L’Acathistos
D1:
Santità, cosa è per Lei l’Acathisto?
R1: E’ uno degli inni più
belli e più usati della Chiesa Ortodossa, che commuove profondamente
l’anima d’ogni fedele. Nei Sacri Monasteri è letto quotidianamente
durante l’Ufficio della Compieta e la maggior parte dei monaci e molti
laici devoti lo conoscono a memoria e lo recitano mentalmente in ogni circostanza
di gioia o di tristezza. Ha principalmente un carattere dossologico ed esprime
fortemente i sentimenti di ammirazione, rispetto, devozione, speranza, sicurezza
ed amore d’ogni anima verso la Tuttasanta Madre di Dio.
Ciò che l’Inno Acathisto è per ogni fedele ortodosso è
quindi anche per noi personalmente. Non ha un carattere limitato nel tempo.
E’ vero che - secondo la tradizione - fu scritto o cantato durante una
veglia in un concreto momento storico, come ringraziamento del popolo di Costantinopoli
ritto in piedi (non seduto, perciò anche il suo nome ‘’a-cathisto’’),
per la salvezza della Città - allora regnante - dall’invasione
dei nemici, ma il cuore devoto del fedele sente che vale in ogni circostanza
di personale o più generale difficoltà o gioia, ed è usato
quotidianamente con il senso di una profondissima attualità. Ciò
perché, per l’anima del fedele che ha fiducia all’aiuto della
Tuttasanta Madre di Dio, non ha importanza la congiuntura storica, per la quale
fu scritto l’inno, ma il sentimento e la fede all’aiuto che al fedele
proviene dalla Semprevergine Maria e la sicurezza che, come allora, anche adesso
e sempre lo stesso aiuto sarà dato a quanti la invocano. Addirittura,
nell’ultimo tropario dell’Acathisto, certamente i fedeli pregano
la Tuttasanta: ‘’libera tutti da ogni disgrazia’’, e
così si manifesta chiaramente il suo carattere diacronico per i fedeli.
D2: Da dove parte, da dove prende le mosse l’Inno Acathisto?
R2: L’Acathisto
fa parte della categoria di inni chiamati ‘’Kontakia’’.
E’ composto, come è noto, da ventiquattro unità che si chiamano
‘’Oikoi’’ (Stanze), con acrostico alfabetico. Metà
di loro - i dispari secondo la numerazione - cominciano con una esposizione
poetica, che descrive un avvenimento, ed è seguita da sei entusiastiche
salutazioni alla Tuttasanta Madre di Dio, piene di ammirazione e dossologia
a lei, e finiscono con l’esclamazione dossologica? ‘’Gioisci,
sposa non sposata!’’.
L’altra metà - i pari secondo la numerazione - sono composti di
un tropario che finisce con il dossologico ‘’alleluia!’’.
Ogni Oikos (Stanza) riceve motivo da un episodio della vita della Tuttasanta
Madre di Dio o anche, qualche volta, da Gesù Cristo da lei generato,
o da altri personaggi relativi, per esaltare la sua partecipazione o di Gesù
Cristo in tale episodio e l’importanza di esso per la salvezza dell’uomo.
Punto di partenza è l’Annunciazione della Madre di Dio da parte
dell’Arcangelo. Segue lo stupore e il dialogo della Tuttasanta con lui,
il concepimento dell’embrione, per opera dello Spirito Santo, nel suo
ventre, la sua visita ad Elisabetta, il dubbio di Giuseppe, l’adorazione
dei pastori, la visita dei magi, l’offerta dei doni e la lode da parte
loro alla Vergine Madre, la loro fuga da Erode, la caduta degli idoli e il saluto
alla Madre di Dio da parte dei redenti dall’inganno dell’idolatria,
la consegna del bambino Gesù nelle braccia di Simeone, la rinascita del
mondo tramite Gesù, l’ammirazione dei fedeli per lo svuotamento
(kenosis) di Dio Verbo e per la sua incarnazione, la meraviglia degli angeli
per questo evento, l’ammutolire dei sapienti davanti al miracolo, la venuta
nel mondo secondo il suo volere - degna di lode - di Dio Verbo in forma umana,
il canto alla Madre di Dio come baluardo delle vergini, la debolezza dell’uomo
nel glorificare dovutamente il Dio-Uomo per il suo dono a lui, l’appellativo
inneggiante alla Vergine Maria come fiaccola che dà luce, la venuta di
Cristo verso i lontani dalla sua Grazia per la remissione dei loro debiti e
per ricoprirli nuovamente dall’increata Grazia Divina, e - in fine - il
canto dossologico della Tuttasanta Madre di Dio e la supplica a lei: ‘’libera
tutti da ogni disgrazia’’.
D3: Dopo l’Annunciazione, con quale sguardo e attraverso quali immagini e formule poetiche sono ripercorsi nell’inno i fatti del Natale e alcuni episodi dei primi mesi della divina maternità di Maria?
R3: L’Oikos (Stanza) 7 ci introduce all’evento
compiuto della Nascita di Cristo nella grotta di Betlemme, testimoniato dall’inno
degli angeli che ha stupito i pastori. I pastori, secondo l’innografo,
pensando in modo umano, accorsero a vedere il Dio Incarnato come un Pastore
maestoso, ma - secondo il compositore dell’Acathisto - invece di pastore
‘’lo vedono come agnello immacolato pascolato nel seno di Maria’’,
che inneggiano con queste parole: ‘’Gioisci, Madre dell’agnello
e del pastore’’, ‘’Gioisci, perché i cieli si
rallegrano insieme alla terra’’ (inteso: per il suo parto), ‘’Gioisci,
per mezzo tuo è stato spogliato l’ade’’, ecc.
Le Stanze 8 e 9 si riferiscono al cammino dei magi sotto la guida della stella
e all’offerta da parte loro dei doni regali al Verbo di Dio che ha assunto
la forma di servo. L’innografo mette sulle labbra dei magi parole di grande
ammirazione verso la Madre di Dio, come: ‘’Gioisci, Madre della
stella che non tramonta’’, ‘’Gioisci, tu che ci hai
salvato dalla religione barbarica’’, ‘’Gioisci, tu che
hai fatto cessare l’adorazione del fuoco’’, e altri simili.
E nell’Oikos (Stanza) 10 dice che i magi, ‘’lasciando Erode
vaniloquente’’, sono tornati a Babilonia e lì hanno predicato
Cristo.
D4: Una delle espressioni più belle, per esprimere il mistero di carità dell’Incarnazione, secondo me è questa: ‘’Essendo Dio, era nostro Pastore, ma volle apparire tra noi come agnello; Con l’umano attraeva gli umani’’. Cosa vuol dire che l’esperienza cristiana, la fede, è donata grazie ad un’attrattiva, un’attrazione destata dall’umanità di Gesù Cristo?
R4: Sul tema della domanda, osserviamo che davvero esistono
nell’Acathisto due riferimenti in merito. Il primo si trova nell’Oikos
(Stanza) 14 e dice come segue: ‘’Per questo l’altissimo Dio
si è manifestato sulla terra come umile uomo, volendo trarre in alto
coloro che a lui gridano: alleluia!’’. Il secondo si trova nell’Oikos
(Stanza) 18 e ha così: ‘’Volendo salvare il mondo, colui
che tutto il creato ha disposto, è venuto secondo il suo volere, ed essendo
come Dio nostro pastore, per noi si è manifestato uomo come noi. Come
simile infatti chiamò a sè il proprio simile e come Dio si sente
dire: alleluia!’’.
Crediamo che il compositore dell’Acathisto, avendo davanti a sè
la Tradizione ortodossa, esprima con queste parole la fede che il Dio Verbo
si è incarnato e si è fatto uomo per ricondurre l’umanità
a Dio, poiché l’uomo con le proprie forze non era in grado di ristabilire
con Dio la relazione esistente prima della caduta. Non crediamo che si riferisca
ad una attrazione sentimentale dell’uomo, provocata dall’elemento
umano di Gesù Cristo. Esprime piuttosto una realtà ontologica,
cioè che il Dio-Uomo Gesù, ricevendo l’elemento umano, guarisce
ogni sua imperfezione, lo fa rinascere, diventare un nuovo Adamo, e chiunque
si unisce a lui si restaura, si libera cioè dalla corruzione ereditaria,
che proviene dal peccato originale, e passa ‘’dalla morte alla vita’’,
liberandosi dalla morte, la principale conseguenza della corruzione ereditaria,
alla quale sono sottomessi tutti gli uomini dopo l’interruzione della
loro vivificante relazione con Dio, a causa della disobbedienza della coppia
dei progenitori.
E’ significativo che nell’Oikos (Stanza) 14 l’innogafo ci
chiami a elevarci dalle cose mondane a quelle celesti, perché per questo
motivo Dio è sceso sulla terra: per attirare, cioè trascinare
i credenti a Lui, verso la sua altezza, non semplicemente per attirarli a sè,
con una grazia che risveglia la sua presenza attrattiva sulla terra, con la
conseguenza di donare - a quanti lo vogliano - la fede e l’esperienza
della vita spirituale.
Anche nell’Oikos (Stanza) 18 l’innografo sottolinea che Dio, secondo
il suo volere, è venuto sulla terra come uomo, ‘’volendo
salvare il mondo’’, facendo il suo invito tramite il Dio-Uomo simile
agli uomini, che è in grado di compiere quanto i semplici uomini con
potevano ottenere. Certamente quelli che amano Cristo trovano nella sua persona
una dolcezza e bellezza molto attraente, ma noi crediamo che l’innografo
- conformandosi anche alla sua epoca, molto amante delle discussioni dogmatiche
- esprime verità dottrinarie e non sentimentalismi.
D5: Nel Natale, il Mistero che fa tutte le cose diventa un bambino, inerme come tutti i bambini. Gesù bambino ha bisogno di Maria e di Giuseppe. Con quali cenni è descritto, nell’Acathisto, il racconto della fuga in Egitto?
R5: La fuga in Egitto non è raccontata subito
e per esteso nell’Acathisto. Nell’Oikos (Stanza) 11 si ricorda che
Cristo ha fatto risplendere in Egitto la luce della verità, e quelli
che tramite il Salvatore furono liberati dagli idoli gridavano alla Madre di
Dio, poiché partecipe della Divina Economia, varie salutazioni piene
di ammirazione e lode. La maggior parte di queste salutazioni si riferiscono
ad eventi della storia del popolo ebraico relativa all’Egitto, che simboleggiano
o prefigurano il contributo della Madre di Dio alla Divina Economia. Così,
il ‘’Gioisci, mare che hai sommerso il faraone spirituale’’,
si riferisce al passaggio degli Ebrei nel Mar Rosso e all’affondare degli
Egiziani che li inseguivano. Quell'evento si ritiene che simboleggi la Madre
di Dio perché - come canta un tropario - ‘’il mare dopo il
passaggio d’Israele è rimasto impercorribile; l’Immacolata,
dopo il parto dell’Emanuele, è rimasta incorrotta’’.
Il ‘’Gioisci, pietra che hai abbeverato quanti hanno sete della
vita’’, si riferisce alla pietra dalla quale nel deserto scaturì
per gli Ebrei acqua vivificante, grazie alla preghiera di Mosè, e anche
alla parola del Signore alla Samaritana, di possedere l’acqua viva. Come
dalla pietra scaturì acqua vivificante, così dalla Vergine è
venuto Cristo, come altra acqua viva e vivificante. Il ‘’Gioisci,
colonna ardente che giuda quanti sono nelle tenebre’’, e il ‘’Gioisci,
protezione del mondo, più ampia della nube’’, paragonano
la Tuttasanta con la colonna ardente e alla nuvola che guidavano gli Ebrei nel
deserto, come riportato nel Libro dell’Esodo (Es 13,21). Infine, il ‘’Gioisci,
cibo succeduto alla manna’’, e il ‘’Gioisci, terra promessa
dalla quale scorre miele e latte ’’, si riferiscono ai notti fatti
dell’Antico Testamento.
In questo modo, molti episodi della storia del popolo eletto prefigurano, secondo
il compositore dell’Acathisto e come anche secondo altri grandi poeti
di Bisanzio, la successiva azione della Tuttasanta Madre di Dio.
D6: Davanti al prodigioso e inaudito evento del Natale, dell’Incarnazione, e davanti al mistero della maternità divina di Maria,l’Inno Acathisto descrive due atteggiamenti, due reazioni diverse. Da una parte ci sono i pastori, gli angeli, i magi. Dall’altra quelli che vengono definiti come ‘’oratori’’ o ‘’sofisti’’. In cosa sono differenti?
R6: I pastori, gli angeli, i magi ed in genere i fedeli
ammirano e accettano l’evento della Divina Economia e glorificano per
questo Dio e la sua cooperatrice Tuttasanta Madre di Dio. I sapienti del mondo
- che vogliono sottomettere le azioni di Dio al razionalismo umano - non sono
in grado di ammirare e di affidarsi; vogliono spiegare e capire gli eventi della
Divina Economia, che però superano la conoscenza dei sapienti, anche
se illuminano molto la mente dei fedeli (Oikos-Stanza 3).
Noi allora, i fedeli, ‘’ammirando il mistero dell’incarnazione
di Dio, fedelmente gridiamo ’’ (Oikos-Stanza 17): ‘’Gioisci,
tu che mostri privi di sapienza i filosofi; gioisci, perché sono divenuti
stolti i sottili ragionatori ’’. Quanto non comprende la mente gli
è reso vicino dalla fede ‘’sostanza di chi ha speranza ’’,
che prova cose che non si vedono e assicura il cuore della loro esistenza ontologica
e non fantastica.
D7: L’inaudito evento della nascita di Gesù Cristo, attraverso la divina maternità di Maria, è l’inimmaginabile soccorso alla condizione umana decaduta dopo il peccato originale. Come viene espressa, nell’Acathisto, l’opera di Maria in questa dinamica della redenzione?
R7: Infatti, la sublime filantropia di Dio ha scelto
un modo di salvezza che non poteva essere previsto dalla mente dell’uomo,
abituato a pensare Dio nella sua magnificenza. Lo svuotamento (kenosis) di Dio,
la sua manifestazione come uomo, era impensabile (e per tanti lo è ancor
oggi). Ancor di più inconcepibile era ed è il suo concepimento
nel ventre di una donna, e proprio l’esistenza di una donna degna di ricevere
dentro il proprio corpo la divinità e di diventare Madre di Dio incarnato.
Questa accettazione costituiva - e per molti costituisce - scandalo o stoltezza.
La logica umana riferisce a Dio le qualità che immagina possieda o debba
possedere l’uomo forte; di conseguenza, non l’umiltà, lo
svuotamento (kenosis), l’amore fino al sacrificio di sè.
Malgrado ciò, l’inaspettabile - anche se profetizzato - è
avvenuto. Da una parte, si è trovata una donna di tanta purezza perché
fosse degna di ingravidare, partorire e far crescere il Dio-Uomo Gesù
Cristo; dall’altra, Dio ha svuotato se stesso dalla gloria della sua magnificenza
e si è manifestato sulla terra come ‘’umile uomo ’’.
Questo evento riempie di ammirazione e di stupore l’autore dell’Acathisto,
che perciò in tutto l’inno esprime la sua infinita ammirazione
sia verso Dio, sia verso la Tuttasanta Madre di Dio, con ottime e magnifiche
espressioni poetiche, come: ‘’Gioisci, degli infedeli incerto ascolto;
gioisci, dei fedeli indubbio vanto ’’. ‘’Gioisci, tu
che riporti ad unità gli opposti; gioisci, tu che hai unito verginità
e maternità ’’, ‘’Gioisci, tu per cui fu sciolta
la trasgressione; gioisci, tu per cui è aperto il paradiso ’’.
Con queste frasi la salvezza non è attribuita alla Vergine Maria, ma
si inneggia la sua partecipazione ad essa, per benevolenza di Dio. Si inneggia
che Dio, il quale vuole salvare l’uomo, ha cercato - e nella persona della
Madre di Dio ha trovato - l’illimitata e immediata collaborazione dell’uomo.
Dopo la corruzione della stirpe umana a causa del peccato dei progenitori, Dio
si incarna nel nuovo uomo, il Dio-Uomo Gesù, l’estraneo alla corruzione,
e chiama tutti a incorporarsi a Gesù Cristo per partecipare dell’incorruttibilità
e dell’eternità della sua vita e verità. E questa incarnazione
avviene tramite una donna. Davvero grande e magnifico è il disegno di
Dio e la partecipazione della Tuttasanta in questo, che si canta con l’Acathisto.
D8: Tra gli effetti del mistero di salvezza, ci sono l’annientamento di Satana, lo spogliamento dell’inferno, la liberazione degli uomini dagli idoli crudeli. Come è cantata nell’Acathisto la partecipazione di Maria, madre di Dio, a quest’opera di liberazione?
R8: Sono moltissimi i riferimenti dell’Acathisto al contributo della Semprevergine Maria all’opera salvifica di Gesù Cristo e non è possibile di riportarli tutti. Già dal primo Oikos (Stanza) l’innografo si rivolge dossologicamente e lodevolmente alla Madre di Dio con il ‘’Gioisci, attraverso la quale risplenderà la gioia; gioisci, attraverso la quale cesserà la maledizione ’’, messo in bocca all’Angelo. Gli altri appellativi della Madre di Dio, che riempiono tutto l’Inno Acathisto, sono bei modi poetici di presentare la partecipazione della Tuttasanta al mistero della salvezza. Così la Tuttasanta è chiamata: cattedra del Re, rinnovazione del creato, genitrice del Creatore, stella che mostra il sole, altezza difficile da salire ai pensieri umani, abisso difficilmente visibile anche agli occhi degli angeli, iniziata degli arcani progetti, preludio dei miracoli di Cristo, scala celeste tramite cui è sceso Dio, ponte che traghetta al cielo chi sta sulla terra, colei che ha partorito ineffabilmente la luce, colei che ha coltivato il coltivatore amico degli uomini, colei che ha germogliato l’abbondanza delle misericordie, soave incenso di intercessione, benevolenza di Dio verso i mortali, madre dell’agnello e del pastore, tramite per cui fu spogliato l’ade e siamo stati rivestiti di gloria, colei che ha spento la fornace dell’inganno, colei che ha scacciato dal potere il tiranno disumano, la liberatrice dalla religione barbara, la restaurazione degli uomini, la caduta dei demoni, colei che ha partorito la guida degli ingannati, la genitrice del liberatore dei prigionieri, il perdono di tanti colpevoli, la terra del Dio incontenibile, la porta del venerabile mistero per cui è stata sciolta la trasgressione, il tramite per cui è stato aperto il paradiso, la chiave del regno di Cristo, vaso della sapienza di Dio, colei che trae fuori dagli abissi dell’ignoranza, nave di chi vuole salvarsi, principio della riformazione spirituale, colei che ha abolito il corruttore delle menti, raggio del sole spirituale, porta della salvezza, datrice della bontà divina, bagno che lava la coscienza, colei che deterge la sporcizia del peccato, tenda di Dio e Verbo, tesoro inesauribile di vita, inconcussa torre della Chiesa, santa più grande dei santi.
D9: Nell’Acathisto confluiscono in insuperabile forma poetica tutte le grandi verità sulla Madonna riconosciute dai Concili di Efeso e di Calcedonia. Come è espressa, nell’Acathisto, la predilezione del Mistero divino verso la bellezza verginale di Maria?
R9: La verginità della Madre di Dio, come profondissima,
esistenziale, senza fini e totale dedica del suo amore per Dio, come situazione
spirituale durante la quale la mente e il suo cuore non sono rivolti verso un
altro essere terreno, è continuamente cantata nell’Inno Acathisto.
Caratteristiche sono espressioni come: fiore dell’incorruttibilità,
corona della continenza, splendore della vita degli angeli, luogo del Dio incontenibile,
santissimo cocchio dei cherubini, colei che ha unito verginità e maternità,
baluardo delle vergini, colonna della verginità, talamo di nozze senza
seme, buona educatrice, santa Vergine, aroma del profumo di Cristo, vita di
mistica ebbrezza; e - culmine - il ritornello continuamente ripetuto: ‘’Sposa
non sposata!’’.
Nonostante tutto e in tanti altri modi si esprime la predilezione di Dio per
la dedizione verginale della Tuttasanta nei confronti di Dio; in una strofa
addirittura si dice che il Signore che ha dimorato nel suo ventre, tutto tenendo
congiunto, la ‘’ha santificato e glorificato ’’; e in
un’altra, che il creatore del cielo e della terra l’ha plasmato,
la Tutta-pura, dimorando nel suo utero.
D10: La Chiesa Cattolica ricorda quest’anno i centocinquanta anni dalla proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione. Come è celebrata nella tradizione cristiana orientale e bizantina la Concezione di Maria e la sua santità piena e immacolata?
R10: La Chiesa Cattolica si trovò nel bisogno
di istituire un dogma nuovo per la cristianità, circa mille e ottocento
anni dopo la presenza del Cristianesimo, perché ha accetto una percezione
del peccato originale - per noi Ortodossi, errata - come trasmissione di una
sporcizia morale, o di una responsabilità giuridica ai discendenti di
Adamo, al posto di quella corretta - secondo la Fede ortodossa - di una trasmissione
in eredità della corruzione provocata dall’allontanamento dell’uomo
dalla Grazia increata di Dio che lo vivifica spiritualmente e fisicamente. L’uomo
plasmato a immagine di Dio, con possibilità e destino di somigliare a
Dio, scegliendo liberamente l’amore verso di Lui e l’osservanza
dei suoi comandamenti, ha la possibilità - anche dopo la caduta di Adamo
ed Eva - di diventare secondo intenzione amico di Dio; allora Dio lo santifica,
come ha santificato tanti dei progenitori prima di Cristo, anche se il compimento
del loro riscatto dalla corruzione, cioè la loro salvezza, è stata
compiuta dopo l’incarnazione di Cristo e tramite Lui.
Di conseguenza, la Tuttasanta Madre di Dio Maria non fu concepita - secondo
la Fede ortodossa - esente dalla corruzione del peccato originale, ma ha amato
sopra di ogni cosa Dio e ha osservato i suoi comandamenti, e così fu
santificata da Dio per mezzo di Gesù Cristo che da lei si è incarnato,
cui obbediva come una dei fedeli e cui si rivolgeva con fiducia di Madre. La
sua santità e la sua purezza non fu ostacolata a causa della corruzione,
anche a lei trasmessa dal peccato originale, perché appunto in Cristo
è rinata come tutti i santi, santificata più di ogni santo.
Il suo ristabilimento alla condizione anteriore alla caduta, non è necessario
che sia avvenuto al momento del suo concepimento; crediamo che sia avvenuto
dopo, come conseguenza della sua volontà e del progredire in lei dell’azione
dell’increata Grazia Divina con la visita durante il concepimento del
Signore dello Spirito Santo, che l’ha pulita da ogni macchia.
Il peccato originale pesa sui discendenti di Adamo e di Eva come corruzione,
come detto, e non come responsabilità legale o macchia morale. Il peccato
ha portato la corruzione ereditaria e non una responsabilità giuridica
ereditaria o una macchia morale ereditaria. Di conseguenza la Tuttasanta fu
partecipe della corruzione ereditaria, come tutti gli uomini, ma con il suo
amore verso Dio e la sua purezza - intesa come una dedizione imperturbabile
e senza esitazioni del suo amore per Dio solo - è riuscita, con la grazia
di Dio, a santificarsi in Cristo e a farsi degna di diventare abitazione di
Dio, come vuole Dio che diventiamo tutti noi esseri umani. Perciò anche
nella Chiesa Ortodossa onoriamo la Tuttasanta Madre di Dio al di sopra di tutti
i santi, sebbene non accettiamo il nuovo dogma della sua Immacolata Concezione.
La negazione dell’accettazione di questo dogma non sminuisce affatto il
nostro amore e il nostro rispetto nei confronti della Tuttasanta Madre di Dio.
INTERVISTA DI SUA SANTITA’
IL PATRIARCA ECUMENICO BARTOLOMEO
AL PERIODICO 30 GIORNI