L’AMORE E L’OSPITALITA DEL MONACO
Ighumena Stefania
Sacro Monastero Imperiale di S. Elia il Nuovo e di S. Filareto il giardiniere
I monasteri ortodossi che hanno come protettori il Signore, la beata Vergine Maria e i santi - come anche il Sacro Monastero Imperiale di S. Elia il Nuovo e di S. Filareto il giardiniere dove, con l'aiuto del Signore e le loro intercessioni, io servo – sono Cittadelle della Chiesa. Sono i Castelli dell’ortodossia. Profumano di fragranza spirituale con le sacre reliquie dei santi, la sacra tradizione, la vita operativa, l’abnegazione, le lotte ascetiche ed i sacrifici dei monaci e delle monache che risiedono in essi.
Secondo san Nicodemo del Monte Athos, " i Santi hanno istituito e fondato i monasteri, le skiti e le celle, per essere scuole di virtù. Per essere custodi dei comandamenti di Dio, scuole di dolore e di ascetismo, laboratori di vita angelica, imitatori degli antichi e santi cenobi nella Palestina, nel Sinai, in Egitto e in Tebaide, rifugio degli stranieri, difesa dei poveri, e di tutti i tormentati dallo smarrimento e dalle maree del mondo, porti di salvezza e di pace".
In effetti, i Monasteri sono scuole ascetiche, sono, secondo il beato gheron Theoklito Dionysiati, "Giochi Olimpici che non si svolgono ogni quattro anni ma continuamente, durante tutto l'anno." E in più senza gli applausi e le celebrazioni, come dicono i Padri, "la Virtù ama nascondersi". Ma in un ambiente esicasta, il monaco lotta con umiltà tutto il giorno, lontano dalle premure e gli impulsi della vita secolare per un unico scopo, come ogni cristiano ortodosso, l'acquisizione della vita eterna. Vera beatitudine, completa ed eterna come è nei cieli, dove sta Dio benedetto nella luce inaccessibile ... l’ininterrotta gloria, gioia e felicità nella "nuova creazione" ... "non abbiamo qui città permanente, ma desideriamo quella futura ", dice l’apostolo Paolo. Il Regno dei Cieli è ciò che desideriamo. Finchè stiamo qui sulla terra, dobbiamo avere un solo interesse e un solo obiettivo: ottenere la vita eterna. Il cristiano deve capire che è un essere immortale, destinato a vivere eternamente. Dal momento che l'eternità non è un luogo solo, ma due – esiste anche, purtroppo, il buio - ci sforziamo di avvicinarsi a Dio, a Cristo, alle schiere degli antenati, dei patriarchi, dei profeti, degli apostoli, dei Vescovi, dei Martiri, dei Santi, dei giusti e di tutti i Santi ...
L'obiettivo comune ci è stato rivelato dallo stesso Signore: " Questa infatti è la volontà di colui che mi ha mandato: che chiunque viene alla conoscenza del Figlio e crede in Lui, abbia vita eterna, e io lo risusciterò nell'ultimo giorno" (Gv 6 40). E una è la strada per tornare alla beatitudine, come ha detto Cristo stesso: " Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. " (Gv 14 6) . E ancora altrove: " Io sono la porta; se uno entra per mezzo di me, sarà salvato" (Giovanni 10 9).
Ma per avere gli occhi della nostra anima puliti, per vedere il Signore e rivolgersi a Lui, è necessario osservare i Suoi comandamenti, vivere nella loro osservanza, partecipare ai santi Misteri, obbedendo ai sacerdoti e ai Padri della Chiesa. È essenziale la lotta ascetica, la crocifissione quotidiana delle nostre passioni, il distacco dall’ego, dalla cattiveria, dall'invidia. È essenziale la pazienza, l’umiltà, il pentos per i nostri peccati e per la nostra caduta, come il pentos per la nostra cacciata dal Paradiso, e, soprattutto, l’amore per il nostro Signore Gesù Cristo e per il nostro prossimo.
Soprattutto l'amore per Dio e il Figlio di Dio, nostro Signore Gesù Cristo, riempie il monaco. L'amore è l'essenza e lo scopo della vita. Il monaco quotidianamente è crocifisso, muore e resuscita insieme con il donatore di vita Cristo all’interno della vita eucaristica della Chiesa. Egli crocifigge i suoi desideri e mette barriere ai molti pensieri cattivi, maligni e blasfemi, che abilmente semina il demonio. Egli fatica giorno e notte con umiltà, con “agripnie”, prostrazioni, ininterrotta preghiera del cuore, con il digiuno, la frequente Santa Comunione, lo studio della Bibbia, per tagliare le passioni, tiranniche e fuori natura, e ritornare dalle tenebre alla luce, non solo per se stesso, ma per tutta la creazione ... e prega non solo per la chiesa militante, ma anche per i defunti. Con pazienza e fatica, ogni giorno, senza compiacimento, perché la lotta è continua e senza dimenticare che lo scopo non è la preparazione in sé ma il dono dell'umiltà, per grazia di Dio, nel suo mondo interiore. La coppia inseparabile dell’umiltà e dell’amore è l'obiettivo principale. Anche i demoni sono stati creati come angeli, ma a causa della mancanza di umiltà sono caduti.
L'asceta della Chiesa oppone il silenzio al chiacchierio, dice S. Isacco, la serenità al rumore, la saggezza al libertinismo e alla follia, la frugalità all’eccesso, la fede all'infedeltà e la preghiera alla "razionalità" che cerca di allontanarlo dal suo rapporto con Dio e di schiavizzarlo nella compiaciuta, luciferina autodeterminazione. Tutto si fa per amore di Cristo. Combatte contro la caduta ... piange per la miseria e l’abiezione della nostra natura, nonostante gli innumerevoli doni che ci dà il Creatore, piange per la nostra ingratitudine verso Dio. Geme, avendo il pensiero all’immagine del terribile e tremendo Giudizio e ai tormenti eterni riservati ai peccatori, per i propri peccati, ma anche per i peccati degli altri. Egli tenta di riconnettersi con la luce della divinità Trinitaria e vivere il vero amore e la libertà che è stata persa con il vecchio, il "caduto" Adamo. Il monaco comprende tutti ... prega, vivendo sotto la guida spirituale dell’igumeno (abate), per il mondo intero …. Geme perché le persone non conoscono ancora il vero Dio, ma si trovano nelle tenebre della idolatria e adorano la creatura piuttosto che il Creatore, soffre perchè la fede cristiana è perseguitata da governi atei, ma anche perché in molti popoli cristiani l'amore cristiano si è prosciugato e sono dominati dall’egoismo, dallo sfruttamento dei deboli, dalla sensualità e dalla soddisfazione dei desideri carnali con tutti i mezzi. Così il monaco è la persona più in armonia nel mondo. "Il monaco è colui che è separato da tutti e con tutti è unito", dice Evagrios. Non è quindi negativo e antisociale il suo comportamento, come ad esempio i nemici del monachesimo denunciano a volte.
E 'sbagliato, però, sostenere che l'unico modo per garantirsi la città futura sia quello monastico. Le persone, a seconda delle loro inclinazioni, del loro avvicinamento al Signore, dell'amore e del grado di spiritualità che hanno, seguono la via che più li appaga, con umiltà e senso del loro stato di peccatori. Così non è giusto, né che il monaco si vanti del monachesimo, né che il cristiano del mondo si senta inferiore per il suo essere cristiano nel mondo. La cosa che li unisce è la lotta spirituale. La quotidiana e paziente lotta per allontanarsi dalle passioni, conto natura, peccaminose e impure, e l'amore per Dio e per il prossimo deve ispirare sia il monaco, sia ogni cristiano nel mondo, in qualsiasi luogo si trovi: in famiglia o nella vita professionale.
Tuttavia, la vita monastica e la vita cenobitica spirituale esercitano e devono esercitare – un attrazione seducente all'interno della comunità cristiana. Il monachesimo è la spina dorsale della Chiesa. È nato dalle viscere della Chiesa, va di pari passo con tutta la Chiesa e continua il suo corso fino ad oggi. Si tratta di un valore imperituro che deriva dall’essenza e dall'interno, dalla vita esperienziale della Chiesa e quindi non è una vita autonoma nella Chiesa. Si tratta di un modello di vita. Il Signore stesso è stato nel deserto dove per quaranta giorni è stato tentato da Satana. "Luce dei monaci sono gli angeli. Luce per coloro che sono nel mondo è la vita monastica", secondo san Giovanni il Sinaita. Allora, il cristiano ortodosso dovrebbe prendere, per riflesso, lo stile di vita dei monaci e imitarlo per quello che può, nelle singole circostanze della vita familiare e sociale, e sempre sotto la guida del padre Spirituale. La lotta spirituale è cosa grande per la vita di ogni cristiano, è uno sforzo di resistenza e di superamento del volgere verso il basso, verso le cose terrene, trascinandoci con indolenza.
Quindi, ogni fedele cristiano che è sottoposto a varie tentazioni e preoccupazioni di sopravivenza, nell’arsura del mondo, cerca, come oasi spirituale, la calma, la vita mistagogica, spirituale e sacramentale dei monasteri. Per questo motivo, è di fondamentale importanza l'ospitalità dei monaci sia ai pellegrini che visitano il monastero, sia a coloro che si rifugiano là per bisogno. Il monaco deve accogliere il visitatore, nella sala di ricevimento, con rispetto, partecipazione cristiana, volontariamente e di buon grado, con il cuore, offendo caffè, tè, “lukumaki”. Ma soprattutto dando una parola spirituale e di conforto. Ascoltando con mitezza e pazienza i problemi del visitatore e, se si è confidato con lui, aiutarlo in ogni modo possibile e, se ciò non fosse possibile, pregare per lui. Dandogli dei buoni consigli quando attraversa tempi difficili, quando soffre per malattia, quando è oppresso o è attaccato da persone con cuore di pietra. Guidando coloro che non credono o si ubriacano o sono adulteri, ecc… a cambiare la propria vita, dal peccato verso il bene e la virtù. Indicandogli - senza imporre - la via e lo scopo della vita terrena. Insegnandogli che non deve essere attaccato ai beni materiali in modo eccessivo, nè idolatra, sottolineando i beni celesti che ci attendono nella nostra vera casa, la Gerusalemme celeste, che non ha fine. Per offrire, infine, qualcosa delle sue fatiche personali.
E' importante, tuttavia, che tutto questo sia svolto sempre sotto il consiglio del geronda e del padre spirituale. Questo perché quei monaci che con imprudenza frequentano i laici possono essere influenzati dai peccati di quest'ultimi. Chi ama troppo l'amicizia degli uomini e vuole essere gradito a tutte le persone rischia di abbandonare l'amicizia di Dio e il divino zelo. Per questo in ogni monastero vi è un periodo di tempo limitato dedicato all’accoglienza dei visitatori, cosi da esservi equilibrio fra i doveri verso Dio e l'ospitalità verso il prossimo e per bilanciare l'un l'altro. Il problema, come si può vedere, è sottile a causa della furbizia dei demoni, ed è necessaria una costante attenzione e prudenza continua, si potrebbe dire che è come camminare sopra una corda tesa.
" Abba Apollo raccontava di aver avuto un discepolo di nome Isaac che aveva fatto un grande sforzo spirituale e aveva imparato a fare in modo perfetto ogni opera buona, e aveva acquisito anche il dono della pace durante la Santa Liturgia. E il motivo di questo era perché credeva che ogni cosa è giusta quando si compie nel suo tempo, o anche che ogni cosa ha il suo tempo.
Dopo che era finita la celebrazione in Chiesa, usciva in fretta, come se fosse inseguito dal fuoco, e correva a nascondersi nella propria cella.
Molte volte, dopo la Divina Liturgia, veniva dato ai fratelli un biscotto e un bicchiere di vino, ma lui non lo ha mai preso. E non era perché non voleva o evitava la benedizione dei fratelli, ma per mantenere intatta la pace che aveva conquistato durante la funzione.
Gli è capitato di ammalarsi, una volta, e di stare a letto. I fratelli quando lo hanno saputo sono venuti a fargli visita. Così si sono seduti intorno e gli hanno chiesto:
- Abba Isaac, perché subito dopo aver lasciato la funzione non ti siedi con gli altri fratelli?
Ed egli rispose loro:
- Non me ne vado per evitare i fratelli, ma per evitare l'astuzia dei demoni e le loro arti ingannevoli. Perché, come quello che tiene una candela accesa se si attarda stando in mezzo al vento la candela si spegnerà, così anche noi: prendendo l'illuminazione dello santo Spirito nell'Eucaristia, se capita che ritardiamo per arrivare nella nostra cella, la nostra mente si ottenebra e perde la luce. "
Questa era la vita virtuosa di Abba Isacco.