritture (che abbiamo discusso
sopra), che insegnano che anche la Santa Tradizione è normativa per
i Cristiani (II Tessalonicesi 2:15; I Corinzi 11:2).
C. APPROCCI INTERPRETATIVI PROTESTANTI CHE NON FUNZIONANO
Già dai primi giorni della Riforma, i protestanti sono stati forzati
alla conclusione che, con la sola Bibbia e la sola ragione dell’individuo,
la gente non riesce ad andare d’accordo sul significato di molte delle
questioni più basilari della dottrina. Nel corso della stessa vita
di Martin Lutero erano sorte dozzine di gruppi in competizione, tutti che
pretendevano di "credere solo alla Bibbia", ma nessuno dei quali
era d’accordo su quanto la Bibbia diceva. Lutero si era coraggiosamente
presentato alla Dieta di Worms dicendo che, a meno di non essere persuaso
dalla Scrittura, o dalla semplice ragione, non avrebbe ritrattato alcun suo
insegnamento; tuttavia, quando in seguito gli anabattisti, che erano in disaccordo
con i luterani su un numero di punti, chiesero semplicemente la stessa misura
di indulgenza, i luterani li macellarono a migliaia: tanto valeva la retorica
del "diritto di un individuo a leggere da se stesso le Scritture."
Nonostante gli ovvii problemi che la rapida frammentazione del Protestantesimo
presentava alla dottrina della Sola Scriptura, per non voler ammettere di
essere stati sconfitti dal Papa, i protestanti conclusero invece che il vero
problema doveva essere che quelli in disaccordo con loro, in altre parole
tutte le sette al di fuori della propria, dovevano leggere la Bibbia in modo
non corretto. E così è stato proposto un certo numero di approcci
come soluzioni a questo problema. Ovviamente si deve ancora trovare l’approccio
che metta fine all’illimitata moltiplicazione di scismi, eppure i protestanti
sono ancora alla ricerca dell’elusiva "chiave’ metodologica
che risolverà il loro problema. Esaminiamo ora gli approcci più
popolari che sono stati tentati finora, e ciascuno dei quali è ancora
proposto da un gruppo o da un altro.
APPROCCIO # 1
Prendi soltanto la Bibbia letteralmente, e il significato è chiaro.
Questo fu senza dubbio il primo approccio usato dai riformatori, anche se
ben presto essi giunsero a comprendere che da solo era una soluzione insufficiente
ai problemi presentati dalla dottrina della Sola Scriptura. Anche se si trattò
di un fallimento fin dal principio, questo approccio è ancora quello
che si trova più comunemente tra i fondamentalisti, evangelici e pentecostali
meno istruiti: "La Bibbia dice ciò che intende e intende ciò
che dice" è una frase che si sente spesso. Ma quando si giunge
a testi scritturali con cui i protestanti generalmente non sono d'accordo,
come quando Cristo diede agli Apostoli il potere di perdonare i peccati (Giovanni
20:23), o quando disse dell'Eucaristia "questo è il mio corpo...
questo è il mio sangue" (Matteo 26:26,28), o quando Paolo insegnò
che le donne dovevano coprirsi il capo in chiesa (I Corinzi 11:1-16), allora
tutto d'un tratto la Bibbia non dice più quello che intende, e "Naturalmente,
questi versi non sono letterali..."
APPROCCIO # 2
Lo Spirito Santo fornisce la corretta interpretazione.
Di fronte ai numerosi gruppi sorti sotto lo stendardo della Riforma, che non
potevano andare d’accordo nelle loro interpretazioni delle Scritture,
senza dubbio la seconda soluzione al problema fu l’asserzione che lo
Spirito Santo avrebbe guidato il pio protestante a interpretare rettamente
le Scritture. Naturalmente, chiunque dissentiva da te non poteva essere guidato
dallo stesso Spirito. Il risultato fu che tutti i gruppi protestanti scristianizzavano
quelli che differivano da loro. Ora, se questo approccio fosse valido, la
storia ci avrebbe lasciato un singolo gruppo di protestanti che avevano rettamente
interpretato le Scritture. Ma quale delle migliaia di denominazioni poteva
essere? Ovviamente la risposta dipende da quale protestante avete come interlocutore.
Di una cosa possiamo essere sicuri: ciascuno ritiene che probabilmente il
proprio gruppo sia nel giusto.
Oggi, tuttavia (a seconda della sfumatura di protestante con cui si viene
in contatto) c’è più probabilità di imbattersi
in protestanti che hanno relativizzato a un certo livello la Verità,
piuttosto che trovare coloro che ancora credono che la loro setta o gruppo
distaccato sia il "solo" a essere "nel giusto." Con l‘accatastarsi
di sempre nuove denominazioni divenne sempre più difficile per ciascuna
di esse di dire, a viso aperto, di essere la sola ad avere rettamente compreso
le Scritture, anche se ve ne sono ancora alcune che lo fanno. E’ divenuto
sempre più comune per ogni gruppo protestante minimizzare le differenze
tra le denominazioni e concludere semplicemente che "nel nome dell’amore"
tali differenze "non contano." Forse ogni gruppo ha "un pezzo
della Verità", ma nessuno ha la Verità intera (così
conclude il ragionamento). E così ha avuto origine la pan-eresia dell’ecumenismo.
Ora molti "cristiani" non fermeranno i loro sforzi ecumenici a permettere
ai soli gruppi cristiani di avere un pezzo della Verità. Molti "cristiani"
ora credono anche che tutte le religioni hanno "pezzi della Verità."
L’ovvia conclusione a cui devono arrivare i moderni protestanti è
che per trovare la Verità completa ogni gruppo dovrà eliminare
le proprie "differenze," gettare nel calderone il loro "pezzo
di Verità", e presto fatto, si scoprirà alla fine la piena
Verità!
APPROCCIO # 3
Lasciate che i passi chiari interpretino quelli oscuri.
Questa deve essere sembrata la soluzione perfetta al problema di come interpretare
la Bibbia da se stessa: lasciate che i passi che si comprendono facilmente
"interpretino" quelli che non sono chiari. La logica di questo approccio
è semplice: anche se un passo può affermare una verità
in modo oscuro, sicuramente la stessa verità sarà affermata
chiaramente in qualche altro punto della Scrittura. Non si dovrà far
altro che usare questi "passi chiari" come chiave, e si dischiuderà
il significato dei "passi oscuri." Come argomentavano gli studiosi
luterani di Tubinga nel loro primo scambio di lettere con il Patriarca Geremia
II:
"Pertanto, non si potrebbe mai trovare un modo migliore di interpretare
le Scritture, che non lasciare che la Scrittura sia interpretata dalla Scrittura,
vale a dire, da se stessa. L’intera Scrittura è stata infatti
dettata dallo stesso e unico Spirito, che è colui che meglio comprende
la propria volontà, ed è il più capace di dichiarare
il proprio significato". [10]
Per quanto promettente sembrasse questo metodo, si rivelò presto una
soluzione insufficiente al problema del caos e delle divisioni dei protestanti.
Il punto in cui questo approccio si disintegra è la determinazione
di quali passi siano "chiari" e quali siano "oscuri."
I battisti, che credono che sia impossibile che un cristiano perda la propria
salvezza una volta "salvato," vedono un numero di passi che, a loro
detta, insegnano piuttosto chiaramente la loro dottrina di "eterna sicurezza":
per esempio, "perché i doni e la vocazione di Dio sono irrevocabili"
(Romani 11:29), e "Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco
ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno
le rapirà dalla mia mano" (Giovanni 10:27-28). Ma quando i battisti
incappano in versi che sembrano insegnare che la salvezza può essere
perduta, come "La giustizia del giusto non lo salverà nel giorno
della sua trasgressione" (Ezechiele 33:12), allora usano i passi per
loro "chiari" per risolvere i passi "oscuri." I metodisti,
che ritengono che i credenti possano perdere la propria salvezza se voltano
le spalle a Dio, non trovano in questi passi alcuna oscurità, e al
contrario, vedono i summenzionati "testi-prova" dei battisti alla
luce dei passi che essi ritengono "chiari." E così metodisti
e battisti si scagliano addosso a vicenda versetti della Bibbia, meravigliandosi
entrambi che gli altri non riescano a "vedere" ciò che a
loro sembra così "chiaro."
APPROCCIO # 4
Esegesi storico-critica
Annegando in un mare di opinioni soggettive e di divisioni, i protestanti
iniziarono rapidamente a cercare un qualsiasi metodo intellettuale dotato
di una foglia di fico di obiettività. Con il passare del tempo e il
moltiplicarsi delle divisioni, la scienza e la ragione divennero sempre più
la base sulla quale i teologi protestanti speravano di creare coerenza nelle
loro interpretazioni bibliche. Questo approccio "scientifico", che
ha ottenuto il predominio tra gli studiosi protestanti, e in questo secolo
ha iniziato a predominare perfino tra gli studiosi cattolici romani, è
generalmente chiamato "esegesi storico-critica." All’alba
del cosiddetto "illuminismo", la scienza sembrava capace di risolvere
tutti i problemi del mondo. Gli studiosi protestanti iniziarono ad applicare
la filosofia e la metodologia delle scienze alla teologia e alla Bibbia. Dai
tempi dell’illuminismo, gli studiosi protestanti hanno analizzato ogni
aspetto della Bibbia: la sua storia, i suoi manoscritti, i linguaggi biblici,
etc. Come se le Sacre Scritture fossero state un sito archeologico, questi
studiosi tentarono di analizzare ogni frammento e osso con i metodi migliori
e più recenti che la scienza aveva da offrire. Per essere onesti, bisogna
ammettere che tale ricerca ha prodotto molte conoscenze utili. Sfortunatamente
questa metodologia ha anche prodotto sbagli, gravi e fondamentali, ma è
stata presentata con una tale aura di obiettività scientifica da tenere
molti incantati.
Come tutti gli altri approcci usati dai protestanti, anche questo metodo cerca
di comprendere la Bibbia ignorando la Tradizione della Chiesa. Anche se non
esiste alcun metodo esegetico tipico dei protestanti, tutti questi metodi
hanno come scopo presunto quello di "lasciare che la Bibbia parli da
se stessa." Naturalmente, nessuno che sostenga di essere cristiano potrebbe
essere contrario a quanto la Scrittura "dice" se questa stesse davvero
"parlando da se stessa" attraverso questi metodi. Il problema è
che coloro che si propongono come lingue per la Scrittura la filtrano attraverso
i propri assunti protestanti. Mentre sostengono di essere obiettivi, essi
piuttosto interpretano le Scritture secondo i loro schemi di tradizioni e
dogmi (siano essi fondamentalisti o razionalisti liberali). Ciò che
gli studiosi protestanti hanno fatto (se posso prendere liberamente a prestito
una frase di Albert Schweitzer) è di guardare nel pozzo della storia
per trovarvi il significato della Bibbia. Hanno scritto volumi su volumi in
materia, ma purtroppo hanno visto soltanto il proprio riflesso.
Gli studiosi protestanti (sia "liberali" che "conservatori")
hanno errato nell’applicazione delle metodologie empiriche al regno
della teologia e degli studi biblici. Uso il termine "empirismo"
per descrivere questi sforzi e, in senso lato, la visione razionalista e materialista
che ha preso possesso della mentalità occidentale, continuando a spandersi
in tutto il mondo. I sistemi di pensiero positivisti (uno dei quegli è
l’empirismo) tentano di ancorarsi su qualche base di conoscenza "certa".
[11] L’empirismo, in senso stretto, è la credenza che tutta la
conoscenza sia basata sull’esperienza, e che solo le cose che possono
essere stabilite per mezzo di osservazione scientifica possano essere conosciute
con certezza. Di pari passo con i metodi di osservazione empirica, venne il
principio del dubbio metodologico, il cui primo esempio fu la filosofia di
Rene Descartes. Questi iniziò la sua discussione della filosofia mostrando
come di tutto nell’universo si può dubitare, eccetto della propria
esistenza, e così, sulla salda base di questa singola verità
indubitabile ("penso, dunque sono") tentò di costruire il
proprio sistema filosofico. Ora i riformatori, al principio, si accontentavano
dell’assunto che la Bibbia fosse la base di certezza su cui la teologia
e la filosofia potevano riposare. Ma quando lo spirito umanistico dell’illuminismo
conquistò un ascendente, gli studiosi protestanti convertirono i propri
metodi razionalisti alla Bibbia stessa, tentando di scoprire ciò che
di essa poteva essere conosciuto con "certezza". Gli studiosi protestanti
liberali hanno già terminato questo sforzo, e dopo avere terminato
di "pelare la cipolla" sono ora rimasti con null’altro che
le loro opinioni e sentimentalismi come base per quel poco di fede che è
loro rimasto.
I protestanti conservatori sono stati molto meno coerenti nel loro approccio
razionalista. Così hanno mantenuto tra loro una riverenza per le Scritture
e una fede nella loro ispirazione. Nondimeno, il loro approccio (anche tra
i più biechi fondamentalisti) è ancora essenzialmente radicato
nello stesso spirito di razionalismo dei liberali. Un primo esempio si può
trovare tra i cosiddetti fondamentalisti dispensazionali, la cui elaborata
teoria suppone che Dio, nelle varie fasi della storia, abbia trattato gli
uomini secondo differenti "dispensazioni", come quella "adamica",
quella "noachita", quella "mosaica", quella "davidica"
e così via. Si può notare un certo grado di verità in
questa teoria, ma al di là di queste dispensazioni dell’Antico
Testamento essi insegnano che noi ora siamo sotto una "dispensazione"
diversa da quella dei cristiani del primo secolo. Anche se i miracoli continuarono
lungo il "periodo del Nuovo Testamento", oggi non accadono più.
Ciò è molto interessante, poiché (oltre a mancare di
qualsiasi base scritturale) tale teoria permette a questi fondamentalisti
di affermare i miracoli della Bibbia, e allo stesso tempo di essere empiristi
nella loro vita quotidiana. Pertanto, anche se la discussione di questo approccio
può sembrare a prima vista di interesse meramente accademico, e molto
distante dalla realtà di vita del tipico protestante, di fatto anche
il laico protestante medio, piamente "conservatore", non è
immune da questa sorta di razionalismo.
La grande fallacia in questo cosiddetto approccio "scientifico"
alle Scritture sta nell’applicazione erronea di assunti empirici allo
studio della storia, della Scrittura, e della teologia. I metodi empirici
funzionano ragionevolmente bene quando sono correttamente applicati alle scienze
naturali, ma quando sono applicati laddove non riescono a funzionare, come
nei momenti unici della storia (che non possono essere ricreati o sperimentati)
non possono produrre risultati coerenti o accurati. [12] Gli scienziati devono
ancora inventare un telescopio capace di scrutare nel mondo spirituale, e
tuttavia molti studiosi protestanti asseriscono che alla luce della scienza
l’idea dell’esistenza dei demoni o del Diavolo è stata
provata falsa. Se il Diavolo apparisse di fronte a un empirista con il forcone
in mano e vestito di una brillante calzamaglia rossa, verrebbe spiegato in
qualche modo che si possa facilmente adattare alla visione teoretica dello
scienziato. Anche se alcuni empiristi si gloriano della propria "apertura,"
essi sono accecati dai propri assunti a tal modo da non poter vedere ciò
che non si adatta alla loro visione della realtà. Se i metodi dell’empirismo
fossero coerentemente applicati, screditerebbero ogni conoscenza (inclusi
se stessi), ma all’empirismo è convenientemente permesso essere
incoerente da parte dei propri sostenitori "poiché la sua spietata
mutilazione dell’esperienza umana gli offre una tale fama di severità
scientifica che il suo prestigio supera i difetti dei fondamenti." [13]
Le connessioni tra le conclusioni più estreme raggiunte dai moderni
protestanti liberali, e i protestanti più conservatori o fondamentalisti,
sembreranno oscure a molti, e soprattutto agli stessi conservatori o fondamentalisti!
Anche se questi ultimi si considerano in opposizione quasi completa al liberalismo
protestante, nondimeno essi usano nel loro studio delle Scritture essenzialmente
lo stesso tipo di metodi dei liberali, e assieme a queste metodologie vengono
i loro principi filosofici sottostanti. Perciò la differenza tra i
"liberali" e i "conservatori" non è in realtà
una differenza di principi di base, ma piuttosto una differenza nel modo in
cui questi principi sono stati portati alle loro inerenti conclusioni.
Se l’esegesi protestante fosse davvero "scientifica", così
come si presenta, i suoi risultati mostrerebbero coerenza. Se i suoi metodi
fossero mere e neutrali "tecnologie" (come molti li considerano),
allora non importerebbe chi li usa, e "funzionerebbero" allo stesso
modo per chiunque. Ma che cosa troviamo, quando esaminiamo lo stato corrente
degli studi biblici protestanti? Secondo la stima degli stessi "esperti",
il mondo accademico biblico protestante è in crisi. [14] Di fatto tale
crisi è forse illustrata nel modo migliore dall’ammissione di
un celebre studioso protestante dell’Antico Testamento, Gerhad Hasel
[nella sua rassegna della storia e dello status attuale delle discipline di
teologia dell’Antico Testamento, Old Testament Theology: Issues in the
Current Debate], che durante gli anni '70 sono state prodotte cinque nuove
teologie dell’Antico Testamento "ma nessuna, per approccio e metodo,
è in accordo con una delle altre." [15] Di fatto è sorprendente,
considerato il sedicente alto standard accademico negli studi biblici protestanti,
che uno possa fare la propria scelta di conclusioni illimitate su quasi tutti
i temi, e trovare "buoni studiosi" a proprio sostegno. In altre
parole, potresti arrivare più o meno a qualsiasi conclusione che ti
piaccia in un giorno particolare su una questione particolare, e potrai trovare
un accademico che ti asseconderà. Questa non è certamente scienza
nello stesso senso della matematica o della chimica! Ciò di cui trattiamo
è un campo del sapere che si presenta come "scienza obiettiva,"
ma che è di fatto una pseudo-scienza, che nasconde una varietà
di prospettive teologiche e filosofiche in competizione. E’ una pseudo-scienza
perché, finché gli scienziati non svilupperanno strumenti capaci
di esaminare e comprendere Dio, una teologia o interpretazione biblica scientificamente
obiettiva sarà un’impossibilità. Ciò non vuol dire
che non vi sia nulla di genuinamente scientifico o di utile al suo interno;
ma vuol dire che, camuffati con questi legittimi aspetti di apprendimento
storico e linguistico, e nascosti dagli specchi e cortine fumogene della pseudo-scienza,
scopriamo in realtà come i metodi protestanti di interpretazione biblica
sono sia il prodotto che servitore degli assunti teologici e filosofici protestanti.
[16]
Con una soggettività che sorpassa quella dei più speculativi
psicoanalisti freudiani, gli studiosi protestanti scelgono selettivamente
i "fatti" e le "prove" che si adattano al loro programma,
e quindi procedono, con conclusioni essenzialmente predeterminate dai loro
assunti di base, ad applicare i loro metodi alle Sacre Scritture. E intanto,
gli studiosi sia "liberali" che "conservatori," si descrivono
come spassionati "scienziati." [17] Poiché le università
moderne non elargiscono dottorati a coloro che si limitano a tramandare la
Verità incorrotta, questi studiosi cercano di sopraffarsi a vicenda
ideando nuove teorie "creative." Questa è l’essenza
stessa dell’eresia: novità, arroganti opinioni personali, e auto-inganno.
L'APPROCCIO ORTODOSSO ALLA VERITA'
Quando, per la misericordia di Dio, trovai la Fede ortodossa, non avevo alcun
desiderio di dare al Protestantesimo e ai suoi "metodi" biblici
un altro sguardo. Sfortunatamente, ho trovato che i metodi e gli assunti protestanti
sono riusciti a infettare anche alcuni circoli all’interno della Chiesa
ortodossa. La ragione, come ho detto sopra, è che l’approccio
protestante alla Scrittura è stato presentato come "scienza."
Alcuni nella Chiesa ortodossa sentono di fare alla Chiesa un grande favore
introducendo questo errore nei nostri seminari e parrocchie. Ma in questo
non c’è nulla di nuovo: è il modo con cui l’eresia
ha sempre cercato di ingannare i fedeli. Come dice Sant’Ireneo, iniziando
ad attaccare gli eretici del suo tempo:
"Per mezzo di parole speciose e plausibili, essi invitano con astuzia
i semplici a indagare nel loro sistema; ma nondimeno li distruggono rozzamente,
quando li iniziano alle loro blasfeme opinioni...." [18]
L’errore, in verità, non viene mai presentato nella sua nuda
deformità, per non essere subito scoperto. Ma è rivestito ad
arte in vesti eleganti, così da renderlo nella sua forma esteriore
agli occhi dell’inesperto (per ridicola che l’espressione possa
sembrare) più vero della verità stessa.
Perché nessuno venga fuorviato o confuso, lasciatemi chiarire: l'approccio
ortodosso alle Scritture non è basto sulla ricerca "scientifica"
nelle Sacre Scritture. La sua pretesa di comprendere le Scritture non risiede
nel possesso di dati archeologici superiori, ma piuttosto nella sua relazione
unica con l’Autore delle Scritture. La Chiesa Ortodossa è il
corpo di Cristo, la colonna e fondamento della Verità, ed è
sia il mezzo tramite il quale Dio ha dato le Scritture (attraverso i suoi
membri), sia il mezzo tramite il quale Dio le ha conservate. La Chiesa Ortodossa
comprende la Bibbia poiché è l’erede di una tradizione
vivente che inizia con Adamo e si estende attraverso il tempo a tutti i suoi
membri di oggi. Non si può "provare" in laboratorio che ciò
sia vero. Uno deve esserne convinto dallo Spirito Santo e sperimentare la
vita di Dio nella Chiesa.
La domanda che i protestanti porranno a questo punto è: chi ci dice
che la tradizione ortodossa sia quella corretta, o persino che esista una
tradizione corretta? In primo luogo, i protestanti hanno bisogno di studiare
la storia della Chiesa. Vi troveranno che esiste una sola Chiesa. Questa è
sempre stata la posizione della Chiesa dai suoi inizi. Il Credo di Nicea lo
puntualizza chiaramente, "Credo in... una Chiesa, santa cattolica e apostolica."
Questa dichiarazione, che quasi tutte le denominazioni protestanti tuttora
sostengono di accettare come vera, non fu mai interpretata nel senso di qualche
confusa, pluralistica "chiesa" invisibile che non riesce ad andare
dottrinalmente d'accordo in nulla. I concili che canonizzarono il Credo (così
come le Scritture) lanciarono anche anatemi contro coloro che erano al di
fuori della Chiesa, sia che fossero eretici, come i montanisti, o scismatici
come i donatisti. E non dissero, "ebbene, non possiamo andar d’accordo
con i montanisti dottrinalmente, ma essi sono parte della Chiesa tanto quanto
noi." Piuttosto, essi venivano esclusi dalla comunione della Chiesa fino
al loro rientro, in cui venivano ricevuti nella Chiesa attraverso il Santo
Battesimo e la Cresima (nel caso degli eretici) o semplicemente con la Cresima
(nel caso degli scismatici) [Secondo Concilio Ecumenico, Canone VII]. Anche
unirsi nella preghiera con coloro che sono al di fuori della Chiesa era, ed
è tuttora, proibito [Canoni dei Santi Apostoli, XLV, XLVI]. A differenza
dei protestanti, che trattano come eroi coloro che si staccano da un gruppo
per formarne uno proprio, nella Chiesa primitiva questo era considerato un
peccato dei più condannabili. Come avvertiva Sant’Ignazio di
Antiochia [un discepolo dell’Apostolo Giovanni], "Non ingannatevi,
fratelli, nessuno di quanti seguono altri in uno scisma erediterà il
Regno di Dio, nessuno di quanti seguono dottrine eretiche è dalla parte
della passione" [Lettera agli abitanti di Filadelfia, 5:3].
La ragione stessa della nascita di un movimento protestante era la protesta
contro gli abusi papali, ma prima della rottura dell’Occidente romano
dall’Oriente ortodosso questi abusi non esistevano. Molti teologi protestanti
moderni hanno recentemente preso a rivedere questo primo millennio di cristianità
indivisa, e stanno iniziando a riscoprire il grande tesoro che l’Occidente
ha perduto (e non pochi stanno diventando ortodossi come risultato). [19]
Ovviamente, solo una di queste tre dichiarazioni può essere vera: o
(1) non esiste alcuna corretta Tradizione e le porte dell’inferno hanno
prevalso sulla Chiesa, e perciò sia i Vangeli che il Credo di Nicea
sono in errore; o (2) la vera fede si trova nel papismo, con i suoi dogmi
sempre crescenti e mutevoli emanati dall’infallibile "vicario di
Cristo;" o (3) la Chiesa ortodossa è la Chiesa fondata da Cristo
e ha mantenuto fedelmente la Tradizione apostolica. E così la scelta
per i protestanti è chiara: il relativismo, il Romanismo, o l’Ortodossia.
La maggior parte dei protestanti, siccome la loro base teologica della Sola
Scriptura può produrre solo disunione e litigi, ha abbandonato da lungo
tempo l’idea della vera unità cristiana, e ha considerato come
ipotesi ridicola l’esistenza di un’unica Fede. Di fronte ad affermazioni
tanto forti sull’unità della Chiesa come quella sopra citata,
reagiscono spesso con orrore, sostenendo che tali attitudini sono contrarie
all’amore cristiano. Trovandosi privi di una vera unità si sono
sforzati di crearne una falsa, sviluppando la filosofia relativistica dell’ecumenismo,
in cui la sola fede da condannare è quella che avanza pretese esclusive
alla Verità. Però questo non è l’amore della Chiesa
storica, ma sentimentalismo umanistico. L’amore è l’essenza
della Chiesa. Cristo non venne a mettere le basi di una nuova scuola di pensiero,
ma piuttosto disse Egli stesso di essere venuto a edificare la sua Chiesa,
contro la quale le porte dell’inferno non prevarranno (Matteo 16:17).
Questa nuova comunità della Chiesa creava "un’unità
organica, piuttosto che un’unificazione meccanica di persone internamente
divise." [20] Quest’unità è possibile solo tramite
la nuova vita portata dallo Spirito Santo, e misticamente sperimentata nella
vita della Chiesa.
La fede cristiana unisce il fedele a Cristo, componendo così un corpo
armonioso da individui separati. Cristo costituisce il corpo comunicandosi
a ogni membro e donando loro lo Spirito della Grazia in un modo efficace e
tangibile... Se il legame con il corpo della Chiesa viene reciso, allora la
personalità che viene in tal modo isolata e racchiusa nel proprio egoismo
sarà privata della benefica e abbondante influenza dello Spirito Santo
che dimora nella Chiesa. [21]
La Chiesa è una poiché è il Corpo di Cristo, ed è
un’impossibilità ontologica che si possa dividere. La Chiesa
è una, così come Cristo e il Padre sono uno. Anche se questo
concetto di unità può sembrare incredibile, così non
sembra a quanti sono andati al di là del concetto e sono entrati nella
sua realtà. Anche se questa può essere una di quelle "parole
dure" che non tanti sanno accettare, è una realtà nella
Chiesa ortodossa, per quanto richieda a tutti molto diniego di sé,
umiltà e amore. [22]
La nostra fede nell’unità della Chiesa ha due aspetti: è
un’unità al tempo stesso storica e presente. Ciò significa
che quando gli Apostoli, per esempio, lasciarono questa vita, non lasciarono
l’unità della Chiesa. Essi sono parte della Chiesa ora tanto
quanto lo erano quando vi erano presenti nella carne. Quando celebriamo l’Eucaristia
in qualsiasi Chiesa locale, non la celebriamo da soli, ma con l’intera
Chiesa, sia in terra che in cielo. I Santi del cielo ci sono perfino più
vicini di coloro che possiamo vedere e toccare. Così, nella Chiesa
Ortodossa non abbiamo come insegnanti solo quelle persone che Dio ci ha messo
accanto nella carne, ma tutti gli insegnanti della Chiesa in cielo e in terra.
Siamo oggi alla scuola di San Giovanni Crisostomo allo stesso modo che a quella
del nostro vescovo. Tutto ciò fa sì che il nostro approccio
alla Scrittura non sia di interpretazione privata (II Pietro 1:20), ma come
Chiesa. Questo approccio alla Scrittura ebbe la sua definizione classica per
mano di San Vincenzo di Lerino:
"Qui, forse, qualcuno può chiedere: Poiché il canone della
Scrittura è completo e più che sufficiente in sé, perché
è necessario aggiungervi l’autorità dell’interpretazione
ecclesiastica? Di fatto, [dobbiamo rispondere,] la Sacra Scrittura, a causa
della sua profondità, non è universalmente accettata nello stesso
senso. Lo stesso testo è interpretato in modo differente da persone
differenti, cosicché può quasi venire l’impressione che
vi siano tante interpretazioni diverse quanti sono gli uomini.... Così,
è a causa delle molte e grandi distorsioni causate da vari errori,
che è invero necessario che l’interpretazione degli scritti profetici
e apostolici sia diretta in accordo con la regola del significato ecclesiastico
e cattolico.
Nella stessa Chiesa Cattolica, bisogna preoccuparsi con ogni cura di mantenere
ciò che è stato creduto sempre, ovunque e da tutti. Ciò
è veramente e propriamente 'cattolico,' come indicano la forza e l'etimologia
del nome stesso, che comprende tutto ciò che è veramente universale.
Questa regola generale verrà realmente applicata se seguiamo i principi
di universalità, antichità e consenso. Seguiamo il principio
di universalità se confessiamo vera solo quella fede che l’intera
Chiesa confessa in tutto il mondo. Seguiamo il principio di antichità
se non deviamo in alcun modo da quelle interpretazioni che i nostri antenati
e padri hanno manifestamente dichiarato inviolabili. Seguiamo il principio
di consenso se, in questa stessa antichità, adottiamo le definizioni
e proposte di tutti, o quasi tutti, i vescovi". [23]
In questo approccio alle Scritture, non è compito dell’individuo
sforzarsi di essere originale, ma piuttosto di comprendere quanto è
già presente nelle tradizioni della Chiesa. Noi siamo obbligati a non
andare al di là dei limiti posti dai Padri della Chiesa, ma a tramandare
fedelmente la tradizione che abbiamo ricevuto. Fare ciò richiede molto
studio e pensiero, ma ancor più, se vogliamo davvero comprendere le
Scritture, dobbiamo entrare profondamente nella vita mistica della Chiesa.
Ecco perché, quando Sant’Agostino spiega come si dovrebbero interpretare
le Scritture [La Dottrina Cristiana, Libri I-IV], passa più tempo a
parlare del tipo di persona che ci vuole per studiare la Scrittura, che sulla
conoscenza intellettuale che questa persona dovrebbe possedere: [24]
1. Uno che ama Dio con tutto il suo cuore, e che è privo di orgoglio,
2. Che è motivato alla ricerca della conoscenza della volontà
di Dio da fede e riverenza, piuttosto che da orgoglio o avidità,
3. Che ha un cuore soggiogato dalla pietà, una mente purificata, e
morta al mondo; e che non teme gli uomini, né cerca di compiacerli,
4. Che non cerca altro che conoscenza e unione con Cristo,
5. Che ha fame e sete di giustizia,
6. E che si adopera con diligenza in opere di misericordia e di amore.
Con requisiti così alti, dovremmo tanto più umilmente appoggiarci
alla guida dei santi Padri che hanno evidenziato tali virtù, e non
deluderci pensando di essere più capaci di loro in un’acuta interpretazione
della Santa Parola di Dio.
Ma che fare dell’opera degli studiosi biblici protestanti? Finché
ci aiuta a comprendere il contesto storico e il significato dei punti oscuri,
in questo è in linea con la Santa Tradizione e può essere usata.
Come dice San Gregorio Nazianzeno quando parla di letteratura pagana: "Così
come abbiamo preparato medicine salutari dal veleno di certi rettili, così
abbiamo ricevuto dalla letteratura secolare i principi di ricerca e di ragionamento,
mentre ne abbiamo respinto l’idolatria..." [25] Così, finché
evitiamo di adorare i falsi dei dell’individualismo, della modernità
e della vanagloria accademica, e finché riconosciamo gli assunti che
vengono utilizzati in tale lavoro e usiamo ciò che davvero getta luce
storica o linguistica sulle Scritture, allora comprenderemo la Tradizione
in modo più completo. Ma fintanto che gli studiosi protestanti fanno
speculazioni al di là dei testi canonici, e proiettano idee estranee
sulle Scritture, obiettando alla Santa Tradizione, la fede del "sempre
e ovunque" della Chiesa, essi si sbagliano.
Se i protestanti dovessero ritenere ciò arrogante o ingenuo, che considerino
dapprima l’arroganza e l’ingenuità di quegli studiosi che
pensano di essere qualificati a trascurare (o più solitamente, a ignorare
del tutto) due millenni di insegnamento cristiano. Forse l’acquisizione
di un dottorato biblico offre una sapienza dei misteri di Dio superiore a
quella di milioni su milioni di fedeli credenti e Padri e Madri della Chiesa
che servirono Dio con fede, sopportando orribili torture e martirio, derisione
e prigioni, per la fede? Il cristianesimo si apprende nella tranquillità
dello studio personale, o portando la croce sulla quale si sarà uccisi?
L’arroganza sta in quanti, senza prendere neppure il tempo di imparare
che cosa sia davvero la Santa Tradizione, decidono di saperne di più,
ora che è finalmente arrivato qualcuno che ha rettamente compreso ciò
che vogliono davvero dire le Scritture.
CONCLUSIONE
Le Sacre Scritture sono forse il vertice della Santa Tradizione della Chiesa,
ma la grandezza delle vette a cui le Scritture ascendono è dovuta alla
grande montagna su cui risiedono. Tolta dal suo contesto entro la Santa Tradizione,
la solida roccia della Scrittura diviene una mera palla di creta, che può
essere modellata in qualsiasi forma desiderino i suoi manipolatori. Abusare
delle Scritture e distorcerle non è un modo di onorarle, anche se ciò
è fatto con l'intento di esaltarne l'autorità. Dobbiamo leggere
la Bibbia; è la santa Parola di Dio. Ma per comprendere il suo messaggio,
sediamoci umilmente ai piedi dei santi che si sono mostrati "facitori
della Parola e non uditori soltanto" (Giacomo 1:22), e sono stati provati
per le loro vite come degni interpreti delle Scritture. Andiamo da coloro
che conobbero gli Apostoli, come i Santi Ignazio di Antiochia e Policarpo,
se abbiamo una domanda sugli scritti degli Apostoli. Ascoltiamo dalla Chiesa,
e non cadiamo nell'arroganza dell'auto-delusione.
NOTE
1. George Mastrantonis, trad., Augsburg and Constantinople: the Correspondence
between the Tubingen Theologians and Patriarch Jeremiah II of Constantinople
on the Augsburg Confession (Brookline, Mass.: Holy Cross Orthodox Press, 1982),
114.
2.The Illustrated Bible Dictionary, vol. 2 (Wheaton: Tyndale House Publishers,
1980), "Jannes and Jambres," di A. F. Walls, 733 -734.
3. Invero questa lista non intendeva nemmeno comprendere tutti i libri che
la Chiesa ha mantenuto dall’antichità, considerandoli parte della
più ampia Tradizione. Per esempio, il libro di Enoch, anche se è
citato nei libri canonici, non fu incluso esso stesso nel canone. Non pretenderò
di sapere il perché, ma per qualche ragione la Chiesa ha scelto di
conservare questo libro, eppure non lo ha assegnato a essere letto in chiesa,
né lo ha posto a fianco dei libri canonici.
4. Per esempio, non c’è alcun passo in cui si parli in dettaglio
della questione dell’inerranza delle Scritture, precisamente perché
questa non era una questione disputata. Oggi, col sorgere dello scetticismo
religioso, di questo si discute molto, e se l’epistola fosse scritta
oggi, si parlerebbe di sicuro di questo argomento da qualche parte. Sarebbe
sciocco concludere che, dato che non se ne parla specificamente, allora i
primi cristiani non pensavano che l’inerranza delle Scritture fosse
importante, o che non vi credevano.
5. Alexander Schmemann, Introduction to Liturgical Theology (Crestwood NY:
St Vladimir's Seminary Press, 1986), 51 n.
6. E di fatto, questo è ciò che ha fatto il mondo accademico
protestante. Anche se il protestantesimo fu fondato sulla base della credenza
che la Bibbia sia l’unica autorità di fede e pratica, il moderno
mondo accademico protestante è ora dominato da modernisti che non credono
più nell’ispirazione o inerranza delle Scritture. Ora essi si
sentono al di sopra della Bibbia e scelgono di usarne solo quelle parti che
ritengono adatte, scartando il resto come " mitologia primitiva e leggende."
La sola autorità che ancora riconoscono sono se stessi.
7. I valdesi erano una setta fondata nel dodicesimo secolo da Pietro Valdo,
e che in alcuni modi anticipava la Riforma protestante. A causa di persecuzioni
da parte della Chiesa cattolica romana, questa setta sopravvisse soprattutto
nelle aree di montagna dell’Italia nord-occidentale. Con l’avvento
della Riforma protestante, i valdesi entrarono sotto l’influenza del
movimento della riforma, ed essenzialmente vi si allearono. Molti tra i primi
storici protestanti sostennero che i valdesi rappresentavano un resto dei
"veri" cristiani esistiti fin da prima di Costantino. Anche se oggi
nessuno storico credibile farebbe una simile asserzione senza prove, molti
fondamentalisti e sette come i testimoni di Geova continuano a vantare una
discendenza dalla chiesa primitiva attraverso i valdesi - nonostante il fatto
che i valdesi esistono ancora oggi, e che certamente non riconoscono come
propria discendenza i testimoni di Geova.
8. Mastrantonis, 115.
9. Ibid., 198.
10. Ibid., 115.
11. Il termine 'positivismo' viene dal francese positif, vale a dire 'sicuro,'
o 'certo.' Questo termine fu usato per la prima volta da Auguste Comte. I
sistemi positivisti sono costruiti sull'assunto che qualche fatto o istituzione
sia la base ultima della conoscenza - nella filosofia di Comte, l'esperienza
o la percezione sensoriale costituiva tale base, e pertanto egli fu il precursore
dell'empirismo moderno [Cfr. Encyclopaedia of Religion and Ethics, 1914 ed.,
s.v. "Positivism," di S.H. Swinny; e Wolfhart Pannenburg, Theology
and Philosophy of Science, trad. Francis McDonagh (Philadelphia: Westminster
Press, 1976), p. 29].
12. Per esempio, un metodo per determinare la realtà degli eventi passati,
tra gli studiosi di indirizzo empirico, è il principio di analogia.
Poiché la conoscenza è basata sull'esperienza, allora il modo
in cui uno capisce ciò che non gli è familiare è di metterlo
in relazione a ciò che gli è familiare. Sotto la maschera di
analisi storica essi giudicano la probabilità di un presunto evento
passato (e.g. la risurrezione di Gesù) basandola su ciò che
sappiamo avere luogo nella nostra esperienza. E poiché questi storici
non hanno mai osservato alcunché che siano disposti a considerare soprannaturale,
allora determinano che quando la Bibbia parla di un evento miracoloso, sta
soltanto narrando un mito o una leggenda. Ma poiché per l'empirista
un 'miracolo' comporta una violazione di una legge naturale, allora non possono
esistere miracoli (per definizione) poiché le leggi naturali sono determinate
dalla nostra osservazione di quanto sperimentiamo; pertanto, se tale empirista
fosse coinvolto nella moderna analogia di un miracolo, questo non sarebbe
più considerato un miracolo, poiché non costituirebbe più
una violazione della legge naturale. E così gli empiristi non producono
risultati che negano la realtà trascendente o i miracoli; sono piuttosto
i loro presupposti, fin dal principio, a negare la possibilità di tali
cose. [cfr G. E. Michalson, Jr., "Pannenburg on the Resurrection and
Historical Method," Scottish Journal of Theology 33 (April 1980): 345-359.]
13. Rev. Robert T. Osborn, "Faith as Personal Knowledge," Scottish
Journal of Theology 28 (February 1975): 101-126.
14. Gerhard Hasel, Old Testament Theology: Basic Issues in the Current Debate
(Grand Rapids: Eerdman's Publishing Company, 1982), p. 9.
15. Ibid., p. 7.
16. Ho discusso il Protestantesimo liberale solo per dimostrare la fallacia
dell'esegesi "storica". Un cristiano ortodosso verrà molto
più facilmente a confronto con un fondamentalista conservatore o un
pentecostale, per il semplice motivo che questi prendono la loro fede abbastanza
sul serio da cercare di convertire a essa altre persone. Le denominazioni
protestanti liberali hanno già abbastanza da fare per cercare di conservare
i propri fedeli, e non brillano per zelo di evangelismo.
17. Per una critica più profonda degli eccessi del metodo storico-critico,
cfr. Thomas Oden, Agenda for Theology: After Modernity What? (Grand Rapids:
Zondervan, 1990) pp 103-147.
18. Cleveland Coxe, trans., Ante-Nicene Fathers, vol. I, The Apostolic Fathers
with Justin Martyr and Irenaeus (Grand Rapids: Eerdmans Publishing Company,
1989), p 315.
19. Di fatto una recente opera di teologia sistematica in tre volumi, di Thomas
Oden, è basata sul presupposto che il "consenso ecumenico"
del primo millennio debba essere normativo per la teologia [cfr. The Living
God: Systematic Theology Volume One, (New York: Harper & Row, 1987), pp
ix & xiv.]. Se solo Oden porta la propria metodologia alle sue logiche
conseguenze, anche lui diventerà ortodosso.
20. Santo neo-martire Arcivescovo Hilarion (Troitsky), Christianity or the
Church? (Jordanville: Holy Trinity Monastery, 1985), p. 11.
21. Ibid., p. 16.
22. Ibid., p. 40.
23. "In ipsa item Catholica Ecclesia magnopere curandum est ut id teneamus
quod semper, quod ubique, quod ab omnibs creditum est. Hoc est etenim vere
proprieque catholicum, quod ipsa vis nominis ratioque declarat, quae omnia
fere universaliter comprehendit. Sed hoc ita demum fiet, si sequamur universitatem,
antiquitatem, consensionem. Sequemur autem universitatem hoc modo, si hanc
unam fidem vera esse fateamur quam tota per orbem terrarum confitetur Ecclesia;
antiquitatem vero ita, si ab his sensibus nullatenus recedamus quos sanctos
majores ac patres nostros celebrasse manifestum est; consensionem quoque itidem
si, in ipsa vetustate, omnium vel certe pene omnium sacerdotum pariter et
magistrorum definitiones sententiasque sectemur." San Vincenzo di Lerino,
trad. Rudolph Morris, The Fathers of the Church vol.7, (Washington D.C.: Catholic
University of America Press, 1949), pp. 269-271.
24. Sant'Agostino, "Sulla dottrina cristiana," A Selected Library
of the Nicene and Post-Nicene Fathers. series 1, vol. ii, eds. Henry Wace
and Philip Schaff, (New York: Christian, 1887-1900), pp. 534-537.
25. San Gregorio Nazianzeno, "Orazione 43, panegirico su San Basilio,"
A Selected Library of the Nicene and Post-Nicene Fathers of the Christian
Church, series 2, vol. vii, eds. Henry Wace and Philip Schaff (New York: Christian,
18871900), p. 398n.