LA SETTIMANA SANTA
a
Settimana Santa o Grande costituisce il centro della vita spirituale della Chiesa
ortodossa, come è espressa nell'anno ecclesiastico e liturgico. Secondo
San Giovanni Crisostomo è chiamata Grande non perché la Settimana
Santa ha più ore o giorni, ma perché gli eventi che la Chiesa
chiama a vivere durante questa settimana sono veramente grandi e unici. Il fedele
è invitato a seguire lo Sposo della Chiesa, il Cristo, e diventare compagno
di viaggio della passione divina. Secondo il santo Innografo siamo chiamati
"a essere crocifissi e far morire per Lui le voluttà della vita
..”. Solo allora potremo veramente sentire la gioia della Resurrezione.
La Chiesa e il popolo dei fedeli celebrano la Passione, la Crocifissione, la
sepoltura e infine la Risurrezione di Gesù Cristo. Le giornate principali
della Settimana Santa rappresentano gli ultimi giorni di Gesù a Gerusalemme,
dalla sua entrata trionfale nella città di Gerusalemme fino alla Risurrezione.
La Domenica delle Palme, che è l'ultima domenica di Quaresima, celebra
l'entrata di Gesù a Gerusalemme su un asinello, accolto dal popolo come
un trionfatore con rami di palme e di alloro. La Domenica delle Palme, nelle
chiese ortodosse sono distribuiti, in ricordo di questo evento, rami di alloro,
come simbolo di gloria, e rami di ulivo, come simbolo di pace. In alcuni posti
anche piccole croci fatte con foglie di Palma.
Il Lunedì Santo comincia la settimana del digiuno pasquale che porterà
il fedele purificato alla risurrezione. Questa giornata, che si celebra domenica
sera, è dedicata a Giuseppe, il figlio più amato di Giacobbe che
i suoi fratelli avevano venduto, per invidia, a commercianti venuti dall'Egitto.
Giuseppe si collega con il rito pasquale perché anche lui, come Cristo,
ha patito ingiustamente. Inoltre la Chiesa esorta il fedele ad essere spiritualmente
forte come Giuseppe, resistendo alle tentazioni come ha resistito lui. Giuseppe
ha portato il popolo di Israele in Egitto, dove rimase prigioniero fino a Mosè,
il quale con l'aiuto di Dio liberò il popolo dalla schiavitù.
La Pasqua ebraica celebra il passaggio dell’angelo mandato da Dio per
uccidere tutti i primogeniti d'Egitto, senza toccare i bambini degli israeliti
che avevano segnato le porte delle loro case con il sangue di agnello.
Lo stesso giorno si celebra anche la parabola del fico maledetto, dal Vangelo
di Matteo: è un invito per i fedeli a condurre una vita che produce frutti
spirituali, altrimenti saranno recisi come gli alberi secchi.
Il Martedì Santo si celebra la parabola delle dieci vergini che sono
andate incontro allo Sposo, ma cinque di queste, stolte, si sono addormentate
dimenticando di mettere olio nelle loro lanterne, così alla fine non
sono riuscite a partecipare alle nozze. L’insegnamento di questa parabola
è che ognuno di noi deve sempre essere pronto per partecipare al regno
dei cieli. Lo stesso giorno si celebra anche la parabola dei talenti che il
ricco signore affida ai tre servi, parabola che invita il fedele a mettere a
frutto i doni divini. La funzione liturgica del giorno si conclude con “l'inno
di Kassiani”. Kassiani ricca e colta ragazza, diventa monaca e scrive
questo famosissimo inno di penitenza.
Il Mercoledì Santo si celebra la peccatrice che va incontro a Gesù,
si prostra e lava i suoi piedi con prezioso olio profumato asciugandoli poi
con i propri capelli. Il santo innografo mette a confronto il meretricio del
corpo, con la speranza del perdono attraverso il pentimento, con il meretricio
dell’anima di Giuda. La meretrice si pente e così si allontana
dal peccato avvicinandosi a Cristo e nello stesso momento Giuda si allontana
dal Signore.
Si legge anche il passo in cui Cristo parla della sua morte imminente e racconta
ai discepoli che la donna versandogli l’olio profumato l’ha preparato
per la sepoltura.
Lo stesso giorno si svolge la funzione dell’olio santo, contro le malattie
dell’anima e del corpo.
Il Giovedì Santo si celebra il lavaggio dei piedi degli apostoli da parte
del Signore, invito all’umiltà, e l'Ultima Cena, dove Gesù
raduna i suoi discepoli, spezza il pane e lo dà ai discepoli, pane che
simboleggia il suo corpo, e di seguito il vino, a simbolo del suo sangue, invitandoli
a farlo in sua memoria. Questa è la prima comunione e costituisce il
fondamento del sacramento della Santa Comunione. Quella è la sera in
cui Gesù, voltandosi verso i discepoli dice loro che uno di essi lo tradirà
e rivolto a Giuda dice: va e fai quello che devi. Infatti Gesù è
arrestato, dopo il tradimento di Giuda, nel giardino del Getsemani, dove si
era recato a pregare con i suoi discepoli. Lo stesso giorno la sera si celebra
la crocifissione. In chiesa vengono letti dodici vangeli che guidano il fedele
all’estrema passione, il processo di Gesù da parte di Ponzio Pilato,
il percorso terribile verso il Calvario, la crocifissione con Gesù sulla
Croce.
Il Venerdì Santo, si celebra l’estrema umiliazione e la sepoltura.
In tutte le chiese si prepara l’epitafio, che rappresenta il sepolcro,
decorato con fiori primaverili. Alla fine della funzione liturgica l’epitafio
viene portato in processione dai fedeli.
Il Sabato Santo si celebra la discesa negli inferi di Cristo e la Resurrezione.
In mattinata si celebra quella che è chiamata la prima risurrezione dove
è letta la profezia della risurrezione ma la vera funzione della Resurrezione
si celebra a mezzanotte. I fedeli si recano in chiesa portando candele bianche
ed esattamente a mezzanotte si spengono tutte le luci e il sacerdote esce con
una candela accesa, che simboleggia la luce della risurrezione, intonando il
canto: “Venite a prendere la luce che non tramonta…”. Segue
la liturgia della risurrezione che dura fino alle prime luci dell’alba.
È tradizione, tornando a casa dopo la funzione, di segnare l’uscio
della propria casa facendo una croce con il fumo della candela.
![]() |