IL GRANDE CANONE
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Il Grande Canone è composto da Sant'Andrea da Gerusalemme. Nato a Damasco nel 660 d.C. da genitori devoti. All'età di quindici anni l'amore lo porta a Gerusalemme, dove i suoi genitori lo dedicano alla Chiesa della Resurrezione. A Gerusalemme riceve una buona istruzione sia "laica", sia teologica. Anche se la sua opera fu composta a Costantinopoli e a Creta, porta il titolo "da Gerusalemme", perché ha soggiornato per un periodo alla città santa. Monaco del monastero di San Saba a Gerusalemme divenne segretario del Patriarca Theodoros. Nel 685 si reca a Costantinopoli per una missione ecclesiale. Rimase lì per venti anni e ha ricopre diverse posizioni nella chiesa; verso il 711 o 712 è eletto arcivescovo di Creta.
A Creta partecipa alle sofferenze del suo gregge a causa delle incursioni arabe. Ispira il popolo sofferente e prega per la sua salvezza. Le sue preghiere interrompono la grande siccità e salva la popolazione dal flagello della fame. Costruisce un importante opera per curare i malati e gli anziani, ospitare i forestieri e i poveri dove presta servizio personalmente. "Con le sue mani serviva i malati gli lavava i piedi e la testa, puliva le loro ferite e le lesioni. A questo lo indirizzava il suo amore per Dio e per il prossimo", dice il suo biografo.
Sant'Andrea di Creta aveva una particolare devozione e amore per la Vergine Maria e le ha dedicato numerosi inni. Ha costruito anche un magnifico tempio in onore della Vergine Maria, che ha chiamato "Blacherne". Si addormentò il 4 luglio del 740 a Eressos di Lesbo, di ritorno da un viaggio a Costantinopoli.
Il Grande Canone rispetto agli altri canoni, è veramente "grande". Grande in senso assoluto. Più grande non poteva essere, perché il poeta ha voluto comporre non tre o quattro inni per ogni Ode, come di solito hanno gli altri canoni, ma molti di più: 250 sono i stichi delle Odi e 250 sono i tropari nel Grande Canone mentre di solito sono all’incirca 30. Oggi, i tropari sono 30 in più rispetto all'originale.
Diversi innografi hanno aggiunto inni sia per la Beata Maria Egiziaca sia per Sant’Andrea:
Dammi la tua grazia illuminatrice, che viene dalla superna provvidenza divina, perché io fugga
l’ottenebramento delle passioni e canti con zelo, o Maria, le prodezze della tua vita.
Con le tue suppliche liberaci, o Andrea, dalle passioni disonorevoli, e rendi partecipi del regno di
Cristo, te ne preghiamo, quanti con fede e amore ti celebrano.
Il Grande Canone presenta il tragico evento della caduta del genere umano che ha distrutto la possibilità di comunione con Dio.
Nel Grande Canone il poeta sente e sperimenta la caduta personalmente:
“Ho peccato, Signore, ho peccato contro di te, perdonami: non c’è peccatore tra gli uomini che con le mie colpe io non abbia superato”.
Con il peccato quotidiano si identifica con Adamo il primo creato:
“Avendo imitato nella trasgressione Adamo, il primo uomo creato, mi sono riconosciuto spogliato
di Dio, del regno e del gaudio eterno, a causa del mio peccato”.
L'anima invece segue il percorso di Eva:
“Ahimè, anima infelice! Perché ti sei fatta simile alla prima Eva? Malamente hai guardato e amaramente sei stata ferita; hai toccato l'albero e hai gustato sconsideratamente il cibo dell'inganno”.
Il santo si riferisce a quello che abbiamo ereditato dopo la caduta associato alla corruzione e alla morte: “ Mi sono sottomesso al grave peso delle passioni e alla corruzione della materia: per questo mi opprime ora il nemico”.
L'Ufficcio del Grande Canone in greco: