SAN
CIRILLO DI GERUSALEMME
La Catechesi battesimale
e quella mistagogica
Cirillo di Gerusalemme nacque in Palestina tra il 313 e il 315; non abbiamo notizia precisa né del luogo, né della data di nascita, né come abbia trascorso i primi anni della sua vita. Visse mentre la Palestina e la Terra Santa diventava meta di pellegrinaggi e la Chiesa affrontava i primi problemi ed eresie . Tutta la sua vita è coinvolta nel travaglio della Chiesa dei primi anni. In quelli anni Costantino innalzava al posto dei tempi pagani i sacri edifici del Golgota, della Risurrezione e della Pentecoste.
Fu ordinato diacono da Macario, suo vescovo e già padre
conciliare a Nicea, e poi presbitero da Massimo.
Poi ordinato vescovo dal suo metropolita Acacio e deposto dal Concilio di Gerusalemme
nel 357, si rifugiò ad Antiochia. In seguito lasciò Antiochia
per andare in esilio a Tarso, dove gli fu permesso di esercitare anche lì
le sue funzioni di vescovo e catecheta, finché non fu restituito alla
sua sede nel 359. Un secondo esilio durò fino al 361 anno della morte
di Costanzo che lo aveva perseguitato. Ma, verso il 367, l’imperatore
Valente lo condanna all’esilio, di nuovo, dal quale potrà tornare
solo nel 378, definitivamente, dopo la morte di Valente.
Nel 381 prese parte al Concilio II di Costantinopoli. Morì probabilmente
il 18 marzo del 387, data che i calendari liturgici dell'Oriente e dell'Occidente
commemorano la sua memoria. La sua opera più celebre sono le 24 Catechesi,
pronunciate nel 348 o 350 per lo più nella Basilica del Santo Sepolcro.
Nelle Catechesi san Cirillo propone una sintesi della dottrina
cristiana per il fedele, e attraverso loro possiamo avere preziose indicazioni
riguardo i luoghi di culto innalzati da s. Costantino. Queste Catechesi, come
molti manoscritti ricordano, devono essere state raccolte da qualche uditore.
È noto che ai tempi delle Catechesi di s. Cirillo la croce di Cristo,
trovata da s. Elena, madre dell’imperatore, era già innalzata sulla
roccia del Calvario (Golgota), assieme al sepolcro unico luogo di culto cristiano.
Il complesso Calvario-Sepolcro formava un'unica strutturale sacra: sul sepolcro
Costantino aveva innalzato la chiesa dell'Anastasis collegata con un atrio al
Calvario. Tra le due s'innalzava la croce.
Nella terza catechesi battesimale parla del santo battesimo
attraverso il quale vengono rimessi tutti i peccati, anche quelli più
gravi:
Abbi fiducia, Gerusalemme, il Signore eliminerà le tue iniquità
. Il Signore laverà le vostre brutture…; 'spargerà su di
voi acqua pura e sarete purificati da ogni peccato. Gli angeli vi fanno corona
esultanti e presto canteranno: 'Chi è costei che ascende immacolata,
appoggiata al suo diletto?. Costei, infatti, è l’anima già
schiava ed ora libera di chiamare fratello adottivo il suo Signore, che accogliendone
il proposito sincero le dice: Ecco, ora sei bella, quanto bella! … Così
egli esclama alludendo ai frutti di una confessione fatta con buona coscienza…
Voglia il cielo che tutti… manteniate vivo il ricordo di queste parole
e ne traiate frutto traducendole in opere sante per presentarvi irreprensibili
al mistico Sposo e ottenere dal Padre il perdono dei peccati.
Nella tredicesima catechesi battesimale, parlando della Crocifissione
e morte di Cristo, s. Cirillo insegna:
Fu vera la sua passione; vera infatti fu la sua crocifissione... Se invero
qui ora lo negassi, insorgerebbero per confutarmi questo Golgota dove adesso
siamo tutti riuniti.
Nella diciannovesima catechesi, chiamata anche prima catechesi mistagogica ai
neofiti, sul battesimo, pronunziata nella Chiesa dell'Anastasis dopo l'Eucarestia
del lunedì di Pasqua, spiega i principali riti precedentemente svoltisi
nel vestibolo del battistero. Ci descrive l'ordine seguito dalla Chiesa: rinunzia
a satana, alle sue opere e alle sue seduzioni e la stipula del patto battesimale
con le promesse di fedeltà a Cristo:
Appena entrati nel vestibolo dell'edificio dove si amministra il battesimo,
standovene rivolti in piedi verso Occidente, avete ascoltato l'ordine di stendere
la mano e di rinunziare a satana come se fosse presente.
Nella ventesima catechesi, o seconda catechesi mistagogica ai neofiti, sul battesimo
descrive il rito battesimale della Chiesa:
Presi per mano siete stati accompagnati alla santa piscina del divino lavacro,
come Cristo deposto dalla croce nella tomba qui di fronte. Qui foste interrogati
uno ad uno se credevate nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo
e voi avete fatto la salutare confessione di fede. Per tre volte siete stati
immersi nell'acqua e per ciascuna delle tre ne siete riemersi, per simboleggiare
i tre giorni della sepoltura di Cristo.
Nella ventitreesima ed ultima delle Catechesi, o quinta catechesi mistagogica,
è dedicata sul Sacrificio eucaristico. Dopo aver parlato dell'Eucarestia
come mistero del corpo e sangue del Signore, il santo spiega che attraverso
la celebrazione della Divina Liturgia se ne rinnovi la memoria. San Cirillo
ci offre anche una ampia spiegazione della preghiera del Padre nostro.
Ai neofiti che si accostano all’Eucaristia insegna per ricevere il corpo
di Cristo:
Quanto ti accosti, non stendere le palme delle mani con dita disgiunte;
ma con la sinistra facendo un trono alla destra che deve accogliere il Re, ricevi
il Corpo di Cristo sul cavo della destra, dicendo "Amen".
Quando la tua mano viene a contatto del corpo santo, santifica gli occhi, attento
a non lasciarne cadere qualche frammento, perché sarebbe per te come
perdere un membro del tuo corpo.
Per accedere alla comunione per ricevere il sangue di Cristo:
Dopo la comunione col corpo di Cristo, accostati al calice del suo sangue
senza stendere le mani, ma prendine inchinandoti con gesto della massima adorazione
e dicendo: "Amen" santificati tutto. Finché hai il sangue di
Cristo sulle labbra, toccalo con le mani e con esso santifica gli occhi, la
fronte e gli altri sensi.
Riportiamo la IX, X, XV, XVII, Catechesi battesimale per intero e le Catechesi mistagogiche.
Catechesi battesimale, IX, X, XV
Le meraviglie della creazione
Contempla la primavera
e ogni genere di fiori, tutti così eguali eppure così diversi:
il rosso della rosa, il bianco candido del giglio. Chi mai li crea così
distinti, dalla stessa pioggia e dalla stessa terra? Osserva quanta precisione:
uno stesso legno d’albero, ora si dischiude in una chioma ombrosa, ora
produce molteplici frutti; e uno solo ne è l’artefice. Di una sola
vite, una parte si brucia, un’altra fiorisce, una terza si ricopre di
foglie, un’altra ancora di viticci, una quarta, infine, si trasforma in
uva. Ammira anche il grosso anello di nodi della canna, come l’ha fatto
il Creatore.
Da una sola terra provengono i serpenti, le fiere, i giumenti, la legna, i cibi
commestibili, l’oro, l’argento, il rame, il ferro, la pietra. Unica
è la sostanza dell’acqua; eppure da essa provengono le razze dei
pesci e degli uccelli: gli uni fatti per nuotare nelle acque, gli altri per
volare nel cielo.
Questo è il mare grande e spazioso ove risiedono rettili senza numero(Sal
103,25). Chi potrebbe descrivere la bellezza dei pesci che vi vivono? Chi, la
grandezza dei cetacei e le caratteristiche degli anfibi che abitano sulla terra
asciutta come nelle acque? Chi potrebbe parlare della profondità e dell’estensione
del mare o della poderosa violenza delle sue onde, quando si levano in alto?
Esso, tuttavia, è rimasto fermo nei suoi limiti, secondo il comando di
colui che disse: Fin qui giungerai e non oltre; in te stesso le tue onde si
deporranno con furia (Gb 38,11). E il mare, dal canto suo, rende chiara testimonianza
di quest’ordine ricevuto: ritirandosi con le sue onde, descrive una visibile
linea sulla spiaggia, come per dimostrare a chi guarda di non aver oltrepassato
i limiti impostigli.
Chi può sapere come sono fatti gli uccelli dell’aria? Alcuni di
essi muovono la lingua esperta nel cantare, altri hanno le penne multicolori,
altri ancora, come lo sparviero, sono capaci, mentre volano, di restare immobili
nel vuoto: infatti, per volontà di Dio, lo sparviero sta immobile con
le ali distese, guardando verso le regioni del sud (Gb 39,26). Chi fra gli uomini
può guardare l’aquila quando si leva in alto (cf. Gb 39,27)? Se
dunque il più sciocco degli uccelli si sottrae alla tua vista, una volta
levatosi in alto, come vuoi comprendere il Creatore di tutte le cose?
Quale persona conosce i nomi di tutte le fiere? Oppure, chi potrebbe esaminare
la fisiologia di ciascuna di esse? E allora, se non conosciamo neppure i nomi
delle fiere, come possiamo comprendere il loro Creatore?
Uno solo fu il comando di Dio, quando disse: La terra produca le bestie selvagge
e i giumenti e i rettili, secondo la loro specie (Gen 1,24). Fu così
che le diverse razze di animali, con un solo ordine, da una sola origine, vennero
alla luce: la mitissima pecora, il leone carnivoro e molti altri animali che
sembrano imitare, in diversi modi, i diversi caratteri umani: la volpe, ad esempio,
esprime l’astuzia maliziosa degli uomini; il serpente, ricorda gli amici
che feriscono con veleni; il cavallo che nitrisce rammenta la sensualità
degli adolescenti (cf. Ger 5,8); la laboriosissima formica stimola il neghittoso
e il pigro: infatti, quando un giovane vive oziosamente, la Scrittura, rimproverandolo,
lo esorta a prendere esempio dagli animali: O pigro, va’ dalla formica
e imitala e, osservando le sue vie, diventa ancor più sapiente di quella
(Pr 6,6). Vedendola, infatti, mettere da parte i cibi al momento opportuno,
imitala, facendo tesoro dei frutti delle opere buone per i secoli che verranno.
E ancora: Avvicinati all’ape e impara quanto sia operosa (Pr 6,8). Come
quella, infatti, volando intorno a fiori d’ogni genere, raccoglie il miele
che serve a te; allo stesso modo anche tu, percorrendo le divine Scritture,
afferra la tua salvezza. Quando ti sarai saziato di esse, esclamerai: Com’è
soave al mio gusto la tua parola! È più dolce del miele e del
favo alla mia bocca (Sal 118,103).
Allora il Creatore non è ancora più degno di essere glorificato?
Infatti, anche se tu non conosci come siano fatti tutti gli esseri, ciò
vuol forse dire che le creature siano inutili? Puoi conoscere le qualità
di tutte le piante? O puoi forse discernere tutti i benefici che derivano da
ogni animale? Dal veleno di vipera si preparano antidoti per la salute degli
uomini. Mi dirai che il serpente è orrendo. Temi il Signore, ed esso
non potrà nuocerti. Lo scorpione può pungerti; temi il Signore
e non ti pungerà. Il leone è affamato di sangue. Temi il Signore
e, come un tempo accadde a Daniele (cf. Dn 6,18), si accovaccerà accanto
a te. D’altronde, c’è da meravigliarsi per la potenza di
questi animali. Osserva lo scorpione, ad esempio, che possiede le sue armi nei
pungiglioni, altri hanno la forza riposta nei denti; altri ancora combattono
con le unghie; per il basilisco, invece, la potenza è nello sguardo.
Dalla varietà della creazione, dunque, puoi renderti in qualche modo
conto della grandezza del Creatore. Ma, forse, tu non conosci queste cose; forse
non t’importa nulla della natura che ti circonda.
XVIII CATECHESI BATTESIMALE
La speranza della resurrezione
1. La radice di ogni opera di bene è la speranza della
resurrezione. L'attesa della mercede, infatti, rafforza l'anima nella buona
azione. Ogni operaio è pronto ad assoggettarsi alle fatiche se vede un
guadagno delle fatiche stesse. Per quelli che lavorano senza la mercede scade
l'anima con il corpo. Il soldato che si aspetta il premio del combattimento
è pronto alle guerre. Nessuno militando per un re senza giudizio e che
non riconosce i premi delle fatiche, è pronto ad affrontare la morte
per lui. Così anche ogni anima che crede nella resurrezione giustamente
ha cura di sé; quella che, invece, non crede nella resurrezione è
consegnata alla rovina. Chi crede che il corpo attende la resurrezione ha cura
della veste e non lo contamina con la fornicazione. Chi non crede alla resurrezione
si dà alla fornicazione abusando del suo corpo come se fosse di un altro.
Grande dottrina e lezione della santa Chiesa cattolica è la fede nella
resurrezione dei morti. Grande e necessaria dottrina oppugnata da molti e comprovata
dalla verità. I greci la combattono, i samaritani la negano, gli eretici
la scherniscono. La contraddizione è multiforme, ma la verità
è uniforme.
La decomposizione del cadavere
2. I greci e ugualmente i samaritani adducono contro di noi questi motivi. L'uomo
che è morto cade, si decompone e tutto si dissolve in vermi che anche
muoiono. Tanta putredine e decomposizione riceve il corpo!… In che modo
dunque risorge? I pesci hanno mangiato i naufraghi ed i pesci stessi vengono
mangiati. Orsi e leoni maciullandole hanno divorato anche le ossa di quelli
che combattono contro le belve. Avvoltoi e corvi, beccano le carni di cadaveri
giacenti per terra, volano per tutto il mondo. Dove si ricompone quel corpo?
Può darsi che degli uccelli che l'hanno mangiato, chi muore in India,
chi in Persia, chi nella terra dei goti. Vento e pioggia disperdono la stessa
cenere di quelli che vengono cremati. Dove si ricompone il corpo?
A Dio tutto è vicino
3. Per te che sei piccolo uomo e debole, l'India è lontana dalla terra
gotica e la Spagna dalla Persia. A Dio, invece, che tiene tutta la terra in
un pugno, tutto è vicino. Non accusare Dio d'impotenza dalla tua debolezza,
piuttosto considera la sua potenza. Il sole che è una piccola opera di
Dio con la semplice diffusione dei raggi riscalda tutto il mondo, e l'aria che
Dio fece circonda quanto è nel mondo. Dio artefice del sole e dell'aria
è lontano dal mondo?
Supponi che siano stati mischiati insieme semi diversi per natura (a te che
sei debole nella fede propongo esempi di poco momento) e che questi diversi
semi siano racchiusi in un solo tuo pugno. Per te che sei uomo è arduo
o facile distinguere nel tuo pugno, riunire e assegnare al suo genere ciascuno
dei semi diversi, secondo la propria natura? Dunque se tu sei capace di distinguere
ciò che è contenuto nella tua mano, Dio non può distinguere
e assegnare quanto è nel suo pugno? Considera ciò che dico: è
empio negarlo.
La giustizia di Dio
4. Segui lo stesso criterio di giustizia ed entra in te stesso. Hai diversi
domestici, alcuni sono buoni, altri cattivi. Tu rispetti i buoni e castighi
i cattivi. Se tu sei giudice lodi i buoni e punisci gli scellerati. Se in te
che sei uomo mortale si salva il senso del giusto, in Dio che è il re
di tutto senza successore non c'è la rimunerazione della giustizia? È
empio negarlo. Considera ciò che dico. Molti omicidi sono morti impuniti
nel loro letto. Dov'è la giustizia di Dio? Spesso a un assassino reo
di cinquanta omicidi venne solo per una volta tagliata la testa. Dove sconterà
la pena per i quarantanove? Se dopo questo mondo non ci fosse un giudizio e
una retribuzione, tu accuseresti Dio di ingiustizia.
Non ti meravigliare per il differimento del giudizio. Chi è in gara dopo
la fine della competizione è incoronato o vituperato. Mai l'arbitro incorona
quelli che sono in gara, ma attende che tutti finiscano di gareggiare perché
dopo la graduatoria distribuisca il premio e la corona. Così anche Dio,
mentre il combattimento dura nel mondo aiuta parzialmente i giusti, poi li ricompensa
pienamente, alla fine.
La coscienza della resurrezione
5. Se la resurrezione dei morti per te non esiste perché condanni i violatori
dei sepolcri? Se il corpo si dissolve e la resurrezione è senza speranza,
perché chi viola il sepolcro incorre in una pena? Vedi che anche se tu
neghi con le labbra, rimane piena in te la coscienza della resurrezione.
Morti risorgeremo
6. Un albero abbattuto rifiorisce e l'uomo abbattuto non rifiorisce? Ciò
che è stato seminato e mietuto rimane sull'aia e l'uomo reciso da questo
mondo non rimane sull'aia? I tralci della vite e i rami degli alberi completamente
tagliati, trapiantati, ricevono la vita e portano frutto, l'uomo, poi, per il
quale le piante esistono, una volta sotterrato non risorgerà? Al confronto
delle fatiche quale è più grande, plasmare una statua che da principio
non c'era, o rifare di nuovo con la stessa forma una che si era rotta? Dio che
ci fece dal nulla, non potrà di nuovo far risorgere quelli che c'erano
e sono morti?
Ma tu non credi a quanto è scritto sulla resurrezione perché sei
greco. Contempla dalla natura questo e rifletti sulle cose che sino ad oggi
si vedono. Si semina il frumento, se piace, o qualsivoglia genere di semi. Appena
cade, come se morisse, va in putrefazione ed è inutile al nutrimento.
Ma quello putrefatto risorge verdeggiante e caduto piccolo risorge bellissimo.
Il frumento è fatto per noi. Per il nostro uso il frumento e i semi sono
fatti, non per se stessi. Quelle cose che per noi sono state create, morte rivivono,
e noi, motivo per i quali esse vivono, morti non risorgeremo?
Dio ogni anno opera la resurrezione
7. È tempo d'inverno come vedi. Gli alberi sono come morti. Dove sono
ora le foglie del fico? Dove i grappoli della vite? Nell'inverno questi sono
morti e nella primavera verdeggianti e quando viene il tempo, allora, come dalla
morte, rinasce la forza della vita. Dio guardando la tua infedeltà in
queste cose fenomeniche opera ogni anno la resurrezione perché, vedendo
ciò nelle cose inanimate, lo ritieni anche sulle animate. Le mosche e
le api spesso annegate nell'acqua dopo un po' risorgono, e il genere delle lamprede
d'inverno rimane immobile e d'estate poi risorge. A te che pensi cose umili
e vili ti vengono dati simili esempi. Ora chi concede ad esseri irragionevoli
e deprecabili di vivere oltre la natura, egli stesso a noi, per i quali fece
quelle cose, non la concederà?
La fenice
8. Ma i greci cercano una evidente resurrezione dei morti e dicono che anche
se queste cose risorgono, non del tutto sono andate in putredine. Essi cercano
di vedere apertamente l'animale putrefatto che risorge. Dio conosceva tale incredulità
degli uomini e per questo creò l'uccello chiamato fenice. Esso, come
scrive Clemente e i più narrano, è unigenito e venendo dalla terra
d'Egitto a intervalli di cinquecento anni dimostra la risurrezione, non nei
luoghi deserti, ma perché sia conosciuto il mistero che avviene, in una
città illustre in modo che l'incredibile sia toccato con mano.
Costruitosi un nido di mirra, di incenso e di altri aromi in un ciclo completo
di anni, entratovi, agli occhi di tutti muore e imputridisce. Poi, dalla putrefazione
della carne morta, nasce un verme e questo crescendo prende la forma di un uccello.
Credi alla cosa. Come del genere delle api, così vedi formarsi dai vermi
e dalle liquidissime uova penne di uccelli, ossi e nervi che spuntano. Poi la
suddetta fenice, mettendo le penne e divenuta perfetta quale era la prima fenice,
vola nell'aria, come anche quella che era morta, mostrando agli uomini apertamente
la resurrezione dei morti.
Meraviglioso uccello è la fenice, ma uccello irragionevole che mai canta
a Dio. Vola nell'aria, ma non sa che sia l'unigenito figlio di Dio. A questo
animale irrazionale che non conosce il suo creatore è data la resurrezione
dai morti. A noi, poi, che glorifichiamo Dio e osserviamo i suoi precetti non
è data la resurrezione?
La vita e la resurrezione
9. Ma poiché è lontano e raro l'esempio della fenice, e non lo
credono ancora, prendi una dimostrazione di quelle cose che ogni giorno accadono.
Cento o duecento anni prima, tutti quelli che parliamo e ascoltiamo dove eravamo?
Ignoriamo forse il principio della costituzione dei nostri corpi? Non sai che
siamo nati da elementi deboli, informi e uniformi? L'uomo è formato da
questo elemento uniforme e debole; e ciò che è debole divenuto
carne si muta nella robustezza dei tendini e nello splendore degli occhi, nell'olfatto
del naso, nell'udito degli orecchi, nella lingua che parla, nel cuore che palpita,
nell'operosità delle mani, nella velocità dei piedi e in tutte
le membra. E ciò che è debole diviene un fabbricatore di navi,
costruttore di case, architetto e operaio di arte, soldato, principe, legislatore
e re. Dio che, pertanto, ci fece da vili elementi non può farci risorgere
quando siamo morti? Chi ha dato corpo a una cosa vilissima non può far
di nuovo risorgere un corpo che è morto? Chi ha creato ciò che
non c'era, non potrà far risorgere ciò che esisteva ma è
morto?
Le dimostrazioni raziocinanti
10. Eccoti una dimostrazione evidente della resurrezione dei morti nel cielo
e tra gli astri attestata ogni mese. Infatti il corpo della luna completamente
esaurito, in modo che nulla si vede più, di nuovo aumenta e si stabilisce
in ciò che era prima. Per una dimostrazione perfetta della cosa, la luna,
dopo una serie di anni sparita, si cambia manifestamente in sangue e di nuovo
prende il corpo splendente. Dio ha preparato ciò perché tu, uomo,
che sei formato dal sangue credessi alla resurrezione dei morti e ciò
che vedi nella luna lo credessi anche per te. Con i greci usa queste argomentazioni.
Con quelli che non recepiscono le Scritture combatti con armi non scritturistiche,
ma prese solo dalle dimostrazioni raziocinanti. Da loro non è recepito
né chi è Mosè, ne chi Isaia, né il Vangelo, né
Paolo.
Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe
11. Passa ora ai samaritani che accettano solo la Legge e non ammettono i profeti.
Ad essi è inefficace come sembra la presente lettura di Ezechiele. Non
accettano, come dicevo, i profeti. Come persuaderemo i samaritani? Veniamo ora
agli scritti della Legge. Dio dice a Mosè: «Io sono il Dio di Abramo,
di Isacco e di Giacobbe» che ci sono e sussistono. Se Abramo, Isacco e
Giacobbe fossero morti, egli sarebbe Dio di quelli che non esistono. Quando
mai un re ha detto di essere il re dei soldati che non ha? Quando mai uno ha
mostrato la ricchezza che non possiede? Bisogna che Abramo, Isacco e Giacobbe
esistano perché Dio sia Dio di quelli che esistono. Non disse ero di
quelli, ma sono. Si tratta del giudizio. Abramo dice al Signore: «Chi
giudica tutta la terra non praticherà il giudizio?».
Analogie del Vecchio Testamento
12. I samaritani insensati contestano e dicono: ammesso che le anime di Abramo,
di Isacco e di Giacobbe rimangono, i loro corpi, però, non possono risorgere.
Se fu possibile che la verga di Mosè, il giusto, divenisse drago, non
è possibile che i corpi dei giusti vivano e risorgano? Ciò che
è avvenuto contro natura, non può ricostituirsi secondo natura?
Anche la verga di Aronne recisa e morta germogliò senza umore di acqua.
Pur trovandosi al coperto, tuttavia, germogliò come nei campi. Era in
luoghi aridi e in una notte diede i frutti delle piante da tempo irrigate. Se
la verga di Aronne risuscitò dai morti, non può risuscitare Aronne?
Dio che per conservargli il sommo sacerdozio compì il miracolo nel legno,
non può dare la resurrezione ad Aronne? Una donna contro natura diventò
sale. Se la carne si muta in sale, la carne non si può ricostituire in
carne? La moglie di Lot divenne una statua di sale e non può risorgere
la moglie di Abramo? Da quale potenza fu cambiata la mano di Mosè che
in un'ora divenne come neve e poi ritornò come prima? Certamente per
comando divino. Allora il comando divino era efficace, ora non più?
Gli increduli
13. O samaritani, i più stolti di tutti, sin da principio come fu fatto
l'uomo? Andate al primo libro della Scrittura che anche voi accettate: «E
Dio formò l'uomo dalla polvere di terra». La polvere fu mutata
in carne, e la carne non si può ricostituire di nuovo in carne? Bisogna
chiedervi come furono fatti i cieli, la terra e il mare? Come il sole, la luna
e gli astri? Come dalle acque gli uccelli e i pesci? Come dalla terra tutti
gli animali? Tante miriadi di creature passarono dal non essere all'essere e
noi uomini che abbiamo l'immagine di Lui non risorgeremo? Veramente la cosa
è piena di incredulità e grande è la condanna contro gli
increduli. Abramo chiama il Signore giudice di tutta la terra e quelli che imparano
la Legge sono increduli. È scritto che l'uomo viene dalla terra ma quelli
che leggono non credono.
Nella vita terrena il tempo del pentimento
14. Questo per gli infedeli, ma per noi che crediamo vale ciò che risulta
dai profeti. Alcuni che ricorrono ai profeti non credono alle Scritture e ci
adducono:
• Non si alzeranno gli empi nel giudizio;
• Se l'uomo scende nell'Ade non ne sale più;
• Non ti loderanno i morti, o Signore;
Essi fanno cattivo uso di quello che è scritto bene.
Ma conviene andare incontro anche ad essi come è permesso.
Se si dice che gli empi non risorgono nel giudizio significa questo: che risorgeranno
non nel giudizio, ma nella condanna. Dio non ha bisogno di molta indagine; nel
momento in cui gli empi risorgono li seguirà la condanna. Se si dice
che i morti non loderanno te, o Signore, significa che solo in questa vita c'è
spazio per la penitenza e il perdono. Quelli che lo utilizzano ti loderanno.
Dopo il decesso non è lecito a quelli che muoiono nei peccati, come beneficati,
lodare, bensì rimpiangere. La lode è di coloro che sono grati,
il pianto è dei fustigati. Allora i giusti loderanno e quelli che sono
morti nei peccati non hanno più tempo utile per il pentimento.
Le profezie dei profeti sulla resurrezione
15. Per quanto concerne: «se l'uomo scende nell'Ade non ne sale più»
vedi il seguito. È scritto infatti: «non ne sale più né
ritorna alla propria casa». Tutto il mondo passerà ed ogni casa
sarà distrutta. Come potrà tornare alla sua casa se ci sarà
poi un'altra terra nuova? Bisognava che avessero ascoltato Giobbe che dice:
«Per l'albero c'è la speranza. Se fu tagliato, di nuovo germoglierà
e il suo virgulto non cessa. Se la radice invecchia nel terreno e il tronco
perisce al suolo, germoglierà dall'umore dell'acqua e farà la
chioma come una pianta giovane. L'uomo che muore scompare? Il mortale deceduto
non c'è più?». Per infondere pudore e rossore (così
è da leggere interrogativamente non c'è più) dice che il
legno muore e risorge. Ma l'uomo per il quale gli alberi furono fatti, non risorgerà?
Perché tu non creda che io forzi il testo leggi il seguito. Dopo aver
detto, interrogando: «L'uomo deceduto non c'è più?»,
aggiunge «se, infatti, l'uomo muore, vivrà». E subito dice:
«Aspetterò sino a quando di nuovo io divenga». E altrove
ancora: «Egli resusciterà sulla terra la mia pelle che sopporta
queste cose».
Il profeta Isaia dice: «I morti risorgeranno e risusciteranno quelli che
sono nelle tombe». Apertamente il profeta Ezechiele che ci sta vicino,
dice: «Io aprirò i vostri sepolcri e vi porterò via da essi».
E Daniele dice: «Molti di quelli che dormono sotto la polvere della terra
risorgeranno, alcuni per la vita eterna, altri per l'obbrobrio eterno».
La resurrezione dei morti nella Sacra Scrittura
16. Molti passi scritturistici testimoniano la resurrezione dei morti. Molte
altre proposizioni abbiamo al riguardo. Ricordiamola solo di passaggio, e tralasciamo
la resurrezione di Lazzaro al quarto giorno; tralasciamo per brevità
di tempo il figlio della vedova, che risorse. E solo per ricordo si presenti
la figlia del capo della sinagoga. Si dica anche che le pietre si spaccarono
e molte salme di santi risuscitarono dalle tombe aperte. In primo luogo si ricordi
che Cristo risuscitò dai morti.
Ho tralasciato Elia e il figlio della vedova da lui resuscitato, ed Eliseo che
due volte risuscitò durante la vita e dopo essere morto. Da vivo operò
la resurrezione con un suo soffio. E perché non solo siano onorate le
anime dei giusti, ma si creda che nei corpi dei giusti c'è una forza,
un morto gettato nella tomba di Eliseo, appena ebbe a toccare il corpo del profeta,
riprese la vita. Il corpo morto del profeta compì un'opera dell'anima.
Egli giacendo morto diede la vita ad un morto, e diede la vita rimanendo ugualmente
tra i morti. Perché? Se fosse risorto Eliseo la cosa si sarebbe ascritta
alla sola sua anima. Per dimostrare che anche se l'anima non è presente,
c'è una forza nel corpo dei santi, per l'anima giusta che tanti anni
abitò in lui ed era al suo servizio. Non siamo increduli da sciocchi
come se la cosa non fosse avvenuta. I sudari e i grembiuli che sono esteriori,
accostati ai corpi dei malati, facevano sorgere le forze ai deboli. A più
forte ragione il corpo del profeta poté risuscitare un morto.
Pietro e Paolo
17. Molte cose sono da dire su questo se vogliamo esporre uno ad uno tutti fatti
meravigliosi accaduti. Per la precedente stanchezza, il digiuno di venerdì
e la veglia, le cose saranno dette di corsa. Con lo spargere poche parole ricevete
come buona terra il seme facendolo fruttificare in abbondanza. È da ricordare
che anche gli apostoli risuscitarono i morti. Pietro risuscitò Tabita
a Ioppe e Paolo Eutico nella Troade, così tutti gli altri apostoli, per
quanto non siano stati scritti i miracoli operati da ciascuno. Ricordate tutte
le cose dette nella prima lettera ai Corinzi che Paolo scrisse contro quelli
che dicevano: «In che modo i morti risorgono? In quale corpo vengono?».
Inoltre: «Se i morti non risorgono neanche Cristo è risorto»
e chiamò stolti quelli che non credono. Ivi è esposta tutta la
dottrina della resurrezione dei morti. Inoltre, anche nella lettera ai Tessalonicesi
scrisse: «Non vogliamo, fratelli, che ignoriate quanto concerne quelli
che sono morti perché non abbiate ad affliggervi come gli altri che non
hanno speranza» e tutte le cose che seguono, specialmente: «e prima
risorgeranno i morti in Cristo».
Lo splendore del corpo risorto
18. Ricordate soprattutto questo che dice Paolo quasi mostrandolo col dito:
«Bisogna che questo corpo corruttibile si rivesta d'incorruttibilità:
e che questo corpo mortale si rivesta d'immortalità». Questo corpo
risorgerà, non rimanendo debole quale è, ma esso stesso risorgerà.
Si trasformerà rivestendosi della incorruttibilità, come il ferro
accostato al fuoco diventa fuoco, o meglio come sa il Signore che lo risuscita.
Questo corpo risorgerà. Non rimarrà tale, ma eterno. Non avrà
bisogno di cibi per vivere, né di scale per la salita. Diviene spirituale,
qualche cosa di mirabile e non siamo capaci di dire quale. Allora i giusti,
dice, splenderanno come il sole, la luna e quasi splendore del firmamento. Dio
prevedendo la infedeltà degli uomini concesse a piccolissimi vermi d'estate
di emettere raggi luminosi dal corpo, perché da ciò che si vede
si crede a quello che si aspetta. Chi dona una parte può anche dare tutto.
Chi ha fatto risplendere di luce il verme molto più farà risplendere
l'uomo giusto.
Il corpo della resurrezione
19. Dunque risorgeremo tutti avendo corpi eterni ma non simili. Ma se uno è
giusto riceve un corpo celeste perché possa degnamente muoversi tra gli
angeli. Se qualcuno è peccatore riceve un corpo eterno capace di sopportare
la pena dei peccati, perché bruciando nel fuoco eterno non si consuma
mai. E giustamente Dio si comporta in questo modo con l'una e l'altra categoria.
Nulla da noi viene fatto senza il corpo. Bestemmiamo con la bocca e preghiamo
con la bocca. Fornichiamo con il corpo, col corpo siamo puri. Rubiamo con la
mano, diamo l'elemosina con la mano ed altre cose simili. Poiché ad ogni
cosa serve il corpo, anche nel futuro esso partecipa di quello che ha fatto.
Non perdere la salvezza celeste
20. Risparmiamo, dunque, il corpo e non abusiamone come di cose altrui. Non
diciamo come gli eretici che la veste del corpo è estranea, ma rispettiamola
come propria. Dovremo rendere conto al Signore di tutte le cose fatte mediante
il corpo. Non dire nessuno mi vede, non credere che non vi sia testimone per
le cose fatte. Spesso non è presente l'uomo, ma il Creatore è
un testimone leale, rimane fedele nel cielo e osserva quanto avviene. Le macchie
del peccato rimangono nel corpo. Come per una piaga estesa nel corpo, anche
se c'è stata una cura, rimane la cicatrice, così anche il peccato
ferisce l'anima e il corpo, e i segni delle cicatrici rimangono in tutti. Si
cancellano solo in quelli che ricevono il lavacro. Dio sana le antiche ferite
dell'anima e del corpo mediante in battesimo. Contro le future premuniamoci
noi stessi, tutti in comune, per custodire pura la veste del corpo e non perdere
la realtà, la salvezza celeste, per una vile fornicazione o lascivia
o qualche altro peccato, ma per ereditare il regno eterno di Dio, di cui con
la sua grazia renda degni tutti voi.
La professione di fede
21. Ciò sia detto a dimostrazione della resurrezione dei morti. La professione
di fede da noi ripetuta per voi, con ogni diligenza, con le stesse parole sia
da voi pronunziata e si fissi nella vostra memoria.
La spiegazione della fine del simbolo
22. La fede professata è contenuta nel seguito: «E in un solo battesimo
di penitenza per la remissione dei peccati e nella santa Chiesa cattolica, e
nella resurrezione della carne e nella vita eterna». Sul battesimo e sulla
penitenza si è parlato nelle catechesi precedenti. Le cose dette sulla
resurrezione dei morti sono state dette per spiegare: «e nella resurrezione
della carne». Le cose che rimangono sono dette per: «nell'unica
santa Chiesa cattolica». Di questa si potrebbe dire molto, ma lo diremo
in breve.
La Chiesa cattolica
23. Si chiama cattolica perché si diffonde per tutto il mondo da un confine
all'altro della terra; perché insegna universalmente e con esattezza
tutti i principi che giovano alla conoscenza degli uomini nelle cose visibili
ed invisibili, celesti e terrestri; perché è subordinato al suo
culto tutto il genere umano, capi e sudditi, dotti e indotti; perché
sana e cura da per tutto ogni specie di peccati dell'anima e del corpo che si
commettono. Essa ha in sé ogni conclamata virtù nelle opere, nelle
parole e in ogni carisma spirituale.
Le radici del termine Chiesa
24. È chiamata appropriatamente Chiesa perché convoca e raccoglie
insieme tutti, come nel Levitico dice il Signore: «Riunisci tutta la comunità
alla porta del tabernacolo del convegno». Degno di nota che il termine
ecclesiason (cioè convoca) per la prima volta si legge qui nelle Scritture,
quando il Signore costituì Aronne al sommo sacerdozio. Nel Deutoronomio
Dio dice a Mosè: «Convocami il popolo ed ascolti le mie parole
perché impari a temermi». Di nuovo ricorda il nome di Chiesa quando
parla delle tavole. In queste erano scritte tutte le parole che il Signore disse
per voi sul monte, in mezzo al fuoco, nel giorno della riunione. Quasi dicesse
più apertamente: «Nel giorno in cui chiamati dal Signore vi riuniste».
Il salmista canta: «Ti confesserò, Signore, nella grande chiesa,
tra gran popolo ti loderò».
La Chiesa non più assemblea di Israele
25. Prima il salmista aveva cantato: «Nella adunanza benedite Dio il Signore,
dalle sorgenti di Israele». Per le insidie tese contro il Salvatore i
giudei sono stati allontanati dalla grazia. Il Salvatore costruì per
i gentili una seconda santa Chiesa di cristiani, sulla quale disse a Pietro:
«E su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell'inferno
non prevarranno contro di essa». Di entrambe chiaramente profetando parlò
David. Della prima chiesa che fu abbandonata: «Odio il convegno dei malvagi».
Della seconda che fu edificata dice nello stesso salmo: «Signore, ho amato
il decoro della tua casa». Subito di seguito: «Nelle adunanze ti
loderò, Signore». Ripudiata quella che era in Giudea, per tutto
il mondo le Chiese di Cristo si estesero, delle quali si dice nei salmi: «Cantate
al Signore un canto nuovo, la sua lode nella Chiesa dei santi». Il profeta
dice ai giudei cose consentanee: «Non mi compiaccio di voi, dice il Signore
onnipotente». Subito continua:«Perché dal sorgere del sole
sino al tramonto il mio nome è glorificato tra le genti». Di questa
santa Chiesa cattolica scrive Paolo a Timoteo: «Perché tu sappia
in che modo devi comportarti nella casa di Dio, che è la Chiesa di Dio
vivo, colonna e fondamento della verità».
La Chiesa cattolica e la chiesa degli eretici
26. Il nome di chiesa si addice a cose diverse, come della moltitudine nel teatro
degli efesini è scritto: «Dopo aver detto ciò sciolse l'adunanza».
Giustamente qualcuno potrebbe chiamare, e con fondamento, chiesa dei malvagi
le adunanze degli eretici. Mi riferisco ai marcioniti, manichei ed altri. Perciò
ti è data saldamente la fede «nell'una santa Chiesa cattolica»
perché, fuggendo le riunioni degli abominevoli, tu aderisca in tutto
alla santa Chiesa cattolica, nella quale sei rinato.
Se poi passi per le città non chiedere semplicemente dov'è il
«curiacon» (casa del Signore). Anche le eresie degli empi pretendono
di chiamare «curiaca» le loro spelonche. Né dove si trova
la chiesa, ma dove è la Chiesa cattolica. Questo è proprio il
nome di quella santa e madre di noi tutti. Essa è la sposa di nostro
Signore Gesù Cristo, unigenito figlio di Dio. È scritto infatti:
«Come Cristo amò la Chiesa e si è sacrificato per essa»
e il resto che segue. Essa è figura ed imitazione di quella in alto,
Gerusalemme, che è libera e madre di tutti noi. Prima era sterile ed
ora è di molta prole.
La pace, confine della Chiesa
27. Fu ripudiata la prima, nella seconda Chiesa cattolica, come dice Paolo:
«Dio al primo posto stabilì gli apostoli, al secondo i profeti,
al terzo i dottori, poi le potenza, poi i carismi delle guarigioni, le assistenze,
i governi, i generi delle lingue» ed ogni specie di virtù. Mi riferisco
alla saggezza e all'intelletto, alla temperanza e alla giustizia, all'elemosina
e alla misericordia, e alla pazienza invitta nelle persecuzioni. Questa Chiesa,
con le armi della giustizia nella destra e nella sinistra, con la gloria e l'ignominia,
per prima nelle persecuzioni e nelle tribolazioni ha cinto i santi martiri di
corone intrecciate dei vari fiori della pazienza. Ora in tempo di pace per grazia
di Dio riceve il dovuto onore dai re, dalle autorità e da uomini di ogni
ceto e nazione. I re delle nazioni che abitano le singole regioni hanno i limiti
del loro dominio. La sola vera santa Chiesa cattolica ha, per tutto il mondo,
un potere infinito. Dio pose - come è scritto - la pace come confine
ad essa. Se sulla Chiesa volessi parlare di ogni cosa mi occorrerebbero molte
ore per il discorso.
L'impegno per la vita eterna
28. Se siamo istruiti e ci comportiamo bene in questa Chiesa cattolica, avremo
il Regno dei Cieli ed erediteremo la vita eterna, per la quale tutto sopportiamo
per riceverla come guadagno dal Signore. Non è un obiettivo di piccole
cose, ma l'impegno per la vita eterna. Perciò nella professione di fede
impariamo che dopo le parole «e nelle resurrezione della carne»,
cioè dei morti, di cui abbiamo parlato, «crediamo nelle vita eterna»
per la quale noi cristiani lottiamo.
La vita eterna
29. Realmente e veramente il Padre è la vita che per mezzo del Figlio
fa scaturire nello Spirito Santo doni celesti per tutti. Per la sua misericordia
verso noi uomini sono stati promessi infallibilmente quelli della vita eterna.
È da credere che questo è possibile. Bisogna credere non per la
nostra debolezza ma guardando la sua potenza: «Tutto è possibile
a Dio». Che ciò sia possibile e che aspettiamo la vita eterna lo
dice Daniele: «Coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno
come stelle per sempre», ecc. Dice Paolo: «Così saremo sempre
col Signore». Essere sempre col Signore significa vita eterna. Chiaramente
il Salvatore dice nel Vangelo: «Quelli andranno al supplizio eterno, i
giusti, invece, alla vita eterna».
Le vie per la vita eterna
30. Molte sono le prove della vita eterna. Noi desideriamo acquistare questa
vita eterna e le Sacre Scritture ci mostrano i modi dell'acquisto. Per la lunghezza
del discorso addurremo poche testimonianze, lasciando le altre alla ricerca
dei volenterosi. Ora mediante la fede. È scritto, infatti: «Chi
crede nel figlio ha la vita eterna», ecc. Di nuovo egli stesso dice: «In
verità, in verità, vi dico: chi ascolta la mia parola e crede
a chi mi ha mandato ha la vita eterna», ecc. Ora mediante la predicazione
del Vangelo. Dice infatti: «Chi miete riceve la mercede e porta il frutto
per la vita eterna». Ora per il martirio e la confessione di Cristo. Dice
infatti: «Chi odia la sua anima in questo mondo la custodirà per
la vita eterna». E ancora con l'anteporre Cristo alle ricchezze e alla
parentela: «e chiunque ha lasciato fratelli e sorelle, ecc. erediterà
la vita eterna». Ora per l'osservanza dei precetti: «Non fornicare,
non uccidere» e il resto che segue, come Gesù rispose a chi gli
si era avvicinato chiedendogli: «Maestro buono che debbo fare per avere
la vita eterna?». Ora recedendo dalla cattive azioni e servendo Dio. Dice
infatti Paolo: «Liberáti dal peccato e divenuti servi di Dio avete
il vostro frutto nella santificazione, e per fine la vita eterna».
Le vie alla vita eterna
31. Molti sono i modi, e li ho tralasciati per l'abbondanza della materia, nella
ricerca della vita eterna. Il Signore è molto misericordioso. Non una,
non due, ma molte vie d'entrata aprì alla vita eterna perché tutti
ne fruissero liberamente per quanto era in lui. Le cose che ci sono state dette
in modo conveniente sulla vita eterna riguardano l'ultimo precetto, la fine
di quelli che professiamo nel credo. Potessimo noi tutti, quelli che insegnano
e quelli che ascoltano, per grazia di Dio conseguirla.
Preparare l'anima ai carismi celesti
32. Del resto, fratelli carissimi, la parola di insegnamento vi esorta a preparare
l'anima a ricevere i carismi celesti. Sulla santa ed apostolica fede a voi tramandata
per la diffusione, abbiamo tenuto nei passati giorni della quaresima quante
istruzioni per grazia di Dio ci erano lecite. Non che solo questo avremmo dovuto
dire; molto è stato omesso e forse meglio da maestri più validi
si sarebbe proposto alla riflessione. Il giorno della santa Pasqua si avvicina
e la nostra carità in Cristo sarà illuminata dal lavacro della
rigenerazione. Di nuovo sarete istruiti, Dio volendo, su cose appropriate: con
quale pietà e ordine è necessario che i chiamati entrino; per
quale motivo si compie ciascuno dei sacri misteri del battesimo; con quale devozione
e ordine dopo il battesimo si deve andare al santo altare di Dio e lì
gustare i misteri spirituali e celesti, perché la vostra anima, prima
illuminata dalla parola d'insegnamento, conosca la grandezza di ogni carisma
elargito da Dio.
Le catechesi mistagogiche
33. Dopo il santo e salutare giorno di Pasqua, subito dal secondo giorno dopo
il sabato, nei singoli giorni seguenti della settimana, dopo la sinassi, entrando
nel luogo santo della resurrezione, ascolterete, Dio volendo, altre catechesi.
In esse di nuovo sarete istruiti sui motivi di ciascuna delle cose avvenute
ricevendo le prove del Vecchio e del Nuovo Testamento. Prima su ciò che
è stato fatto antecedentemente al battesimo; poi in che modo siete stati
purificati dai peccati, per mezzo del Signore, con il lavacro d'acqua nella
parola; poi come siete divenuti sacerdotalmente partecipi del nome di Cristo,
come vi è stato dato il sigillo della comunione dello Spirito Santo;
dei misteri sull'altare del Nuovo Testamento, che qui hanno avuto inizio; che
cosa di essi hanno tramandato le Sacre Scritture, e quale sia la loro efficacia
e come avvicinarsi ad essi, il modo e quando è necessario riceverli.
Alla fine di tutto vi dirò come nell'avvenire bisogna comportarsi con
le opere e le parole nella dignità di grazia perché tutti voi
possiate conseguire la vita eterna. E ciò, se Dio vuole, vi sarà
spiegato.
La redenzione è vicina
34. Per il resto fratelli, rallegratevi sempre nel Signore, lo ripeto, rallegratevi.
La vostra redenzione è vicina e il celeste esercito degli angeli attende
la vostra salvezza. Già si sente la voce di chi grida nel deserto: «Preparate
la via del Signore». Grida il profeta: «Voi che avete sete venite
all'acqua». E subito il seguito: «Ascoltatemi e mangiate ciò
che è buono e la vostra anima godrà nei beni». E non molto
dopo ascolterete la bella lettura che dice: «Sii raggiante, nuova Gerusalemme,
poiché arriva la tua luce». Di questa Gerusalemme il profeta disse:
«Dopo sarai chiamata città della giustizia; Sion città fedele»
per la Legge che venne da Sion e la parola del Signore che venne da Gerusalemme.
Di qui si sparse come la pioggia su tutta la terra.
Il profeta per voi ad essa dice: «Gira intorno i tuoi occhi e vedi riuniti
i tuoi figli». Essa risponde: «Chi sono questi che come nubi e come
colombe con i colombini volano su di me?». Le nuvole per la parte spirituale,
le colombe per la semplicità E di nuovo: «Chi udì tali cose?
O chi vide così? La terra ha partorito in un sol giorno ed è nato
il popolo d'un tratto? Sion partorì e diede alla luce i suoi figli».
Tutto sarà pieno di gioia ineffabile per il Signore che dice: «Ecco
faccio Gerusalemme ad esaltazione e il popolo a mio gaudio».
La misericordia di Dio
35. Sia lecito dire a voi anche questo: «Rallegratevi cieli ed esulti
la terra» ecc. Perché «Dio ha avuto misericordia della sua
gente ed ha consolato i poveri del suo popolo». Questo avverrà
per la misericordia di Dio che vi dice: «Io farò sparire le tue
iniquità come nuvola e come nebbia i tuoi peccati». Voi che siete
degni del nome di fedeli (e per voi è scritto: «Ai miei servi si
impone un nome nuovo, che sarà benedetto sulla terra») direte con
gioia: «Benedetto Dio e Padre del Signore Gesù Cristo che ha benedetto
noi con ogni benedizione spirituale tra i celesti in Cristo, nel quale abbiamo
la redenzione del suo sangue, il perdono dei peccati secondo la ricchezza della
sua grazia che sovrabbondò in noi» ecc. E di nuovo: «Dio
che è ricco di misericordia, per la sua grande carità con la quale
ci amò pur essendo noi morti per le cadute, ci ravvivò in Cristo».
Così ancora lodate il Signore, l'autore dei beni, dicendo: «Quando
apparve la benignità e la misericordia del salvatore nostro Dio, non
per le opere di giustizia che noi facemmo, ma per la sua misericordia ci salvò,
mediante il lavacro della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo
che diffuse abbondantemente su di noi per mezzo di Gesù Cristo nostro
Signore, perché giustificati dalla sua grazia divenissimo eredi nella
speranza della via eterna». Lo stesso Dio e padre del nostro Signore Gesù
Cristo, il padre della gloria vi dia lo spirito della sapienza e della rivelazione
nella sua conoscenza. Vi custodisca con gli occhi della mente illuminati per
tutto il tempo nelle opere, nelle parole e nei buoni pensieri. A lui gloria,
onore e potenza per mezzo di nostro Signore Gesù Cristo con lo Spirito
Santo ora e sempre e per tutti i secoli infiniti.
I CATECHESI MISTAGOGICA
Con lettura della prima epistola cattolica di Pietro, dalle parole: «Siate
temperanti, vigilate» fino alla fine dell'epistola.
Riflettere sul battesimo
1. Desideravo da tempo, o veri e amati figli della chiesa, di parlarvi di questi
misteri spirituali e celesti. Ma ben sapendo che l'occhio ha più credibilità
dell'orecchio, ho atteso la presente circostanza. Vi guiderò trovandovi
più disponibili alle cose da dire per questa serata, nel prato del paradiso
più luminoso e odoroso. Siete nelle condizioni migliori e più
sensibili ai misteri divini, per il battesimo divino e vivificante. Dunque,
bisogna ormai imbandire la tavola degli insegnamenti di perfezione. Ve li daremo
con molta cura perchè voi possiate percepire ciò che è
avvenuto per voi in questa sera del battesimo.
Rinunzia a satana, il Faraone
2. Siete prima venuti nella parte esterna dove si amministra il battesimo e
rivolti verso occidente avete ascoltato e vi è stato ordinato di stendere
la mano rinunziando a satana come se fosse presente. È necessario per
voi sapere che questo nella storia antica era una figura. Quando il Faraone,
tiranno aspro e crudele, angariava il popolo libero e generoso degli ebrei,
Dio mandò Mosè a farli uscire da questa dura schiavitù
degli egiziani. Le porte furono unte col sangue dell'agnello, perchè
lo sterminatore risparmiasse le case che avevano il segno del sangue, e il popolo
degli ebrei fu inaspettatamente liberato. Mentre li inseguiva, dopo che si erano
liberati, vide che straordinariamente il mare si apriva davanti a loro. Tuttavia
andò avanti, calcando orma su orma e improvvisamente fu sommerso e inghiottito
in mezzo al Mar Rosso.
Mosè e Cristo
3. Trasferisciti con me ora dalla cose antiche alle nuove, dal simbolo alla
realtà. Lì era Mosè, da Dio mandato in Egitto, qui Cristo
dal Padre mandato nel mondo. Lì per fare uscire dall'Egitto il popolo
oppresso, qui perchè Cristo liberasse quelli che nel mondo sono oppressi
dal peccato. Lì il sangue dell'agnello fu la deviazione dello sterminatore,
qui il sangue dell'Agnello immacolato Gesù Cristo è il rifugio
contro i demoni. Il tiranno inseguì l'antico popolo fino al mare, e il
demonio audace, turpe e principe del male ti inseguì sino alle stesse
sorgenti della salvezza. Quello fu sommerso nel mare, questo scomparve nell'acqua
della salvezza.
La rinunzia a satana
4. Tu poi ti senti ordinare di stendere la mano e dire come ad uno che ti è
presente: «Rinunzio a te, satana». Voglio anche spiegarvi perchè
vi siete voltati ad occidente. È opportuno. L'occidente è il luogo
delle tenebre visibili, una oscurità che essendo tenebrosa nelle tenebre
ha il potere. Per questo simbolicamente guardando verso occidente, avete rinunziato
a quel principe oscuro e tetro. Che cosa, stando in quella posizione, disse
a ciascuno di voi? «Rinunzio a te, satana, cattivo e crudele tiranno e
non temo più la tua forza. Cristo l'ha distrutta, partecipando con me
al sangue e alla carne. Egli ha abolito mediante le sofferenze la morte con
la morte in modo che io non sia più soggetto alla schiavitù. Rinunzio
a te serpente ingannevole e capace di tutto. Rinunzio a te che sei insidioso
e simulando amicizia hai compiuto ogni malvagità. Tu hai ispirato ai
nostri protoparenti l'apostasia. Rinunzio a te, satana, autore e complice di
ogni malvagità».
Le opere di satana
5. Nella seconda parte della formula poi tu impari a dire: «E alle tue
opere». Le opere di satana sono tutti i peccati, dai quali bisogna stare
lontano, come chi fugge per sempre dal tiranno getta anche le sue armi. Ogni
specie di peccato si inserisce nelle opere del diavolo. Inoltre sappi che quanto
tu dici soprattutto in quel terribile momento viene scritto lettera per lettera
nei libri invisibili di Dio. Dunque commettendo qualche cosa che sia, invece,
contraria, sarai giudicato come spergiuro. Rinunzia perciò alle opere
di satana, dico; ad ogni opera e pensiero che siano contrari alla parola promessa.
La pompa del diavolo
6. Poi tu dici: «Ad ogni sua pompa». La pompa del diavolo è
la mania del teatro, delle corse dei cavalli, della caccia e di ogni simile
vanità, da cui pregando di essere liberato il santo chiede a Dio: «Distogli
i miei occhi dal guardare le cose vane». Non ti sia gradita la passione
per il teatro, ove si hanno gli spettacoli dissoluti dei mimi, che sono di violenza
e di ogni indecenza, e le danze furiose di uomini effeminati. Nè la passione
di quelli che nella caccia si espongono alle fiere per lusingare il loro sventurato
stomaco. Per prendersi cura dei cibi per il ventre, diventano veramente cibo
del ventre di bestie feroci. A dirla esplicitamente, per il dio ventre espongono
la loro vita in combattimenti sui precipizi. Fuggi le corse dei cavalli, spettacolo
frenetico che fa scadere le anime. Tutto questo è la pompa del diavolo.
La contaminazione
7. Ma anche quello che si appende nei templi degli idoli e nelle feste, come
carni, pani e altre simili cose contaminate dalla invocazione di demoni infami,
è da inserire nella pompa del diavolo. Il pane e il vino dell'eucarestia
prima della santa epiclesi dell'adorabile Trinità, erano pane e vino
comuni. Dopo l'epiclesi, invece, il pane diventa corpo di Cristo e il vino sangue
di Cristo. Allo stesso modo gli alimenti della pompa di satana, che sono per
loro natura comuni, con l'invocazione dei demoni diventano impuri.
Il culto del diavolo
8. Dopo ciò tu dici: «E al suo culto». Il culto del diavolo
è la preghiera nei templi pagani e tutto ciò che si fa ad onore
degli idoli insensibili: accendere le lampade e bruciare incenso alle sorgenti
dei fiumi, come alcuni ingannati dai sogni o dai demoni. Si arriva a questo
credendo di trovare la guarigione dei mali corporali. Non partecipare a cose
siffatte. Gli auspici, la divinazione, gli auguri, gli amuleti, le scritte sulle
lamine, le magie, ed altri malefici e altre pratiche simili sono culto del diavolo.
Fuggine dunque lontano. Se vi ricadi, dopo esserti allontanato da satana per
aderire a Cristo, tu sperimenterai un tiranno più crudele. Egli prima
ti trattava come un familiare e ti risparmiava una dura schiavitù, ora
invece è molto inferocito contro di te. E tu sarai privato di Cristo
e proverai quello. Non hai ascoltato la "Storia antica" che ci racconta
di Lot e delle sue figlie? Non fu salvato con le figlie raggiungendo la montagna,
mentre la moglie divenne una colonna di sale, immobilizzata per sempre nel ricordo
della cattiva intenzione e del voltarsi indietro? Attenzione dunque a te stesso
e non ritornare indietro, dopo aver messo la mano all'aratro, all'amara consuetudine
di questa vita. Ma fuggi sulla montagna verso Gesù Cristo, la pietra
non tagliata con le mani che ha riempito l'universo.
La professione di fede verso oriente
9. Quando tu rinunzi a satana, cancellando ogni patto con lui, tu distruggi
le vecchie alleanze con l'inferno. Ti si apre il paradiso di Dio, che piantò
ad oriente da dove per la disubbidienza fu esiliato il nostro primo genitore.
E simbolo di ciò è il tuo voltarti da occidente ad oriente, regione
della luce. Allora ti si disse di pronunziare: «Credo nel Padre, nel Figlio
e nello Spirito Santo e in un solo battesimo di penitenza». Di questo,
ti è stato largamente parlato, nelle catechesi precedenti, come la grazia
di Dio ci ha concesso.
Sii vigile
10. Rafforzato da queste parole, sii vigile. Infatti «il nostro avversario
il diavolo - come si è letto prima - si aggira come un leone, cercando
chi divorare». Nel passato divorava la morte che aveva il sopravvento.
Dopo il sacro lavacro della rigenerazione, Dio ha tolto il pianto da ogni volto.
Non piangerai più, spogliato dell'uomo vecchio, ma festeggerai, avendo
indossato l'abito della salvezza Gesù Cristo.
Il Santo dei Santi
11. Questo è avvenuto nell'edificio esteriore. Dio volendo, quando per
ordine con i discorsi mistagogici entreremo nel Santo dei Santi, allora conosceremo
i simboli delle cose che si compiono. A Dio gloria, potenza e grandezza con
il Figlio e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli.
II CATECHESI MISTAGOGICA
Con lettura dell'Epistola ai Romani, dalle parole: «O
non sapete che quanti siamo stati battezzati in Gesù Cristo, siamo stati
battezzati nella sua morte» fino a «non siete più sotto la
legge, ma sotto la grazia».
La spiegazione dei riti del battesimo
1. Sono a voi utili queste istruzioni quotidiane sui misteri e i nuovi insegnamenti
che proclamano nuove situazioni, tanto più che voi siete stati rigenerati
dal vecchio al nuovo. Per questo è necessario che io per ordine vi esponga
il seguito della mistagogia di ieri per comprendere la simbologia dei riti che
si sono svolti su di voi nell'interno dell'edificio.
Spogliarsi della tunica
2. Appena entrati vi siete tolti la tunica. Ciò per la raffigurazione
che si eliminava l'uomo vecchio con le sue abitudini. Spogliati siete rimasti
nudi, imitando in ciò Cristo nudo sulla croce. Egli nella nudità
spogliò i principati e le potestà trionfando a fronte alta sulla
croce. Poiché nelle vostre membra si nascondevano le potenze avverse,
non vi è più permesso portare la vecchia tunica. Non vi parlo
minimamente della tunica visibile, ma dell'uomo vecchio che si corrompe nelle
passioni ingannatrici. L'anima che una volta se ne sia spogliata non se ne rivesta
di nuovo, ma dica con la sposa di Cristo nel "Cantico dei Cantici":
«Mi sono spogliata della tunica, perché indossarla?». Che
meraviglia! Siete stati nudi davanti agli occhi di tutti e non vi siete arrossiti.
Portavate veramente l'immagine del primo uomo Adamo, che nel paradiso era nudo
e non si vergognava.
L'unzione
3. Poi svestiti siete stati unti con l'olio esorcizzato, dalla cima dei capelli
sino all'estremità del corpo, divenendo partecipi del buon ulivo che
è Gesù Cristo. Recisi dall'oleastro siete stati innestati nell'ulivo
buono e siete divenuti partecipi dell'abbondanza dell'ulivo. L'olio esorcizzato
simboleggia la partecipazione all'abbondanza del Cristo che mette in fuga ogni
traccia di potenza avversa. Come le insufflazioni dei Santi e la invocazione
del nome di Dio e la preghiera riceve una tale forza che non solo purifica bruciando
le tracce dei peccati, ma anche insegue le potenze invisibili del maligno.
Morte e vita
4. Dopo per mano siete stati condotti alla santa piscina del divino battesimo
come il Cristo dalla croce alla tomba che vi è davanti. Ognuno è
stato interrogato se crede nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Avete fatto la confessione salutare e vi siete immersi per tre volte nell'acqua
e di nuovo siete risaliti simboleggiando la sepoltura di tre giorni del Cristo.
Come il nostro Salvatore passò tre giorni e tre notti nel cuore della
terra, così anche voi con la prima emersione avete imitato il primo giorno
del Cristo sottoterra e nella immersione la notte. Colui che è nella
notte più non vede e chi, invece, è nel giorno vive la luce, così
nella immersione, come nella notte, nulla vedete, ma nella emersione di nuovo
vi trovate come nel giorno. Nello stesso tempo siete morti e rigenerati. Quest'acqua
salutare fu la vostra tomba e la vostra madre. Ciò che disse Salomone
per altre cose si può adattare a voi. Nel passo infatti disse: «C'è
il tempo di nascere e il tempo di morire». Per voi l'inverso: il tempo
di morire è il tempo di nascere. Un solo tempo ha conseguito le due cose:
la vostra nascita ha coinciso con la morte.
La realtà della salvezza
5. O cosa strana e paradossale! Non siamo veramente morti, né veramente
seppelliti, né veramente crocifissi e risuscitati, ma l'imitazione in
immagine è salvezza nella realtà. Il Cristo è stato realmente
crocifisso, realmente seppellito e realmente è risorto. Ogni grazia ci
è stata elargita perché partecipando alle sue sofferenze lo imitiamo
guadagnando in realtà la salvezza. O misericordia senza misura! Cristo
ha ricevuto i chiodi nelle sue mani pure ed ha sofferto; a me, invece, senza
soffrire e penare, per la partecipazione è donata la salvezza.
Simbolo della passione di Cristo
6. Nessuno creda che il battesimo conferisca solo la remissione dei peccati
e la grazia dell'adozione di figlio, come il battesimo di Giovanni che procura
soltanto la remissione dei peccati. Ma noi sappiamo esattamente che come è
la purificazione dei peccati e l'intermediario del dono dello Spirito Santo,
così è il simbolo della passione di Cristo. Per questo Paolo poco
fa ha proclamato altamente: «Ignorate che quanti siamo stati battezzati
in Gesù Cristo, siamo stati battezzati nella sua morte? Noi siamo stati
sepolti con lui mediante il battesimo». Questo diceva forse per alcuni
che ammettevano il battesimo come intermediario della remissione dei peccati
e della figliolanza dell'adozione e non la partecipazione in figura della vera
passione di Cristo.
Una stessa pianta
7. Sappiamo dunque che quanto Cristo sopportò, l'ha sofferto in realtà
e non in apparenza per noi e per la nostra salvezza, e noi diveniamo partecipi
della sua passione. Paolo lo proclama con tutta franchezza: «Se siamo
divenuti una stessa pianta con lui per la somiglianza nella sua morte, lo saremo
anche per la resurrezione». Ben detto: «una stessa pianta».
Qui fu piantata la vera vigna e noi, per la partecipazione al battesimo della
morte, siamo divenuti una stessa pianta con lui. Approfondisci con molta attenzione
le parole dell'Apostolo. Non dice: se siamo divenuti una medesima pianta con
lui per la morte, ma per la somiglianza alla sua morte. In realtà in
Cristo c'è stata la morte vera, l'anima si è separata dal corpo,
la sua sepoltura fu vera e il suo santo corpo fu avvolto in un lenzuolo puro.
In lui tutto è veramente avvenuto. Per noi è solo una somiglianza
di morte e di sofferenze, ma per la salvezza non è somiglianza, ma verità.
Una nuova vita
8. Abbastanza istruiti in queste cose vi prego di ritenerle a memoria perché
io indegno vi possa dire: «Vi amo perché sempre vi ricordate di
me, ritenendo le tradizioni che vi ho trasmesso». Dio è potente.
Egli che da morti vi ha reso vivi, vi concede di condurre una nuova vita. A
lui la gloria e la potenza ora e per i secoli. Amen.
III CATECHESI MISTAGOGICA
Con la lettura tolta dalla prima epistola cattolica di
Giovanni dalle parole: «Ora voi avete l'unzione (crismazione) ricevuta
dal Santo e tutti avete la scienza» fino a «e non veniamo svergognati
da lui alla sua venuta».
L'unzione
1. Battezzati nel Cristo e di Lui rivestiti siete divenuti conformi al Figlio
di Dio. Infatti Dio che ci ha predestinati all'adozione a figli, ci ha resi
conformi al corpo glorioso di Cristo. Ormai divenuti partecipi di Cristo, siete
naturalmente chiamati Cristi. Di voi dice il Signore: «Non toccate i miei
Cristi». Siete divenuti Cristi ricevendo il sigillo dello Spirito Santo.
Tutto si è compiuto in voi figuratamente, poiché siete le immagini
di Cristo.
Egli dopo che fu battezzato nel fiume Giordano e comunicò alle acque
il contatto della sua divinità, ne risalì e su di lui scese lo
Spirito Santo nel suo essere. Il simile si posava sul simile. Anche per voi
ugualmente quando siete saliti dalla piscina delle sacre acque, fu conferito
il crisma, il quale è figura di Colui che unse il Cristo. È lo
Spirito Santo di cui il beato Isaia nella profezia parla in persona del Signore:
«Lo Spirito del Signore è su di me. Per questo mi ha unto, per
mandarmi ad evangelizzare i poveri».
L'unzione dello Spirito Santo
2. Cristo non fu unto di olio o di profumo materiale dall'uomo, ma dal Padre,
avendolo designato Salvatore di tutto il mondo, lo unse di Spirito Santo, come
Pietro disse: «Dio unse Gesù di Nazaret di Spirito Santo».
Il profeta David esclamava: «Il tuo trono, o Dio, è per i secoli
dei secoli. Lo scettro di giustizia è lo scettro del tuo regno. Tu hai
amato la giustizia e odiato l'iniquità. Per questo Dio, il tuo Dio, ti
ha unto dell'olio di letizia sopra i tuoi eguali».
Come il Cristo fu veramente crocifisso e sepolto e risuscitò, anche voi,
per il battesimo, in similitudine siete stati degni di essere con lui crocifissi,
sepolti e resuscitati. Così per il crisma. Egli è stato unto dell'olio
spirituale di esultazione, cioè dello Spirito Santo chiamato olio di
esultazione perché è l'autore della gioia spirituale. Voi siete
stati unti di balsamo divenendo partecipi e compagni di Cristo.
Lo Spirito Santo Vivificatore
3. Attento però a non pensare che quello sia un semplice balsamo. Come
il pane dell'eucarestia, dopo l'invocazione dello Spirito Santo non è
più semplice pane, ma corpo di Cristo, così anche questo sacro
balsamo, dopo l'invocazione, non è più semplice balsamo, o come
si potrebbe dire comune, ma crisma di Cristo, divenuto efficace della sua divinità
per la presenza dello Spirito Santo. Ti vengono unti simbolicamente di quel
balsamo la fronte e tutti gli altri sensi. Il corpo è unto di questo
balsamo visibile, ma l'anima è santificata dallo Spirito Santo vivificatore.
L'unzione delle diverse parti del corpo
4. Innanzi tutto siete stati unti sulla fronte per essere liberati dalla vergogna
che il primo uomo prevaricatore portava ovunque, e per contemplare col viso
scoperto la gloria del Signore come in uno specchio. Poi sugli orecchi perché
abbiate gli orecchi di cui ebbe a dire Isaia: «Il Signore mi ha dato un
orecchio per intendere». E il Signore nei vangeli: «Chi ha orecchi
per intendere intenda». Poi sulle narici affinché, ricevendo il
profumo di Dio, possiate dire: «Noi siamo per Dio il buon odore di Cristo
tra quelli che sono salvi». Poi sul petto perché: «rivestiti
della corazza della giustizia possiate resistere agli inganni del diavolo».
Come il Salvatore, dopo il battesimo e la discesa dello Spirito Santo, uscì
a combattere contro l'avversario, così anche voi dopo il santo battesimo
e la mistica unzione, rivestiti della intera armatura dello Spirito Santo, resistete
alla potenza avversaria e combattetela dicendo: «Posso tutto in Cristo
che mi dà la forza».
Il nome cristiano
5. Giudicati degni di questa santa cresima siete stati chiamati cristiani, inverando
per la vostra rigenerazione anche il nome. Infatti, prima di essere degni del
battesimo e della grazia dello Spirito Santo, non eravate sufficientemente meritevoli,
ma v'incamminavate per divenire cristiani.
Le prefigurazioni bibliche
6. Bisogna sapere che il simbolo della cresima si trova nell'antica Scrittura.
Infatti, quando Mosè comunicò al fratello l'ordine di Dio di costituirlo
sommo sacerdote, lo lavò nell'acqua e lo unse. Fu chiamato Cristo per
questa unzione naturalmente simbolica. Così il sommo sacerdote elevando
Salomone a Re lo unse dopo che si bagnò nel torrente Ghicon. Ma queste
cose avvenivano loro simbolicamente. Invece, per voi non è in figura
ma in verità, perché di chi fu unto in realtà dallo Spirito
Santo è il principio della vostra salvezza. Egli è come la primizia
e voi siete la massa di pasta. Se la primizia è santa, la santità
si trasmetterà certamente alla massa di pasta.
Conservare l'unzione
7. Conservate senza macchia la cresima che vi sarà maestra in tutto,
se rimane in voi, come avete ora ascoltato le parole del beato Giovanni che
ha fatto molte considerazioni sull'unzione. Essa è la santa e spirituale
salvaguardia del corpo e la salvezza dell'anima.
Di questa unzione sin dai tempi antichi il beato Isaia profetizzava dicendo:
«Il Signore opererà per tutti i popoli su questo monte».
Egli chiama monte anche altrove come quando dice: «Negli ultimi giorni
sarà visibile il monte del Signore»; «berranno vino, berranno
allegria, si ungeranno di balsamo». Per esortarti a comprendere questo
balsamo, come mistico, dice: «Dai tutto questo ai popoli: il disegno del
Signore è su tutti i popoli».
Unti di questo sacro balsamo custoditelo puro e irreprensibile in voi progredendo
nelle buone opere e divenendo accetti all'autore della nostra salvezza, Gesù
Cristo: cui sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
IV CATECHESI MISTAGOGICA
Con lettura dell'Epistola di S.Paolo ai Corinti: «Io infatti ho ricevuto
dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso ecc.».
L'eucarestia
1. Questa istruzione del beato Paolo vi rende pienamente consapevoli dei divini
misteri di cui siete considerati degni, divenuti un solo corpo e un solo sangue
con Gesù Cristo. Ora egli ha proclamato: «Nella notte in cui nostro
Signore Gesù Cristo fu tradito, prese il pane e dopo aver reso grazie
lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: Prendete e mangiate,
questo è il mio corpo. Poi prese il calice e rese grazie disse: Prendete
e bevete, questo è il mio sangue». Gesù stesso si è
manifestato dicendo del pane: «Questo è il mio corpo». Chi
avrebbe ora il coraggio di dubitarne? Egli stesso l'ha dichiarato dicendo: «Questo
è il mio sangue». Chi lo metterebbe in dubbio dicendo che non è
il suo sangue?
Le nozze di Cana
2. Egli di sua volontà una volta cambiò a Cana di Galilea l'acqua
in vino, e non è degno di fede se muta il vino in sangue? Invitato alle
nozze fisiche fece questo miracolo strepitoso. E noi non lo confesseremo molto
più, avendo dato ai figli dello sposo la gioia del suo corpo e del suo
sangue?
Portatori di Cristo
3. Con ogni sicurezza partecipiamo al corpo e al sangue di Cristo. Sotto la
specie del pane ti è dato il corpo, e sotto la specie del vino ti è
dato il sangue perché tu divenga, partecipando al corpo e al sangue di
Cristo, un solo corpo e un solo sangue col Cristo. Così diveniamo portatori
di Cristo, essendosi diffusi il suo corpo e il suo sangue per le nostre membra.
Così secondo il beato Pietro noi diveniamo «partecipi della natura
divina».
Il fraintendimento degli ebrei
4. Una volta Cristo parlando ai giudei disse: «Se non mangiate la mia
carne e non bevete il mio sangue, non avete in voi la vita». Quelli non
intendendo spiritualmente le sue parole se ne andarono scandalizzati, credendo
che il Salvatore li invitasse alla sarcofagia.
Il pane e il Logos
5. C'erano nell'Antico Testamento i pani della proposizione i quali proprio
perché dell'Antico Testamento sono terminati. Nel Nuovo Testamento è
un pane celeste e un calice di salvezza che santificano l'anima e il corpo.
Come il pane è proprio per il corpo, così il Logos è proprio
per l'anima.
La fede non i sensi
6. Non ritenerli come semplici e naturali quel pane e quel vino: sono invece,
secondo la dichiarazione del Signore, il corpo e il sangue. Anche se i sensi
ti inducono a questo, la fede però ti sia salda. Non giudicare la cosa
dal gusto, ma per fede abbi la piena convinzione, tu che sei giudicato degno
del corpo e del sangue di Cristo.
Il calice che inebria
7. Il beato David te ne spiega la forza dicendo: «Tu hai preparato davanti
a me una tavola di fronte ai miei oppressori». Questo è ciò
che dice. Prima della tua venuta i demoni apprestavano agli uomini una tavola
che era insozzata e inquinata e piena di forza diabolica. Ma dopo la tua venuta,
o Signore, hai preparato una tavola davanti a me. Quando l'uomo ha detto a Dio:
«Hai preparato davanti a me una tavola», che altro significa se
non la mensa mistica e spirituale che Dio ci preparò di fronte all'avversario,
cioè in opposizione ai demoni? E molto ragionevolmente. Quella tavola
aveva la comunione con i demoni, questa la comunione con Dio. «Tu mi ungesti
la testa di olio». Con l'olio ti unse la testa sulla fronte mediante il
sigillo di Dio, perché tu divenissi impronta del sigillo, tempio di Dio.
«Come è delizioso il tuo calice che mi inebria!». Tu vedi
che qui si parla del calice che Gesù prese tra le mani e rendendo grazie
disse: «Questo è il mio sangue sparso per molti in remissione dei
peccati».
Le tue vesti siano sempre bianche
8. Per questo anche Salomone alludendo a tale grazia dice nell'Ecclesiaste:
«Mangia qui il tuo pane con gioia»; il pane spirituale cioè.
«Qui» indica la chiamata di salvezza che beatifica. «E bevi
il tuo vino di buon cuore»: il vino spirituale. «Versa l'olio sulla
tua testa». Non vedi che si allude al crisma mistico? E: «le tue
vesti siano sempre bianche perché il Signore si è compiaciuto
delle tue opere». Ora il Signore si è compiaciuto delle tue opere.
Prima che ti avvicinassi alla grazia, «vanità delle vanità»
erano le tue opere.
Ora che ti sei spogliato delle vesti antiche ed hai indossato spiritualmente
quelle bianche, bisogna che sempre tu sia vestito di bianco. Non diciamo assolutamente
questo, che tu vesta sempre di bianco, ma occorre che tu sia rivestito di candore,
di splendore, e di spiritualità, perché tu possa dire con il beato
Isaia: «Si rallegri la mia anima nel Signore: mi ha fatto indossare il
mantello della salvezza, e mi ha ricoperto della tunica della letizia».
Il pane spirituale
9. Avendo appreso queste cose, hai piena coscienza che ciò che ti pare
pane non è pane, anche se al gusto è tale, ma corpo di Cristo,
e il vino che pare vino non è vino, anche se il gusto l'avverte come
tale, ma sangue di Cristo. Di ciò anticamente David cantando disse :
«Il pane fortifica il cuore dell'uomo, e il suo volto brilla d'olio».
Fortifica il tuo cuore, prendendo il pane come spirituale e si rallegri il volto
della tua anima. Il tuo volto, discoperto in una coscienza pura, possa riflettere
come in uno specchio la gloria del Signore e progredire di gloria in gloria
nel Cristo Gesù nostro Signore: al quale sia gloria nei secoli dei secoli.
Amen.