I GRECI
ORTODOSSI NELL’ITALIA MERIDIONALE
DALL’OTTAVO ALLA FINE DEL DICIASSETTESIMO SECOLO
Sua Eminenza Reverendissima
Il Metropolita d’Italia e Malta ed Esarca per l’Europa Meridionale
GENNADIOS ZERVOS
Quando
furono scosse le fondamenta dello Stato Bizantino, l’Italia meridionale
fu lo sbocco naturale verso l’occidente.
Il luogo principale dei profughi Greci Ortodossi fu Napoli che era stata nei
tempi antichi colonia di Rodi.
L’Italia Meridionale e le sue isole hanno accolto ed hanno ospitato centinaia
e migliaia di Profughi Greci Ortodossi e fu il loro rifugio pacifico ed amichevole.
L’antica grecità dell’Italia Meridionale e della Sicilia,
il cielo limpido, la pescosità del mare, la terra generosa, l’abbondanza
delle messi, la frutta genuina, la poca distanza dalla Grecia e, più
generalmente, l’umanità e l’ospitalità degli abitanti
di questa carissima e nobile terra, hanno i Greci Ortodossi che in quel tempo
soffrivano il giogo straniero. In seguito essi furono accolti, abbracciati ed
ospitati da questa generosa terra, madre schietta ed affettuosa.
È verità indiscutibile che il calore e la continua amicizia e
fratellanza tra i profughi Greci Ortodossi dell’Italia Meridionale e della
Sicilia ed i suoi abitanti furono coltivati e rinsaldati principalmente grazie
alla presenza dei “Monaci Greco-Ortodossi”. La loro fama era molto
diffusa per la fondazione di tanti Monasteri, come p.e. a Napoli, quello di
Cristo Salvatore, della Panaghia di Albino, di Santa Patrizia, di San Gregorio
Illuminatore, di Sant’Antonio il Grande ecc. Questi monasteri si mantennero
infatti fino al VII secolo e furono fedeli alla Tradizione ed al Typikòn
del Trono Ecumenico di Constantinopoli.
Il famoso storico delle tradizioni popolari Vincenzo Meola, napoletano, riferisce
che la presenza dei Monaci Greco-Ortodossi era “onore e gloria per lo
Stato Italiano”, che “civile ed ospitale, come sempre, e soprattutto,
abbellito con amore fraterno, accolse i Greci Ortodossi abbracciandoli in ogni
epoca”.
Ai tempi dell’Iconoclastia, i Papi erano favorevoli verso il gruppo (parte)
iconofilo che raccoglieva la maggioranza dei monaci. A tale gruppo era favorevole
anche l’Ellenismo Ortodosso della Sicilia, Calabria, come anche quello
di Aquileia.
Questa politica iconofila dei Papi aveva come conseguenza da una parte un pieno
rafforzamento dei rapporti dell’elemento iconofilo dell’Oriente,
alla cui testa vi era l’intraprendente potentissimo Igumeno del monastero
di Studio Teodoro lo Studita, d’altra parte si raggiunse un più
grande avvicinamento e, soprattutto, possiamo dire, una spinta particolare verso
un rapporto ed un legame amichevole tra la Chiesa di Roma e l’Elemento
Greco-Ortodosso che era in realtà maggioritario in Sicilia, Calabria
ed, in genere, nell’Italia Meridionale.
A tal proposito ricordiamo che dagli inizi del VIII secolo, le grandi provincie
della Puglia, Calabria e Sicilia dipendevano ecclesiasticamente dalla giurisdizione
del Trono Ecumenico, politicamente poi dal VI secolo dipendevano dalla giurisdizione
di Constantinopoli. In questo periodo si verificò anche il fatto di epocale
importanza dell’incoronazione di Carlo Magno da parte di Leone III (795
– 816).
Sarebbe una grave mancanza qualora non riferissimo come in questa epoca, durante
la quale i Greci Ortodossi nella Magna Grecia per prestigio, autorità
e forza dal punto sociale e culturale, da parte ecclesiastica, due suoi figli
autentici, due luminosissime sante personalità adornavano i suoi santi
territori; Metodio, nato a Siracusa, si vantava in uno dei suoi poemi di essere
compatriota e cantore di Santa Lucia, fu eletto Patriarca di Costantinopoli
nell’842, del quale si sono salvate opere agiografiche e liturgiche, tra
cui esistono ancora idiomeli e canoni, come anche Giuseppe l’Innografo,
il quale apparteneva alla famosissima Scuola Musicale di Siracusa, ed appunto
scrisse inni in onore di molti Santi Italici e Siciliani (Sikeliotes), contribuendo
in modo meraviglioso all’arricchimento dell’Innografia ed Agiografia
Greca, celebrato egli stesso come Santo.
Durante il periodo della prima occasione perduta di rafforzamento dei legami
tra Oriente ed Occidente, sotto il regno di Irene l’Ateniese (780-790
e 797-802), in relazione all’irrealizzabile decisione dell’Imperatrice
di legare il proprio giovane figlio Constantino VI (790-797) con la figlia maggiore
di Carlo Magno (742-814) Rotrude, chiamata Erithrò dai Bizantini, raffreddò,
come era naturale, i rapporti tra Bisanzio e Carlo; rafforzò la posizione
dei Papi e, soprattutto, a motivo dell’invasione degli Arabi in Siria
e Cilicia, degli Slavi in Grecia e nello stesso Peloponneso, a motivo della
ribellione del Generale di Sicilia Elpidio, sconfitto dal patrizio Teodoro inviatogli
contro, ma anche del grande afflusso di monaci iconofili al tempo di Irene,
tutti questi avvenimenti, che ovviamente paralizzarono la forza di Bisanzio,
influenzarono negativamente i Greci Ortodossi dell’Italia Meridionale
e della Sicilia, i quali delusi, propendevano dalla parte del Pontefice, tuttavia
non rigettarono la loro lingua madre, i costumi e le usanze della propria patria
e soprattutto i principi e le tradizioni della propria Fede Greco-Ortodossa,
caratteristiche preziosissime della sua esistenza che conservò a lungo,
ma sfortunatamente, le circostanze politico-ecclesiastiche non gli permisero
in seguito di conservarli, eccezione fatta per il Typikon (Rituale) del Culto.
Anche la seconda mancata occasione, che fu data da Irene, alla fine del suo
regno, relativamente alla proposta di Carlo Magno di chiederla in matrimonio
ed unire così Oriente ed Occidente in uno solo impero Greco-Romano, e
di conseguenza far cessare le contese tra le due parti, influenzò negativamente
anche l’Elemento Greco-Ortodosso dell’Italia Meridionale e della
Sicilia, al quale, indubbiamente, sarebbe stato possibile conservare in modo
più intenso e forse duraturo il proprio carattere greco-ortodosso, la
propria presenza culturale, come anche il proprio prestigio sociale.
Oltre alle su accennate mancate occasioni di rafforzamento dei rapporti tra
i due mondi, Oriente ed Occidente, situazione che avrebbe influenzato anche
i Greci Ortodossi dell’Italia Meridionale e della Sicilia, stranamente
l’Ellenismo aumentò durante questo periodo, poiché chi esercitava
il potere, durante il periodo dell’Imperatrice iconofila Irene, perseguitava
i nemici delle icone, i quali si rifugiarono a migliaia in Sicilia e nell’Italia
Meridionale, regioni dello Stato Bizantino. Accadde, precisamente, lo stesso
che avvenne nel 787, quando avevano il potere i capi iconoclasti, che perseguitarono
gli iconofili, i quali, anch’essi, giunsero sino a questi luoghi bizantini
per essere ospitati e salvati.
Un nuovo flusso di monaci, e di loro parenti, osserviamo come fossero giunti
all’epoca dell’imperatore Niceforo I (802-811), i quali perseguitati
duramente, si rifugiarono in queste regioni bizantine.
Negli anni di Michele I Ragave (2.10.811-10.7.813) un nuovo flusso di monaci
in fuga si osserva nei luoghi soliti e nelle isole dell’Italia, malgrado
le misure severe prese per pacificare i gruppi che si combatterono tra gli Iconoclasti
e gli Iconofili. È fatto indiscutibile che la situazione di fuga di monaci
e laici continua anche ai tempi di Michele II Traulo (25.12.820-10.829) nella
Sicilia e nell’Italia Meridionale e perciò l’aumento aritmetico
e la riorganizzazione spirituale dei Greci Ortodossi ha costituito per essi
una forza morale e culturale per i suoi diversi gruppi e nel suo complesso.
Per quanto hanno riportato, appare chiaramente che l VIII secolo fu, per prima
cosa, un limite importante per i rapporti tra i due mondi, Oriente ed Occidente,
dell’unico sino ad allora grande Impero Greco-Romano; in secondo luogo,
durante la seconda fase della lotta iconoclasta, vale a dire dal VII Concilio
Ecumenico (787) sino al 843, quando fu celebrato il solenne ristabilimento del
culto delle Sacre Icone (Domenica dell’Ortodossia) ugualmente si osservò
l’aumento dell’Elemento Greco-Ortodosso in Sicilia, ed in genere
nell’Italia Meridionale; in terzo luogo, i Greci Ortodossi di quella parte
importante bizantina dell’Europa, erano, innanzitutto, monaci e monache,
iconofili ed iconoclasti; numerosi erano i loro famigliari, come anche i loro
seguaci, ed inoltre Generali, Patrizi, Governatori, Funzionari, Impiegati, Soldati
greci ed altri; in quarto luogo, in Sicilia e nel Sud Italia si trasferirono
da una parte coloni Greci provenienti da grandi comunità ribellatisi
al potere bizantino ed appartenenti alla categoria dei coloni – servi
e, dall’altro, quel gran numero di Greci che erano prigionieri degli Arabi
e furono trasportati via dalle loro coste ed isole; in quinto luogo, l’Iconoclastia,
ad eccezione delle terribili conseguenze per lo Stato, costrinse migliaia di
Greci a rifugiarsi dalle parti della Sicilia e dell’Italia Meridionale;
in sesto luogo, mentre s’indeboliva, di giorno in giorno, lo Stato Bizantino
e la dipendenza da esso da parte di quelle provincie risultava più difficile
e debole, in Sicilia e nel Sud Italia, furono fondati Monasteri, soprattutto
poi, la presenza dell’Elemento Greco-Ortodosso era forte dal punto di
vista ecclesiastico, spirituale, sociale e culturale.
Questi famosi spazi bizantini offrirono anche alcuni Papi Greci, come Teodoro
I (642-649), Vitaliano (657-672), Agatone (678-682), Leone II (682-683), Giovanni
VII (705-707), Zaccaria (741-752), Stefano III (768-771) ed altri.
Il loro numero salì a centinaia e migliaia, tanto che Costantino Porfirogenito
(911-959) distingueva gli abitanti di questa regione in Italici e Greci, chiamandoli
“Sicelioti”.
I Greci Ortodossi della suddetta provincia subirono terribili conseguenze non
solo ad opera dei Normanni, Arabi ed altri, ma furono perseguitati anche dai
Sovrani iconoclasti di Bisanzio.
L’amore, il rispetto e la dedizione dei Greci Ortodossi di queste provincie
nei riguardi della Chiesa di Costantinopoli era esemplare, soprattutto poi,
durante la disputa tra il Patriarca Ignazio I (846-858 e 867-877) e Fozio il
Grande (858-867 e 877-886), non scorsero questi affettuosi segni, solo delusero
i Greci-Ortodossi, che in seguito furono colpiti mortalmente dai Saraceni, Normanni
e precisamente dagli Augiò.
Studiando con serietà e cura la vita e le attività dei Greci Ortodossi,
possiamo dire che essi erano per lo più “Iconofili”, dal
momento che i nomi che portavano si riferiscono allo schieramento iconofilo,
e precisamente ai grandi e forti casati di Bisanzio, come ad esempio Elpidios,
Efthimios, Theòktistos, Serghios, Fotinòs ed altri.
Riportiamo alcune testimonianze, che testimoniano come molti Greci affrontarono
il martirio per la propria fede, ma anche a motivo della loro resistenza iconofila.
Ricordiamo che sotto Costantino Copronimo (741-775) affrontarono il martirio
il Patrizio Antioco in Sicilia (766) ed il Vescovo di Catania Giacomo, il quale
a motivo della sua permanenza nella fede iconofila subì la morte per
fame e per sete. Al tempo di Michele Traulo (820-829) affrontò il martirio
il Siracusano Metodio, che rimase richiuso per sei anni interi in un ipogeo,
accanto a corpi di morti.
Continuando le terribili persecuzioni contro i Greci Ortodossi da parte di diversi
nemici politici e religiosi di Bisanzio, la sua tranquillità e missione
furono combattuti fortemente e fu ridotto il suo potere, così che nel
X secolo esisteva un solo “Vescovo di Sicilia”, Leone (925) e dopo
circa 43 anni Ippolito (968), al posto di due metropoliti, quello di Catania
e di Siracusa in Sicilia con quattordici Vescovi, durante il periodo dell’Iconoclastia.
A fronte di questa terribile e delicata situazione, la Chiesa di Costantinopoli
radunò grandi Concili (869-870 e 879-880), i quali, sicuramente, non
soddisfecero le rivendicazioni giurisdizionali dei Papi sulle suddette Provincie
Bizantine, che sfortunatamente alla fine del X secolo subirono sgomberi violenti,
persecuzioni, abbandoni, devastazioni ed ridussero la loro forza ecclesiastica
e sociale. È una chiara verità che i Papi per la sottomissione
di queste province al Trono Papale non cessarono di interessarsi, ma al contrario,
con nuovi piani e nuovi tentativi, e particolarmente, sotto il papato di Leone
IX, lottarono per introdurre nell’Elemento Greco-Ortodosso nuove abitudini
e tradizioni ecclesiastiche, ciò per introdurre costumi latini, da cui
i Greci Ortodossi erano lontani, e per di più stranieri. Soprattutto
poi, con l’insediamento e rafforzamento dei Longobardi e dei Normanni,
nemici di Bisanzio, nell’Italia Meridionale ed in Sicilia, i Greci Ortodossi
conservarono con la massima devozione ed attenzione, i grandi argomenti –
capitoli della Fede, del Culto, della Tradizione e della Prassi Ecclesiastica
del Patriarcato Ecumenico.
In questa epoca il piano del Trono Papale, per quanto riguarda il consolidamento
del potere Papale, come anche nell’opera di riforma, che cominciò
prima della convocazione del Concilio di Melfi (1067), includeva anche la lotta
contro il Patriarcato Ecumenico, con Papa Nicola II come protagonista, che mirava
a rivendicare i diritti papali sulle provincie ecclesiastiche del Sud Italia.
L’insediamento e rafforzamento dei Normanni, come Signori legittimi della
Regione e la loro amicizia con il Trono Papale, limitò i rapporti regolari,
politici ed ecclesiastici dei Greci Ortodossi con la Chiesa di Costantinopoli.
Indubbiamente, l’ingiusta lotta del Trono Papale per la scomparsa della
Gerarchia Bizantina, come anche la sottomissione della Chiesa al “Primato
Papale”, che ferì lo spirito dell’indipendenza del Clero
Bizantino, trasformò in una nuova realtà le Provincie ecclesiastiche
di rito Bizantino ed inoltre anche tutto l’Elemento greco-ortodosso che
dal Sinodo di Bari (1098) in poi fu abbandonato da Costantinopoli insieme alla
sue Chiese nonostante i suoi rapporti con importantissimi centri monastici dell’Oriente.
Questo continuo e sistematico tentativo del Trono Papale ebbe come effetto l’accettazione
dei costumi latini da parte di molte Provincie Ortodosse ed in seguito del loro
passaggio.
È strano ciò che accadde: ad esempio mentre l’Arcidiocesi
(Provincie) di Otranto fu costretta, con l’adozione di numerose misure,
ad abbandonare la tradizione e la prassi Ortodossa, quella di Calabria, sebbenne
si fosse sottomessa, spiritualmente ed ecclesiasticamente, al Trono Papale,
conservò nella maggior parte delle parrocchie la tradizione e la prassi
liturgica Ortodossa. A queste parrocchie si unirono profughi ellenofoni, o albanofoni,
giunti nell’Italia Meridionale e Sicilia durante il periodo post-bizantino.
L’Oriente Ortodosso, come sappiamo, rigettando concordemente la pseudounione
del Concilio di Ferrara – Firenze (1438 – 1442), si indebolì
moralmente e socialmente. Il Trono Papale, al contrario, si giovò di
esso, si rafforzò e bastava solo il riconoscimento del “Primato
Papale” per regolarizzare i rapporti con i Greci Ortodossi e con le Provincie
del Sud Italia e della Sicilia, le quali, certamente, potevano conservare la
tradizione cultuale Ortodossa, che lasciò impronte indelebili nella vita
ecclesiastica, spirituale e sociale dei Greci Ortodossi. Con il passare del
tempo, avvenne una nuova situazione che porta cambiamenti con diverse avventure.
L’Italia Meridionale e la Sicilia offrono di nuovo ospitalità ai
Greci Ortodossi subito dopo la caduta di Costantinopoli, anzi dopo la conquista
del Peloponneso e la sua sottomissione ai Turchi, Campania e particolarmente
la sua Capitale, Napoli, accolse migliaia di profughi Greco-Ortodossi. Bisogna
dapprima sottolineare che la migrazione Greco-Ortodossa nella città e
nelle zone periferiche della Campania avvenne in accordo con i consigli del
Metropolita di Coroni, Benedetto. I motivi che la promossero furono tre: 1.
era un luogo vicino ed aveva un ottimo clima; 2. molti antenati Greco-Ortodossi
erano sepolti in terra Campana, dove avevano trovato serenità ed asilo;
3. Come dichiarò lo stesso Metropolita con speranza ed entusiasmo, la
migrazione in quella ricca regione era avvenuta a causa dell’umanità
e dell’ospitalità dei suoi abitanti.
Dunque, l’Italia Meridionale e la Sicilia, con il loro principale centro
di accoglienza e di ospitalità a favore dei Profughi Greci Ortodossi,
la nobilissima città di Napoli accolse ed ospitò non solo rampolli
di famiglie Bizantine, come Demetrio Assanis Paleologo ed i suoi familiari,
non solo Metropoliti, come quello di Coroni Benedetto, ma anche altre personalità
che si distinsero come dotti (tra questi Michele Marullo Tarcaniota, come generali
(ad esempio Demetrio Lecca), come artisti (ad esempio Bellisario Corensio, Eustachio
Caruso), come commercianti (ad esempio Stavros Apsaras), ecc.
Nell’Italia Meridionale era pure conosciuta la famosa e numerosa famiglia
dei Melisseni o Melissourgi, dalla quale solamente tre membri di questi giocarono
un ruolo sia positivo che negativo per l’Ellenismo Ortodosso nel quadro
degli storici e nobilissimi luoghi di essa: Teodoro, persona seria, che era
governatore – amministratore della “Chiesa e Confraternità”,
ed aiutò essa ed i Greci; Macario, ex Metropolita di Monemvasia, fratello
di Teodoro, e Niceforo, figlio di Teodoro. Macario e Niceforo furono elementi
negativi che in gran parte danneggiarono la nostra fede ed il nostro Popolo
Ortodosso.
Malgrado la presenza nell’Italia Meridionale di tali eccelse personalità
non incontrammo fra loro, in rapporto con Venezia e più tardi con Trieste
e Livorno, una moltitudine di dotti e di commercianti di rilievo.
Al contrario, fuggirono verso questa ospitale eccellente regione della Penisola
Italiana centinaia e migliaia di Greci Ortodossi, combattenti ed eroi, i quali,
dal momento che trovarono calore e protezione da parte dei suoi generosi abitanti,
si premurarono di fondare prima di ogni altra cosa luoghi di culto, cioè
chiese, secondo la fede ed i costumi dei loro padri. Era nel loro ambiente desiderio
che queste chiese abbracciassero tutti i profughi, Ortodossi per fede e Greci
per lingua, conservando gli usi ed i costumi della loro amatissima patria.
L’attenta lettura delle “Concessioni Imperiali”, delle “Bolle
Pontificie”, dei “Decreti Regi” e dei “Documenti Ufficiali
Locali”, provarono chiaramente che la costruzione di una chiesa, p.e.
a Napoli, che era la Capitale ed il centro dei Profughi, la presenza di Tommaso
Assanis Paleologo e l’ospitalità concessagli, erano tra le principali
motivazioni che spinsero i Profughi Greci Ortodossi ad accorrere in Campania
con speranza ed ottimismo puntando, soprattutto, nella sua più importante
città, Napoli, ricca di attività commerciali e di fermenti spirituali,
in cui tuttora vigeva il primo benefico “Decreto” (30 agosto 1488)
di re Ferdinando. Infatti, questo luogo fu ritenuto l’unico dove ci fosse
la loro abitazione.
L’organizzazione dei primi profughi Greci Ortodossi in colonie o comunità
l’ideò e la realizzò Tommaso Assanis Paleologo. Egli non
solo edificò la prima Chiesa Greco-Ortodossa dei Santi Apostoli (poi
dedicata ai Santi Pietro e Paolo) nell’Europa cristiana, ma fondò
anche la prima “Associazione Filantropica dei Greci Ortodossi”,
composta da soli laici. Durante l’epoca dei Paleologi non c’erano
né in Campania, né nelle città della Puglia e della Calabria,
degli ecclesiastici Greci Ortodossi.
Prima della fondazione della Chiesa dei Santi Apostoli, Tommaso Assanis Paleologo,
godendo della benevolenza dei Re Aragonesi ed ottenendo la protezione del Papa,
riuscì ad acquistare una cappella che si trovava dentro la Basilica di
San Giovanni Maggiore, e portava il nome “Cappella della Panaghia Parthenos
di Costantinopoli”. In questa Cappella i primi Profughi Greci Ortodossi
parteciparono alla vita religiosa, quando non era ancora stata costruita la
prima Chiesa Greco Ortodossa dei Santi Apostoli.
Da tutti i Profughi Greci Ortodossi nell’Italia Meridionale e Sicilia,
la maggioranza erano i Coronei e poi seguivano i Metoni, quelli di Patrasso,
dell’Epiro, delle Isole Ionie, la cui presenza ed il cui zelo erano particolarmente
sentiti e vitali in seno questa mobilissima terra.
La loro assennata ed amichevole politica nei confronti degli Spagnoli romano-cattolici
fu ritenuta, durante questo periodo, necessaria e preziosa, in quanto l’amabile
positiva atmosfera creatasi fu per loro un forte mezzo ed una forza considerevole
che gli permise di accrescere economicamente e d’approvvigionarsi di titoli
ufficiali acquisendo pure delle posizioni-chiave nell’esercito, nella
cavalleria e nella marina degli Spagnoli. Essi intervennero e salvarono speciali
situazioni da seri pericoli, soprattutto, quando videro che diminuiva la forza
della “Protezione Reale”.
Il primo posto tra le illustri personalità dei profughi era tenuto dal
Metropolita di Coroni Benedetto, il quale interpretò i desideri di tutti
i Profughi Greci Ortodossi, fu il loro consigliere e la loro anima. Benedetto
riuscì a far visita a Papa Paolo III, inducendolo a mostrare particolare
interesse per la Chiesa dei profughi a Napoli, che, in realtà, si evidenziò
nella sua benefica “Bolla” del 29 giugno 1536.
Tra le illustri personalità sono da annoverare anche i seguenti nomi:
Belissario Corressio (Pittore), Ieronimo Compis (generale), Teodoro Melissinos
(di Costantinopoli), Antonio Stratigòs Paleologo, Paolo Stratigòs
Paleologo, Nicola Dragoleos (capo militare), Ioannis Protocomis, Matteo Paschalis,
Ioannis Rossetis, Paolo Diamantis, Pietro Diamantis, Stefano Cavalaris (di Patrasso),
Giorgio Grammatikos, Ioannis Kapinisis, Andrea Dragolèos, Antimos Protoconis
(Conte), Giorgio Chorafas (di Cefalonia), Stefano Ghikas (conte), Ioannis Emilios
(comandante di reggimento), Ioannis Poliatsios (colonnello), Nestor Androutsos
(Colonnello), Andrea Contostavlos (di Sparta), Andrea ed Angelo, fratelli albanesi
(capi militari della Cavalleria) ecc.
Per esempio, riguardo ai Greci Ortodossi di Napoli, il professore Ioannis Hassiotis
scrive: «Un gran numero di Greci che rimassero a Napoli e nel suo circondario
presero parte alla lotta contro i Turchi, nelle battaglie delle pianure Ungheresi,
negli sbarchi in Dalmazia, in Albania, in Epiro, in Peloponneso, in nord Africa,
nelle battaglie navali dell’Egeo e dell’Adriatico, nelle coste della
Caramania (Anatolia), di Tunisi, di Magorca, e, soprattutto, nella grande vittoria
navale della forza cristiana della famosissima battaglia navale di Lepanto (7
ottobre 1571)».
Celebri donne, che fornirono servizi degni di menzione furono le seguenti: Anna
Eudaimonoghianni, Regina Paleologo, Paolina Lascari, Elena e Cassandra Taroniti,
Basilici de Carlo, ecc. Le giuste e sacri lotte dei Greci Ortodossi, chierici
e laici, che combatterono e difesero assieme l’Ortodossia all’estero,
contribuirono, da principio, a fondare maestose Chiese ed istituire confraternite
e comunità per il loro bene spirituale, morale, sociale e culturale.
Hanno ancora aiutato, da un lato, il consolidamento del prestigio della Fede
Ortodossa e la conservazione dei costumi dei loro avi e, dall’altra, hanno
contribuito alla loro sociale e spirituale elevazione.
La prosperità, il progresso e l’attività dei Greci Ortodossi
nei diversi settori della vita sociale infastidirono non solo i latini ed i
chierici uniati, ma pure gli eredi di Tommaso Assanis Paleologo, i quali si
ribellarono con modi duri e minaccie, pretendendo amministrazione ed autorità.
Costituiscono testimonianza inconfutabile di questa realtà gli scritti
ufficiali locali, i Regi Decreti e le Bolle Papali, come pure le pesanti differenti
ammende che non solo fermarono l’intolleranza e l’odio dei chierici
latini, la superbia e la condotta antiortodossa e antiellenica degli eredi dei
Paleologi, ma anche la loro rivendicazione e la loro pretesa violenta ed inaccettabile.
È grande verità che lo Spirito Greco-Ortodosso non si sottomise;
non fu sconfitto, ma, al contrario, lottò con fede, pazienza, prudenza,
serietà, speranza ed ottenne per molti secoli la conservazione e la salvezza
di tante – moltissime – chiese ed altri enti morali ecclesiastici,
avendo come protettore e sostenitore il Patriarcato Ecumenico, il quale, come
vera e dolce Madre, abbracciò tutti i suoi figli che aveva allevato,
rinsaldato, protetto, aiutato nella epica lotta contro i Normanni e gli altri
nemici.
Precedentemente, abbiamo sottolineato l’infelice presenza dei Melisseni
o Melissurgi che, eccetto Teodoro che veniva annoverato tra “gli Ortodossi
puri”, non fu per nulla positivo. Il fratello di Teodoro, Macarios, già
Metropolita di Monemvasia, con la sua azione traditrice ricoprì una dignità
ecclesiastica dopo aver defezionato rivolgendosi alla Curia Romana con la promessa
che avrebbe preparato la sottomissione del Peloponneso Ortodosso e, in seguito,
di tutta la Grecia alla Santa Sede. Il nipote di Macarios, Nikiforos –
Niceforo, figlio di Teodoro, fu costretto ad abbandonare non solo Napoli, ma
anche l’Italia, a motivo dello scandalo “che scoppiò nella
comunità greca” di Napoli, per le terribili accuse d’incesto
della sorella formulate contro di lui”.
Sei motivi della vita e dell’attività dei Greci Ortodossi disturbarono
i loro nemici:
1- Il grande numero di Greci Ortodossi (circa 5 mila) che servivano in prestigiosi
posti di comando nell’esercito di re Ferdinando nell’anno 1487.
2- Il “Decreto” di privilegio concesso da Ferdinando il 30 agosto
1488, in base al quale gli Ortodossi potevano liberamente e senz’alcun
impedimento, celebrare i loro riti religiosi ed essere governati secondo le
leggi della propria patria.
3- La presenza del Metropolita Benedetto (?e??d??t??), giunto in Campania insieme
a molti Greci Ortodossi, provenienti da Coroni, Metoni, Patrasso, dall’Epiro
e dall’Eptaneso. Il Metropolita Benedetto, come già accennato,
si recò a Roma, dove fu accolto da Papa Paolo III nell’anno 1536.
Il Papa appena ebbe udito con attenzione ed interesse le giuste lamentele di
Benedetto, ordinò sia la libera celebrazione del culto Ortodosso e la
cessazione delle persecuzioni e delle dure misure, sia l’osservanza, da
parte dei Vescovi della città di Castellamare, Capri e Capua della “Bolla”
Papale di Leone X, pubblicata nel 1518.
4- Le piccole Cappelle, semplici e dimesse, furono trasformate in preziose chiese
di grande importanza.
5- L’organizzazione dei Greci Ortodossi in Confraternità (come
p.e. a Napoli), o comunità, in altre città e particolarmente il
loro riconoscimento da parte dell’autorità cittadine.
6- Il “Privilegio Regale”, vale a dire la “Protezione Regale”,
che acquistò la principale oasis spirituale dei Greci Ortodossi, la Chiesa
e la Confraternità dei SS. Pietro e Paolo dei Nazionali Greci.
Il Trattato di Verona del 22 luglio 1822, opera e risultato dei potenti della
Santa Alleanza; all’articolo numero due riporta quanto segue: “Le
parti interessato, che si riunirono, mentre ringraziamo calorosamente il Sommo
Pontefice le … da Egli poste perché fosse allontanata ogni fonte
non cattolica, sono per sua se di ciò cioè che, per soffocare
la nascita della libertà mal concepita, i popoli d’Italia si debbano
uniformare al dogma cattolico. A tal fine pregiamo Vostra Santità di
prendere tutte le misure necessarie e sufficienti per sradicare il seme dell’empietà.
La sparizione dell’Ortodossia era un fatto vero nell’Italia Meridionale.
Il secolo XVII segnò purtroppo la sottomissione dell’Ellenismo
al Trono Papale, dal momento che quest’ultimo lottò perché
esso perdesse subito sia il suo rapporto ecclesiastico che quello spirituale
con la Chiesa di Costantinopoli, come anche la sua identità religiosa
nazionale. Progressivamente, le sue chiese aderirono all’Uniatismo e particolarmente
con la fondazione del Collegio di Sant’Atanasio a Roma.
Questa situazione tendeva al cambiamento dell’animo ecclesiastico e confessionale
dei Greci Ortodossi, che negli anni seguenti appassì, si estraniò
dalla Chiesa di Costantinopoli, che era la sua radice spirituale ed ecclesiastica,
al punto che la Tradizione Ortodossa, i costumi patri, e gli usi, divennero
estranei per essi, e ciò poiché non esisteva più per essi
l’affetto e l’amore della loro Madre, cioè della Chiesa di
Costantinopoli, la quale era instabile in questo periodo, e di cui erano cari
ed amati figli.
Conseguentemente, ci si pone una domanda: quale fosse la composizione etnica
dei complessi delle Chiese locali di rito bizantino nell’Italia Meridionale,
ed in Sicilia, durante gli ultimi difficili secoli della loro sopravvivenza
e scomparsa.
La Constitutio pastorale di Papa Benedetto XIV (20.6.1742), che costituisce
il più significativo Documento del Trono Papale, relativamente con la
loro successiva comparsa ed esistenza, si riferisce agli “Italo-greci”,
oggi erroneamente detti “Italo-albanesi”.
Non è, quindi, possibile accettare le caratterizzazione dell’attuale
Elemento Greco-Ortodosso sopravvissuto come uniate, perché è stata
frammentata la verità storica ecclesiastica, ma non è possibile
oscurare la sua provenienza etnica ellenica, poiché ciò significherebbe
la sottomissione della verità storica agli scopi politici di diverse
tendenze.
È una chiara verità storica che il Trono Ecumenico spesso ha manifestato
la sua trepidazione pastorale per la soluzione di diversi problemi delle Chiese
locali d’Italia e di Sicilia, costituite dagli immigrati Ortodossi, i
quali, giungendo nel Sud Italia ed in Sicilia, sia come ellenofoni o come albanofoni
provenienti dal suolo albanese, dipendevano dalla giurisdizione ecclesiastica
del Patriarcato Ecumenico, il quale risultò benefattore e significativo
creatore del loro sviluppo spirituale e culturale.
Da un lato, la debolezza del Trono Ecumenico, dall’altra la particolare
situazione ecclesiastica di queste Chiese locali trasformatesi, le quali riconoscevano
la signoria papale, e di conseguenza l’ecclesiologia romano-cattolica,
tranne, tuttavia, da queste stesse, sebbene avessero molte caratteristiche comuni
con le chiese uniate dell’Oriente, che a loro volta erano il risultato
della propaganda latina del proselitismo papale, differivano in due fondamentali
principi, nell’origine greca e nella psicologia ortodossa.
Comunque, possiamo dire con sicurezza che gli immigrati Greci Ortodossi giunti
singolarmente o in gruppo, che in maggioranza assoluta erano ellenofoni, in
altri casi albanofoni, in ogni probabilità provenienti dal territorio
greco, custodirono elementi sufficienti della lingua e della tradizione, molti
di loro manifestarono riconoscenza nei confronti della Chiesa Apostolica di
Costantinopoli, che considerano primo motivo importante del loro progresso e
sviluppo sociale in terra straniera.
Ecclesiasticamente, questo Elemento Greco-Ortodosso, in seguito alle tragiche
circostanze cui fu sottoposto, che lo guidarono all’unione con il Trono
Papale, furono organizzate in due episcopati, il primo con sede nella città
di Lungro in Calabria, e il secondo nella città di Piana degli Albanesi,
che all’inizio si chiamava Piana dei Greci, nome conservato sino agli
inizi del XXo secolo. Caratteristica ed estremamente commovente è l’opinione
di un importante chierico teologo di questa provincia: “Non siamo latini
e siamo uniti con Roma. Siamo ortodossi e siamo separati da Costantinopoli”.
Nel Sud Italia ed in Sicilia, la Diaspora Ortodossa aveva nostalgia e ricercava,
in realtà, nuovamente le proprie radici ecclesiastiche ed i propri legami
con il Patriarcato Ecumenico, il cui splendore spirituale ed il prestigio ecumenico
era sempre desiderato, poiché ha allevato e curato sempre i suoi amati
e diletti figli ellenofoni ed albanofoni, i quali in tempi opportuni hanno annunciato
che sono, da una parte, ininterrotta continuità della Magna Grecia, d’altra
che la Chiesa di Costantinopoli è la loro Madre, da cui ricevettero cibo
salutare e luce vera per vincere le difficoltà della vita, ed affrontare
le ideologie eretiche, per custodire usi e costumi patri, la fede e la tradizione
dei loro padri.
LA CHIESA ORTODOSSA E L’UNIONE
EUROPEA
Sua Eminenza Reverendissima
Il Metropolita d’Italia e Malta ed Esarca per l’Europa Meridionale
GENNADIOS ZERVOS
Che cosa è l’Europa?
Chi è Europeo?
Pol Valery, parlando agli studenti di Zurigo afferma: “L’Europeo
non viene determinato né dalla tribù, né dalla lingua,
né dalla nazionalità, in quanto l’Europa è madre
terra di molte lingue, nazioni e tradizioni. Europeo, ha aggiunto, è
ogni persona che appartiene ad un popolo che ha accettato il Diritto Romano,
la cultura Greca e la Dottrina Cristiana.
Un filosofo Inglese, Cristofer Ntouson, afferma la stessa verità con
altre parole: “Se l’Europa deve la sua esistenza politica all’Impero
Romano, se deve la sua potenza e le direzioni della sua Cultura a quella (Cultura)
Greca, e se deve al Cristianesimo il suo essere, è difficile immaginare
se fosse possibile di esistesse una unica coscienza Europea con tutte le nazioni
e le tribù, con tutte le lingue e costumi, se non ci fosse stata la continua
presenza della Chiesa Cristiana?”. Diversi intellettuali credono che l’Unità
Europea sia un luogo politico-economico al cui … al Cristianesimo è
proibito giocare il suo importante ruolo.
In realtà, l’Unità Europea è la statura spirituale
del cristianesimo, in quanto i padri della Chiesa sono i primi fondamenti spirituali
e culturali di essa, e come insegnano: l’immagine di Dio nell’uomo
è Cristo e l’uomo “è fatto a immagine e somiglianza
di Dio” (Gen. 1,26), ove abbiamo da una parte il concetto di responsabilità
e dall’altra parte quello della fratellanza con tutti gli altri uomini.
È un prezioso messaggio cristiano che fonda l’Europa e che dall’Europa
può e deve essere esteso al mondo.
Molti ignorano che la Chiesa era una, unita, per mille anni ed ancora dopo lo
scisma l’Oriente Ortodosso presenta nel mondo meravigliose personalità,
di spiritualità Ortodossa e di cultura Greca, le quali hanno illuminato
l’Occidente con la loro prestigiosa cultura spirituale ed hanno veramente
contribuito alla rinascita ed al progresso dell’Europa.
Sappiamo molto bene che la Chiesa Cattolica Romana ha proclamato protettori
dell’Europa da una parte San Benedetto che è stato una eccellente
personalità monastica, del monachesimo occidentale, che è stato
riconosciuto come “? a???????a??? ????? t?? ????d?µ?µat??
t?? ???µ???? ????p??», e dall’altra i due fratelli missionari,
da Salonicco, i quali hanno seminato il seme di Fede Ortodossa in Europa e cosi
sono diventati diaconi ed apostoli della coscienza Europea.
Dalla storia ricordiamo che tanto l’Impero Bizantino, quanto il mondo
occidentale pensavano di realizzare un unico Stato Europeo, uno Stato Cristiano.
È verità indiscutibile che l’Oriente Ortodosso non ha potuto
allora avere un vivo ruolo per la costituzione della coscienza Europea come
comunità delle nazioni, delle lingue e delle tradizioni.
È certo che dopo lo Scisma, ma anche prima di esso, la differenza dogmatica
(Dottrinale) della Chiesa Cattolica Romana è stato il principale ostacolo
per dare questo importantissimo contributo alla causa europea. È assurdo
credere che la Chiesa Ortodossa si è staccata dopo lo Scisma dall’Europa
Occidentale.
È noto che molti Maestri Ortodossi di Cultura Greca sono arrivati in
Occidente, ed ancora “L’Ellinomàthia” aveva meraviglioso
valore per l’istruzione degli studenti nei licei e nelle Università.
I libri di insegnamento nelle scuole fino al dodicesimo secolo erano tradotti
dal Bizantino. Purtroppo, l’Ortodossia non ha potuto contribuire alla
formazione dell’Europa Occidentale a causa della propaganda negativa e
la superstizione religiosa che presentava l’uomo in questa situazione:
l’uomo da un lato ammirava l’antica civiltà – cultura
Greca e dall’altro negava con offesa quella di Bisanzio.
Se noi, i cristiani, fossimo uniti in un secolo difficile come il nostro, se
potessimo ritornare alle fonti comuni, vivere la verità del I millennio,
credere più a Dio Cristo, nostro Salvatore e Signore, ma non solo alla
tecnologia, all’economia ed alla politica, soltanto allora potremmo essere
gli edificatori della Coscienza Europea, della quale senza il sigillo cristiano
è impossibile comprendere la storia, la cultura, l’arte, e, in
verità, l’essenza dell’Europa.
Che cosa è, pero, l’Europa per la Chiesa Ortodossa? Qual è
il ruolo di Essa per l’Europa?
Ha, senz’altro, una missione speciale per il nostro continente.
Per la Chiesa Ortodossa, l’Unione Europea non è soltanto una collaborazione
politica – economica di diversi Stati, neanche una comunità di
diversi Stati con finalità politico-economiche.
Se l’Europa fosse stata così, l’Oriente Ortodosso non avrebbe
avuto motivi e ragioni per seguire e proteggere questa finalità, perché
dobbiamo sottolineare con chiarezza che la Chiesa Ortodossa non fa politica.
Per la Chiesa Ortodossa, l’Europa è la Statura (a??st?µa)
spirituale del Cristianesimo, in quanto tanto l’eredità Romana,
quanto la civiltà Greca sono state accettate (incorporate in sé)
e sono state insegnate durante il Medioevo ed i Tempi Moderni. Ecco l’importanza
dell’ruolo della Chiesa Ortodossa: Difendere e proteggere l’Unione
Europea non è una azione politica, ma un impegno doveroso, un dovere
spirituale; un dovere di protezione del luogo e del modo di vita; come entità
spirituale.
Per la riuscita della sua finalità, la precedenza consiste nella protezione
e la conservazione dell’identità spirituale di ogni popolo ed il
suo rispetto.
Zak Ntelor ha affermato: “Se per avere l”Unione Europea dobbiamo
fare sparire (?d??p??s?pe?a) l’identità delle sue nazioni, allora
l’Unione cesserà di essere Europea”. Dall’altra parte
il Presidente Francese a Berlino affermava così per una Europa: “Tutti
I popoli conserveranno la potenza e la loro identità”. (??µa
27.6.00).
Il celebre storico di Bisanzio Ser Steven Runciman scrive: “I Greci hanno
un’eredità, di cui possono sentirsi fieri. Un eredità che
non si deve perdere nell’alteyarsi della situazioni materiali”.
I Grendi Padri della Chiesa hanno salvato alcune cose, delle più belle
che avevano, il pensiero greco e lo spirito greco antico e le hanno consegnate
alla chiesa fino ai nostri giorni”.
Essi che hanno salvato questa preziosissima eredità spirituale, culturale
e sociale sono un vero, e possiamo dire, unico modello per la protezione ed
il consolidamento dell’uomo, ed ancora un meraviglioso contributo per
la sua serenità, per la sua pace, per la sua forza morale, indispensabili
per la sua vita.
Perciò la Chiesa Ortodossa, grazie a questo suo inestimabile tesoro di
spiritualità e cultura che conserva fin’ ad oggi, deve evangelizzare
il suo popolo, non rimanga un semplice spetutore dell’edificazione della
nuova vita dell’Europa, ma contribuisca anch’essa alla sua apertura
verso le altre nazioni, sostenere la pluralità, l’annullamento
del razzismo, della xenofobia e la violenza sotto qualsiasi forma”.
Un altro movimento che è necessario compiere è la Chiesa Ortodossa
verso l’Unione Europea; presentare la sua Fede Ortodossa, cioè
la sua fedeltà alla Tradizione ed alla dottrina dei Padri e dei Concili
Ecumenici, la sua cultura sociale ed ascetica, la sua solidarietà verso
il prossimo, il suo rispetto verso il ideato, la comunione delle persone, le
sue virtù teologali; Fede, Speranza ed Amore, ai suoi eccellenti concetti
sul pentimento, sulla morte, sulla risurezzione e sul Regno di Dio.
La Chiesa Ortodossa con il suo tesoro di spiritualità e di cultura sociale
può fermare la secolarizzazione che esiste nel mondo e danneggiare da
per tutto. È necessario mettere un fondamento. Per il suo nuovo cammino,
in cui si troveranno nuove nazioni, come anche nuovi membri con tanti altri
paesi candidati.
Infatti, il suo progresso morale, culturale e sociale dipende da questo potente
fondamento che può svegliare le coscienze e portare i migliori frutti
all’Unione Europea. I suoi membri, tramite esso, riusciranno ad evere
fede, amore e speranza, per realizzare un futuro, degno e potente, svolto per
il miglioramento ed iniziative interessanti dell’uomo e della società,
con azioni ed iniziative interessanti. Perciò dobbiamo lottare per rendere
l’uomo onesto, prospero, utile e felice, glorificando il suo Signore e
creatore Dio.
Il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I ha detto in un suo discorso
che questi nostri pericolosi tempi, come anche i nostri sommi interessi ci chiamano
alla concordia, alla tolleranza reciproca, al perdono, alla riconciliazione,
alla liberazioni delle minacce, anzi buon successo ai fini ideali che sono sopra
di ogni personale sufficienza.
La nostra Comunità dei Popoli dell’Europa Il Patriarcato Ecumenico
di Costantinopoli sosteneva sempre la pacifica ed armoniosa convivenza di tutti
gli uomini e di tutti i Popoli, indipendentemente dalla lingua e dalla cultura,
religione ed ideologia politica, perché, come abbiamo già affermato
nelle precedenti pagine, l’uomo porta in sé stesso l’icona
di Dio e siamo, come dice il Patriarca Bartolomeo (Discorso durante il Pranzo
offerto dll’Ambasciatore dell’Unione Europea in Bulgaria, Eccel.
Demetrio Kurkula) omousios ed omotimos.
È noto come i popoli ora si trovano verso l’Europa Orientale sono
in maggioranza Ortodossi.
La loro entrata nell’Unione Europea è una tappa storica; è
un avvenimento storico d grandissima importanza, in quanto i popoli vengono
richiamati da una parte a vivere nuove realtà ed esperienze e dall’altra
lasciare costumi e tradizioni locali. Per la riuscita di questa nuova realtà.
…… i popoli dovranno fare molti sacrifici: accettare nuove realtà
e respingere vecchie situazioni; aggiungere nuove cose e lasciare vecchie tradizioni.
I popoli debbono consolidare tra di loro la reciproca comprensione, la pacifica
collaborazione e la sincera riconciliazione per convivere fraternamente senza
guerra e contrasti pericolosi, senza fanatismo ed oddio, senza rivoluzioni e
distruzioni popolari. La democrazia, il rispetto dei diritti e…mani di
tutti i cittadini e soprattutto delle minoranze nazionali e religiose devono
dominare in questi popoli che si preparano per diventare membri dell’Unione
Europea.
D’altro canto, soltanto con l’entrata dei popoli dell’Europa
Orientale nell’Unione Europea, abbiamo con la loro viva partecipazione
la vera pienezza della Famiglia Europea.
Questa preziosa integrazione dei Popoli Ortodossi come vivi partecipanti nella
vita Europea possono senza dubbio formare la nuova sociale e spirituale realtà
dell’Europa.
Per questa nuova strada, per questo nuovo percorso dell’Europa, la Chiesa
Ortodossa ricorda alcuni valori, indispensabili per il buon successo che porterà
la prosperità, la pace, la fratellanza, la felicità. Sono i seguenti:
la potenza, l’armonia, la Concordia, il soccorso e la cooperazione tra
di essi.
Vivendo tutti i popoli dell’Unione Europea sotto queste condizioni, è
possibile condividere i loro carissimi spirituali e scambiare i loro ricchi
doni, così l’uno offrire all’altro nella pace e nella fratellanza,
e l’altro ricevere con gratitudine ed ammirazione, ambedue progressivamente
andando verso la vera Unione di tutti.